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A Delhi non si respira più. Il collega del NYT se ne va sbattendo la porta
Creato il 28 maggio 2015 da MariagraziacoggiolaIl collega del New York Times, Gardiner Harris, lascia Delhi sbattendo la porta.
Si lamenta per l'inquinamento atmosferico e per il traffico che secondo lui stanno mettendo a repentaglio la salute dei suoi figli. Ecco il suo pezzo d'addio.
Anche se dice che non ce l'ha con l'India, il suo è un pesante 'j'accuse'. Ma se Delhi è ormai invivibile ed è diventata una camera a gas, la colpa non è solo di chi sta nei palazzi del potere. E' anche di chi ci vive in queste condizioni, Non si fa altro che chiudere gli occhi davanti alla povera Yamuna ridotta a una fogna, alle strade perennemente intasate, ai rifiuti in strada e agli infiniti lavori in corso che sollevano tonnellate di polvere.
In questi 12 anni che vivo qui, l'unica soluzione da tutti auspicata è stata quella coprire i canali puzzolenti, allargare le strade per facilitare la circolazione (dei ricchi) e aumentare di un piano le case (anche quello per i ricchi). E di fare dei centri commerciali dove uno potesse immaginare di essere a Londra.
Nessuno pensa invece a ridurre il numero di auto e camion, come da tempo vado scrivendo su questo blog. A disincentivare il traffico privato. Oppure a piantare alberi. A fare isole pedonali. O anche solo a parlarne. Invece si continua a comprare macchine sempre più grandi e purificatori d'aria. Come se tutto quello che c'è fuori dalla nostra auto o casa non ci interessa.
Io arrivo dal Piemonte, che quando io ero bambina, era una delle regioni più inquinate d'Italia o forse anche d'Europa. Se ben ricordo si circolava a targhe alterne. C'era l'atrazina nell'acqua. Gli incidenti stradali erano la prima causa di morte. A 300 metri da casa mia, a Chivasso, l'impianto di verniciatura della Lancia scaricava veleni giorno e notte.
Insomma io, come anche penso Gardiner, non arrivo da un eden incontaminato, ma da posti che hanno visto la rivoluzione industriale, e che forse erano più zozzi che Delhi.
Io qui ci ho allevato mia figlia. Non so come sono i suoi polmoni e non so nemmeno come sono i miei che vado in moto, in bici e talvolta anche ostinatamente a piedi. Perché voglio dare l'esempio che si possono cambiare le cose, se lo si vuole tutti insieme. Anche noi stranieri. Anche se non è casa nostra. E' il nostro pianeta.
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