Approfittando dell’uscita di questa settimana del dvd con Panorama, e dell’uscita in generale del dvd, oggi recensisco questo interessantissimo film di Cronenberg, presentato al 68esimo Festival di Venezia, quello appena passato. Ispirato da un lavoro teatrale e da un omonimo romanzo (Un metodo molto pericoloso, John Kerr). David Cronenberg, uno dei grandi autori contemporanei, ci porta molto lontano rispetto a dove ci ha abituati, shockandoci in genere con le sue pellicole caratterizzate da mix eterogenei di corpi e/o da una buona quantità di violenza. Questo film è stato e sarà a sua volta un controshock per i fan della sua filmografia classica, a parte per chi riuscirà con calma a trovare il nesso che collega tutto ciò, ovvero quello delle malattie della psiche, solo che là si esaltavano nel loro forte impatto visivo, mentre qui se ne scoprono le cause.
Tra le stupende Zurigo e Vienna dei primi del Novecento è ambientata la storia dei contrasti, praticamente a vita o quasi, tra Carl Jung (Michael Fassbender) e Sigmund Freud (Viggo Mortensen), mediati dall’ex paziente Sabina Spielrein (Keira Knightley), che arriverà a influenzare le teorie di entrambi e proprio per questo viene posta nella locandina proprio al centro, come a fondersi tra gli altri due. Per chi è terrorizzato dalla classica paura del film già visto, niente da temere: A Dangerous Method è lontanissimo da Prendimi l’anima di Faenza perché non è solo la storia della passione amorosa di Jung e la Spielrein ma molto di più, ovvero la storia di un conflitto di persone e idee.
Esclusa la bellezza e l’armonia dei titoli con i dettagli di un carteggio scritto in corsivo a penna, la scena iniziale del film per molti è quasi più shockante e insopportabile di un pezzo di carne maciullata: la bellezza di una donna, e soprattutto dell’attrice Keira, deformata e deturpata da un malessere fino a quel momento sconosciuto che la costringe a contorcere la bocca e il corpo mentre cerca di spiegare al dottor Jung cos’è che le ha scovolto e ancora le sconvolge l’esistenza. Per la serie le recensioni molto polemiche (tanto oramai il tag l’ho aggiunto) ho scoperto in giro per il web che certi fan è meglio perderli che trovarli, poiché alcuni ammiratori di Keira Knightley l’hanno incredibilmente disprezzata e “ripudiata” dopo questa interpretazione.
Keira Knightley nel ruolo di Sabina Spielrein
Trovo invece che ha dimostrato coraggio e intelligenza in questa scomoda parte. La Spielrein infatti ha iniziato la sua sessualità all’insegna della conoscenza del dolore come primo e unico piacere, ed è la prima a essere guarita da Jung proprio grazie al metodo di Freud. Comincia da questa buona riuscita, oltre che la base per la storia tra Jung e la ex-paziente, il vero e proprio rapporto tra Jung e Freud, caratterizzato da una grande ammirazione del primo per le intuizioni del secondo. Un’ammirazione che molto presto si trasformerà in invidia e volontà di superamento a tutti i costi del proprio maestro, creando una crisi praticamente irreparabile tra i due. Freud infatti continuerà a percorrere la strada del razionalismo e della realtà contingente, escluse ovviamente le cedevolezze senili verso la cosiddetta pulsione di morte, che sembrerebbero essere influenzate proprio dalla Spielrein dato che è una concezione che aveva sempre rifiutato nella sua vita. La Spielrein infatti, nel corso del tempo, si laurea e diventa anch’essa studiosa e allieva di Freud. Interessantissima la scena delle cosiddette “fatine” che non intende essere offensiva nei confronti di Jung, anzi si tratta semplicemente di un avviso del fatto che, chi apre la mente a possibilità trascendentali di qualsiasi tipo, è come se aprisse una vera e proprio diga: chi crede a qualcosa come coincidenze astrali e mistiche negli scricchiolii del legno può anche credere a qualsiasi cosa a quel punto, pure alle fatine…
Le famose scene dello scandalo: in tv si vedono atti masochistico-esibizionistici molto simili tutti i giorni, in confronto questi due sono i puffi, oltre che due esaltati ridicoli
Passiamo ora alle famose scene sadomasochistiche, che si vedono anche nel trailer: a prescindere dalla realtà o meno dei fatti, io credo che vogliano semplicemente significare che la teoria e la passione di Jung non è che aiutassero poi così tanto la ragazza a uscire dalla spirale del dolore… Alla fine le teorie di lei, basate sul wagnerismo, parlano proprio di compenetrazione tra morte e vita, di dolore e piacere uniti: la storia dell’amore e dell’atto sessuale che uccidono la personalità individuale conducendo a una specie di morte sembrerebbe una nemmeno troppo velata maniera per sublimare il sadomasochismo, più che risolverlo e guarirlo (in merito a questo argomento dell’amore malato vi linko un interessante post: La sottile linea che divide il piacere dal dolore). E non è che le teorie misticheggianti di Jung aiutassero a demolire tutta questa ossessione e attrazione verso la morte e il dolore (non a caso i due sdraiati in barca sembra quasi che siano in una bara), anzi il misticismo apre la porta a tutto ciò annichilendo l’importanza della realtà corporale e fisica, la cui accettazione è davvero un inizio per guarire da molte e molte cose.
Le famose scene del ripudio dei fan nei confronti di Keira Knightley
La Spielrein sembra abbastanza rinsavita con la gravidanza e la maturità, lui un po' meno
Tralasciando questioni psichiche e idelogiche di vario tipo e tornando al lato specificamente filmico, le interpretazioni attoriali sono eccellenti, in particolare quella di Viggo Mortensen/Freud, soprattutto se riuscite a godervela anche un minimo in lingua originale nel suo perfetto inglese con accento tedesco. Molto simpatica la breve interpretazione di Vincent Cassel nel ruolo di Otto Gross, fuori classe antimonogamo per eccellenza. La fotografia è molto ricercata ben fatta, stupende le inquadrature di Freud che cammina a Vienna nei giardini del palazzo Belvedere, che possiamo ammirare durante l’ottimo montaggio che accompagna gli ultimi carteggi tra Jung e Freud, di cui tratta in particolar modo la seconda parte della pellicola. Ottime e determinate le musiche di Howard Shore, autore della colonna sonora del Signore degli Anelli e di moltissimi altri film.
Viggo Mortensen nel ruolo di Freud
Che dire di più? Continua così Cronenberg: “esperimento” riuscito.
Voto finale: