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A cosa servono realmente i vivai italiani, se in campo giocano sempre più stranieri?

Creato il 31 agosto 2014 da Giannig77

Ieri avevo scritto una breve nota su facebook ma che aveva suscitato reazioni e creato una sana discussione. Notavo che tra Roma e Fiorentina, secondo anticipo del campionato di serie A, in campo su 22 giocatori solo 4 erano italiani (e tutti nella squadra capitolina). Ne nasceva una riflessione a caldo, un interrogativo subito da me posto, cioè se sia normale e credibile, al di là dei discorsi di facciata, scrivere, parlare, auspicare ancora un rinnovamento del calcio italiano che parta dalla valorizzazione dei vivai, cosa in teoria scontata e naturale in qualsiasi campionato professionistico, fosse anche il più quotato e il più ricco. Perché quello è il senso di coltivare un settore giovanile: vedere poi raccolti i frutti, che significa nella fattispecie che in prima squadra vadano a finire di volta in volta i più meritevoli. Ma da noi, rare eccezioni a parte (almeno l’anno scorso sono emersi a buon livello sin da subito il polivalente difensore della Roma Romagnoli, classe ’95, già esordiente un anno prima, e il portiere dell’Udinese, migliore nel suo ruolo al Mondiale Under 17, Scuffett). Poco, davvero troppo poco, quasi nulla, questo è il quadro desolante, preludio a un’angosciante spedizione azzurra ai Mondiali. Qualcosa bolle in pentola? Direi proprio di no, a parte gli inutili proclami che da più parti negli ultimi anni, ci siamo quasi stancati di ascoltare. Parole al vento, eppure giustissime, quelle di tanti addetti ai lavori (memorabile l’invettiva di Fabio Caressa contro l’inutilizzo dei giovani e lo scarso coraggio dei nostri tecnici nel lanciarli). Da appassionato di calcio giovanile, e da giornalista che ne segue i campionati a vari livelli, oltre che le competizioni internazionali, mi rifiuto di credere si tratti di una questione di mera qualità tecnica media che scarseggia nei nostri calciatori. Eppure qualcosa deve esserci, qualche intoppo nella crescita, mancanza di personalità, timore nelle giocate, perché magari al primo errore l’allenatore ti castiga rispedendoti in Primavera. Faccio esempi concreti, non riferendomi a qualcuno in particolare….

Lorenzo Tassi, talento precoce dell'Inter che rischia di perdersi a Prato in Lega Pro

Lorenzo Tassi, talento precoce dell’Inter che rischia di perdersi a Prato in Lega Pro

Però quante volte negli anni, spesso proprio dalle pagine virtuali di questo blog, mi è piaciuto segnalare questo o quel giocatore. E non erano nomi buttati a caso, ma gente che spesso e volentieri facevano la differenza nei loro rispettivi campionati. Va beh, un nome lo butto: Lorenzo Tassi, classe ’95, quindi appena maggiorenne, eppure esordiente nel Brescia a poco più di 15 anni prima di passare, con soldi tonanti, all’Inter. Paragoni ingombranti a parte, paura di bruciarlo, eccessiva tutela, inserimento graduale come giusto che sia.. fatto sta che in prima squadra nei restanti 3 anni e mezzo successivi non si è mai visto, fino all’approdo quest’anno nella società satellite del Prato, lega Pro unica. Chiaro, deve dimostrare sul campo il suo valore, i crediti accumulati nelle giovanili sono terminati ma… una gavetta così lunga implica che difficilmente arriverà in tempi brevi in serie A, se ci arriverà, perché le mie statistiche al riguardo sono impietose. Diventi più facilmente un giocatore “di categoria”,  a meno che non sia palese che tu in campo faccia la differenza a quei livelli. Ma qui spesso ci si scontra pure con le logiche di classifica, di punteggi in campionato, e quindi l’allenatore di una squadra che voglia puntare alla promozione spesso si affida su nomi rodati per la categoria. Troppa carne al fuoco, mi direte, non se ne esce più fuori. Ma allora, e qui sono volutamente provocatorio… a questo punto a che servono i vivai? Se nemmeno in condizioni disagiatissime le nostre squadre decidono di affidarsi ai loro migliori prodotti, pescando piuttosto un nome sconosciuto all’estero, come farà il livello del nostro calcio, della nostra Nazionale, a tornare competitivo? I vivai diventano solo una spesa di fatto, servono a creare “posti di lavoro”, nel senso che un 1% di questi forse vivranno da professionisti del pallone.

Buon esordio del fantasista Coman ieri nella Juve: ma allora i giovani stranieri sono più pronti dei nostri?

Buon esordio del fantasista Coman ieri nella Juve: ma allora i giovani stranieri sono più pronti dei nostri?

Ieri abbiamo visto in campo dal primo minuto, lanciato da Allegri nella Juventus, la punta Coman, classe ’96, prelevato dal Paris St Germain, indubbiamente bravo. Perché ai nostri non vengono date queste opportunità? Quando vengono aggregati alle prime squadre, i nostri giovani vengono realmente considerati al pari degli altri o servono solo a far numero nelle partitelle? Si pongono male agli occhi dei loro allenatori? Si comportano ancora “da bambini”? Non credo sinceramente. Eppure manca sempre qualcosa, e nel frattempo da anni ci si dibatte su come far rifiorire il calcio italiano, fermo nelle sabbie mobili ma col serio, concreto rischio di sprofondare completamente


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