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A dieci anni dal corralito: quando l’Argentina si svegliò in bancarotta

Creato il 01 dicembre 2011 da Eldorado

A dieci anni dal corralito: quando l’Argentina si svegliò in bancarottaDieci anni fa l’intera Argentina ascoltava attonita il messaggio televisivo di Domingo Cavallo, l’allora ministro dell’Economia, in cui annunciava la misura del corralito. Il nome di per sè diceva poco, ma nella pratica significava un drastico giro di vite per gli argentini. Per tre mesi i risparmiatori avrebbero potuto ritirare dalle banche solo 250 dollari la settimana, congelando praticamente i risparmi per dare opportunità agli istituti di credito e allo Stato di rifinanziare il debito estero. Inoltre, sarebbero stati vietati i depositi su conti esteri e le transazioni commerciali in denaro contante: il 3 dicembre 2001 la misura divenne decreto della Repubblica. Le stesse banche dovevano fare i conti con le proibizioni imposte dalla Stato, come il divieto di operare con pesos, il congelamento dei tassi di interesse, il veto a riscuotere commissioni per operazioni con il pubblico. La reazione degli argentini fu da subito di panico. Eppure, la crisi dell’Argentina veniva da lontano.

Cavallo, di Córdoba e figlio di piemontesi, era già stato Ministro dell’Economia con Menem dal 1991 al 1996, dove aveva promosso la discussa Ley de Convertibilidad, che equiparava il peso argentino al dollaro statunitense. La misura riuscì in un primo momento a frenare la iper inflazione che l’Argentina trascinava da anni. In poco tempo, però, il modello auspicato da Cavallo produsse una forte concentrazione di capitale nei gruppi finanziari. I soldi cominciarono a scarseggiare e lo Stato, guardandosi attorno, si rese conto di non avere più aziende pubbliche da sacrificare. Non c’era maniera, insomma, di rosicare qualche spicciolo. Silurato dal posto di ministro, Cavallo venne però richiamato nel 2001 da De La Rúa per dirimere la questione del buco da 7350 milioni di dollari lasciato da Menem nelle finanze pubbliche. Cavallo decise di risolvere il deficit fiscale ed il debito estero provando differenti metodologie di salvataggio, prima con el ¨Plan de competitividad¨ e quindi, di fronte all’ostracismo delle banche, rifugiandosi nel programma ¨Deficit cero¨, che prevedeva un massiccio piano di licenziamenti di lavoratori della pubblica amministrazione. Durante il mese di novembre del 2001, di fronte ad una crisi che non profilava nessuna via d’uscita, i risparmiatori iniziarono a prelevare i loro risparmi dalle banche, privando gli istituti di credito della liquidità necessaria per operare. A fine mese, la cifra totale dei ritiri raggiunse i 67.000 milioni di dollari. Il primo dicembre, Cavallo annunciò il corralito, che passa a decreto due giorni dopo. Mentre gli argentini scendevano in piazza a protestare, il Fondo monetario internazionale pensò bene di affondare definitivamente l’Argentina, congelando il prestito di 1260 milioni di dollari che sarebbe servito per riattivare l’economia. Armati di pentole (los cacerolazos), gli abitanti di Buenos Aires presero praticamente d’assedio la Casa Rosada, chiedendo d’immediato le dimissioni di Cavallo ed il ritorno alla normalità delle transazioni bancarie. Il governo di De La Rúa cercò dapprima un intendimento con l’opposizione attraverso la mediazione della Chiesa cattolica e, poi, tornato sui suoi passi dovette assistere alla recrudescenza delle manifestazioni di piazza. Il 19 dicembre la protesta si trasformò in battaglia campale. Buenos Aires divenne terreno di scontro tra la polizia ed i manifestanti che saccheggiavano negozi e supermercati, appiccavano fuoco agli istituti di credito.

A dieci anni dal corralito: quando l’Argentina si svegliò in bancarotta
Il presidente De La Rúa decretò con poco successo lo stato d’assedio: la casa dello stesso Domingo Cavallo venne presa di mira, mentre la contestazione si propagava a tutte le principali città dell’Argentina. La giornata seguente una manifestazione spontanea si congregò in Plaza di Mayo, aumentando di numero di ora in ora, raccogliendo operai, impiegati, piqueteros, studenti, disoccupati, pensionati, casalinghe. Il ripudio alla politica economica del governo e gli scontri che in quella giornata avevano registrato 39 morti in tutta l’Argentina costrinsero infine prima Cavallo e poi De La Rúa alle dimissioni.  

Il 23 dicembre assunse la presidenza Adolfo Rodríguez Saá, un avvocato con il pallino della politica, che annunciò immediatamente che l’Argentina avrebbe sospeso il pagamento del debito estero e, con demagogia incosciente, che avrebbe conseguito la creazione di un milione di posti di lavoro. Manco a dirlo, Rodríguez Saá durò appena una settimana. Il 2 gennaio 2002 toccò a Eduardo Duhalde prendersi la responsabilità di risolvere la crisi. Per riuscire nell’impresa chiamò ad accompagnarlo Roberto Lavagna, un economista pragmatico che, ripudiate le misure draconiane provate da Cavallo, rimise l’Argentina in carreggiata, stabilendo anche le basi del boom kirchnerista.

Le ferite di quei giorni sono però indelebili: la Ley de Convertibilidad prima, il corralito dopo riuscirono nella difficile impresa di portare l’Argentina alla bancarotta, portandosi con sè buona parte della produttività del paese, oltre a due milioni di persone ridotte all’indigenza e alla dissoluzione della classe media: il 57% della popolazione argentina si dichiarava povera. Scontri e proteste proseguirono lungo tutto il 2002, raggiungendo l’apice nel giugno, con la strage di Avellaneda, dove la polizia uccise deliberatamente due piqueteros e ferì almeno altri trenta manifestanti.

A dieci anni dal corralito: quando l’Argentina si svegliò in bancarotta
Il principale protagonista del corralito, Domingo Cavallo, invece non ha risentito troppo delle sue malefatte. Ha sempre rinnegato di aver avuto qualche colpa, ma di aver fatto il possibile per arginare una situazione critica che veniva da lontano. Ancora oggi continua a dare conferenze, soprattutto negli Stati Uniti. Nell’anno accademico 2003-2004 ha insegnato come professore invitato alla scuola di economia dell’università di Harvard ed è consulente del Gruppo dei Trenta. Se avete bisogno di consigli economici, potete passare per la sua pagina:  http://www.cavallo.com.ar/

 Unica avvertenza: attenzione a prenderli troppo sul serio, il rischio è quello di scatenare un corralito nell’economia famigliare e di ritrovarvi in mutande.


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