Fondazione Prada dedica una mostra antologica all’artista Gianni Piacentino (Torino, 1945), a cura di Germano Celant.
Il percorso espositivo, ospitato nei due livelli del Podium, riunisce
più di 90 lavori ed esplora la carriera dell’artista seguendo un ordine
anticronologico, dalle opere più recenti realizzate nel 2015 fino ai
lavori datati 1965.
La ricerca di Piacentino si avvia in un contesto culturale e
artistico caratterizzato da un crescente distacco dal soggettivismo che
aveva animato l’Action Painting e l’Informale e dallo sviluppo di un
nuovo linguaggio visivo tra l’attenzione all’immaginario popolare e
consumistico e l’apprezzamento per forme geometriche e primarie. Il suo
lavoro non s’inscrive però in nessuna delle due tendenze allora
dominanti – Pop art e Minimal art – ma opera, secondo la lettura inedita
di questa mostra, una sintesi tra le due.
Alla ricerca di un punto d’incontro tra le due correnti, Piacentino
trova una risposta nel mondo della velocità e dei mezzi di trasporto
come l’automobile, la moto e l’aereo, prodotti della cultura popolare
che, pur non appartenendo all’arte pura, sono la testimonianza di
un’estetica industriale. In tale senso l’artista si avvicina alle
fantasie aerodinamiche di molti artisti californiani: da Billy Al
Bengston a Craig Kauffman, da John Mc Cracken a John Goode. Come spiega
Germano Celant: “È in questo clima storico di oscillazione tra arte e
design, tra artigianato e industria, tra utile e inutile, tra unicità e
serie, che si colloca il contributo di Piacentino, le cui alterità e
unicità risiedono proprio nella dialettica tra le due polarità. Sin dal
1966 le sue sculture approdano a un risultato trascendente l’oggetto
funzionale, sebbene quest’ultimo rimanga riconoscibile come possibile
entità industriale e dalle caratteristiche decorative, perché derivate
da una cultura intrisa di scienza applicata, di esperienza artigianale,
di precisione meccanica e di processi strumentali di alta ingegneria”.
Come afferma Gianni Piacentino, “al centro del mio lavoro c’è sempre
la rilevanza del controllo tecnico e matematico. Non mi lascio sedurre
dal rimosso e dalle pulsioni”. Una coerenza dimostrata dall’attrazione
per la disciplina costruttiva che comporta sia eleganza e perfezione,
sia la predilezione per un controllo assoluto delle proprietà fisiche e
cromatiche dei materiali.
Durante il suo percorso artistico, Piacentino si è posto alla guida
del processo creativo seguendo, come nel settore del design, tutte le
fasi inscritte in uno schema di produzione industriale. Come sostiene
Germano Celant, la sua avventura artistica ed estetica rappresenta
“un’uscita assoluta dall’imperfezione, dall’istantaneità e dalla
casualità del fare arte, per accedere a un universo di perfezione,
calcolo e concentrazione, così da poter competere, sul piano del sublime
e dell’assoluto, con un veicolo da corsa o da volo”.
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