Il suicidio assistito di una licenza dal buon potenziale
Scritto e illustrato da Takashi Okazaki, Afro Samurai è un peculiare manga che unisce gli stilemi del Giappone feudale con elementi della cultura hip hop, una ricetta stravagante che tuttavia, grazie alla trama fascinosa e matura, si è ritagliata il suo spazio nel cuore di molti appassionati.
Buona parte del successo è legata all'anime del 2007 firmato dallo studio Gonzo, dove il protagonista, un samurai afroamericano con i capelli a la Jimy Hendrix, viene doppiato nientemeno che dal celebre attore Samuel L. Jackson. Tutta la storia, intrisa di sangue, vendetta e perversione, ruota attorno al possesso di due fasce leggendarie, la Numero 1 e la Numero 2. Chi detiene la prima assurge a vera e propria divinità e può essere sfidato solo da chi indossa la seconda, mentre quest'ultimo può essere affrontato da chiunque lo desideri, condannandolo a una vita maledetta e di eterna battaglia. Nel 2009, dall'opera di Okazaki, Bandai Namco ha tradotto su PlayStation 3 e Xbox 360 un discreto hack n' slash in cel shading, che pur peccando sotto il profilo della ripetitività, si presentava comunque godibile grazie al comparto tecnico affascinante e al sostrato narrativo solido. A sei anni dal debutto videoludico, la licenza è finita in mano al team americano dei Redacted Studios, che con un budget assai limitato ha tentato di riportare sullo schermo orrori e introspezioni del manga giapponese. Il risultato, possiamo già anticiparvelo, è un seppuku (il suicidio rituale giapponese) in piena regola.twittalo! Se soffrite di dipendenza videoludica, Afro Samurai 2: Revenge of Kuma può aiutarvi a superarla
Doppia T come terremoto e tragedia
La trama di Afro Samurai 2: Revenge of Kuma segue il plot narrativo dell'opera originale e mette il giocatore nei panni di Jinno, un orfano che accusa Afro Samurai di essere il responsabile del massacro in cui hanno perso la vita tutti i suoi compagni. Sopraffatto dal dolore, Jinno tenta il suicidio lanciandosi da una scogliera mentre abbraccia il corpo martoriato della sorellina Otsuru, ma viene salvato dal clan degli "Empty Seven" e trasformato in Kuma, una sorta di cyborg con una improbabile quanto gigantesca maschera da orso, rielaborata attorno a quella del pupazzo preferito dalla sorella.
Tornato in forze e colmo di rabbia, Jinno pianifica la sua vendetta contro Afro Samurai lanciandosi in una spietata caccia all'uomo, che si protrae oltre il finale del manga originale. Le basi per una trama coinvolgente ci sono dunque tutte, ciò nonostante l'opera di sistematica distruzione compiuta da Redacted Studios si palesa anche nel comparto narrativo. Nelle due ore necessarie per portare a completamento il gioco, circa la metà del tempo la si impiega ad ascoltare deliranti e insulsi monologhi, in uno slang infarcito di turpiloquio la cui interpretazione è resa difficoltosa non solo dalla totale assenza di sottotitoli, ma anche da inconcepibili errori audio, tra repentini cambi di volume, voci che si sovrappongono e frasi sospirate ripetute sino allo sfinimento. Il progresso è accompagnato da un vociare talmente petulante che abbasserete il volume pur di non ascoltare l'ennesimo sproloquio. Se ciò non bastasse, le cutscene sviluppate col motore del gioco sono talmente ridicole che risulterebbe meno imbarazzante esser colti a guardare video per adulti su internet. Tralasciando il discorso tecnico, che affronteremo nel prossimo paragrafo, ciò che spiazza è la demenza dei dialoghi e l'uso della regia, che indugia con inquadrature inappropriate anche per gli standard dei filmini alle feste di compleanno. Tra le sequenze più emblematiche vi sono l'entrata in scena di un carro lanciafiamme, inquadrato per mezz'ora mentre fa manovra, e l'intera battaglia contro il boss Two Hammers, la più ridicola che ci sia mai capitata di affrontare. L'unica cosa che si salva a supporto del "racconto" sono alcune tavole disegnate a mano, davvero ben realizzate. Se la storia è una completa catastrofe, il gameplay è un vero e proprio insulto al concetto di videogioco. Afro Samurai 2: Revenge of Kuma offre combattimenti, scalate, Quick Time Event e sezioni da Endless Run sviluppate una peggio dell'altra, in un festival dell'orrido che ha ben pochi rivali in quest'ultima decade videoludica. Il nostro personaggio è dotato di tre stili di combattimento differenti, ovvero Afro, Kuma e Master, ciascuno con la propria specificità: col primo possiamo deviare proiettili e spezzare le difese dei nemici più coriacei, il secondo permette di entrare in modalità "rage", mentre col terzo, più acrobatico, si carica una Fatality in grado di uccidere più nemici con un singolo colpo rotante. Ogni stile è caratterizzato da un albero delle abilità assolutamente senza senso, i cui punti vengono guadagnati a frotte senza sapere come e perché. In men che non si dica è possibile completare i rami delle singole abilità, con un disavanzo di decine e decine di punti che continueranno comunque ad accumularsi. Per sbloccare l'ultimo slot di ciascuno stile sarà invece necessario attendere l'uscita del Volume 2, dato che siamo innanzi al primo capitolo di una ipotetica trilogia. Per vincere i combattimenti è sufficiente premere come forsennati il pulsante quadrato e qualche volta il triangolo per deviare i colpi dei nemici, la cui intelligenza artificiale è paragonabile a quella di un verme solitario. Per quanto ci si impegni a indirizzare i colpi, Kuma comincia a volteggiare a casaccio per tutto lo schermo regalando crisi epilettiche al giocatore, impegnato anche a coordinarsi con l'ignobile posizionamento della telecamera. L'hitbox è pessimo e la sensazione di menar fendenti impalpabile, anche quando si avviano le ridicole esecuzioni con smembramenti. All'osceno sistema di combattimento si accompagnano agghiaccianti scalate sulle pareti, quick time event completamente disequilibrati e fasi da Endless Run talmente malfatte che il personaggio a volte risulta più veloce dell'inquadratura stessa, rimanendo sospeso a mezz'aria in attesa che la telecamera "riagganci" la sequenza. Semplicemente orribile. È problematica persino la World Map per la selezione degli stage e al di là della campagna non c'è nulla che spinga a riprendere in mano il pad, nemmeno un set di collezionabili. Afro Samurai 2: Revenge of Kuma - Volume 1 - Il trailer di lancioL come lago di sangue
Ricordate l'affascinante grafica in cel shading del capitolo originale sviluppato da Namco Bandai? Ecco, dimenticatela, perché Afro Samurai 2: Revenge of Kuma dal punto di vista tecnico non vale un centesimo del lavoro svolto dal team giapponese.
È così brutto e buggato che vi chiederete se sulla vostra PlayStation 4 sia partito per errore un emulatore mal programmato di PlayStation 2. Le texture sono orribili, l'aliasing ingloba qualunque superficie, le compenetrazioni poligonali sono all'ordine del giorno e il level design è pessimo, dato che gli stage sono tutti composti da striminziti corridoi con pareti invisibili ed elementi dello scenario che spariscono all'improvviso. Nonostante i suddetti difetti, l'aspetto peggiore del titolo è il frame rate, così zoppicante che vi verrà il mal di testa a forza di scatti e rallentamenti continui, che accentuano ancor di più le animazioni goffe e legnose dei personaggi. Un motore grafico così poco ottimizzato ancora non si era visto su console di nuova generazione, e ci si chiede francamente come un titolo del genere abbia fatto a superare il controllo qualità di Sony e Microsoft. È uno scempio che raggiunge in scioltezza anche i dieci fotogrammi al secondo, mettendo in scena uno spettacolo davvero deprimente. L'unica cosa che si salva è la colonna sonora hip hop tradotta dalla serie animata, mentre gli effetti sonori sono dozzinali e scadenti come l'intera impalcatura del progetto.Pro
- Dura solo due ore
- Colonna sonora
Contro
- Il vociare continuo è una tortura
- Hanno ucciso il concetto di fluidità
- Aspetto grafico datato
- Problemi tecnici di ogni genere
- Gameplay orribile