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A day in the life

Creato il 30 maggio 2011 da Pim

A day in the life A Day in the life, che conclude Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (album uscito quarantaquattro anni fa, il 1 giugno 1967), è il capolavoro della coppia Lennon–McCartney. Mette in risalto le doti compositive del primo, più attento all’attualità, alla sperimentazione, e il lirismo incline alla malinconia del secondo. Costituisce inoltre un esempio inedito per nuovi sviluppi della forma-canzone che, di lì a poco, sarebbero diventati una moda. Registrato a partire dal gennaio 1967, il brano si struttura come un sogno ad occhi aperti fatto nelle prime ore del mattino, quando siamo ancora nel dormiveglia e cerchiamo di tornare alla dimensione protettiva del sonno. Procede per libere associazioni, immagini slegate, nuclei narrativi giustapposti, articolandosi intorno ad una struttura circolare.

I read the news today, oh boy / About a lucky man who made the grade / And though the news was rather sad / Well I just had to laugh I saw the photograph. / He blew his mind out in a car / He didn't notice that the lights had changed / A crowd of people stood and stared / They'd seen his face before / Nobody was really sure If he was from the House of Lords. / I saw a film today, oh boy / The English Army had just won the war / A crowd of people turned away / But I just had to look / Having read the book. / I'd love to turn you on...

La prima sezione, scritta e cantata da John, prende spunto dalla morte in un incidente stradale dell’amico Tara Browne, erede della famiglia Guinness, figlio di un importante membro della Camera dei Lord. L'accenno al riso (well i just had to laugh) si spiega come un effetto di straniamento, provocato dal fatto che i media avevano dato scarsissimo risalto alla notizia. I versi successivi (I saw a film today, oh boy...) riprendono l’esperienza di John come attore in How I won the war, satira antimilitarista diretta l’anno precedente da Richard Lester. Il ritornello, inserito a completamento, fece cadere la scure della censura sulla canzone in molti Paesi. I'd love to turn you on suona infatti come “vorrei eccitarti”, oppure "sarei felice di farti sballare", alludendo al consumo di droga. È un’evidente provocazione, giocata sull’ambiguità dell’espressione, e i Beatles erano probabilmente consapevoli di compiere un’operazione azzardata.

Woke up, fell out of bed / Dragged a comb across my head. / Found my way downstairs and drank a cup / And looking up I noticed I was late. / Found my coat and grabbed my hat / Made the bus in seconds flat / Found my way upstairs and had a smoke / Somebody spoke and I went into a dream.

La sezione centrale, composta e cantata da Paul, si rifà a ricordi adolescenziali, quando si affrettava verso l’autobus diretto a scuola sul quale, fumando una sigaretta senza filtro, s’immergeva per un po' nei pensieri. L’ultima parte, che segna il ritorno di John, è la più enigmatica.

I read the news today, oh boy / Four thousand holes in Blackburn, Lancashire / And though the holes were rather small / They had to count them all / Now they know how many holes / It takes to fill the Albert Hall. / I'd love to turn you on...

I malpensanti interpretarono four thousand holes in Blackburn, Lancashire come un riferimento all’eroina. Si tratta invece di un raffinato gioco di parole, un limerick, a partire da un trafiletto del Daily Mail, che riassume bene tutto il gusto di Lennon per il nonsense.

La musica è pensata per accompagnare i repentini cambi d’umore e i salti logici dei protagonisti. George Martin realizzò un arrangiamento particolarmente elaborato che prevedeva un’orchestra sinfonica di quarantuno elementi ed effetti acustici innovativi per i tempi (sia pure utilizzando un semplice registratore a quattro piste). Per il crescendo finale, quasi una sensazione di galleggiamento, Martin non diede ai musicisti una partitura scritta, si limitò ad assegnare le note più alte e quelle più basse da suonare: fra le une e le altre, ciascuno avrebbe dovuto improvvisare. Il risultato fu, come disse John, “un suono che partiva dal nulla e che arrivava alla fine del mondo”. A chiudere il brano (e l’album) come un sarcofago, un accordo in sol suonato da tre pianoforti. Tocco conclusivo, una nota da 20000 Hz che solo i cani sono in grado di percepire.

(Prima pubblicazione: 1 giugno 2007)


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