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A Don Carlo- autore Sara

Creato il 03 dicembre 2015 da Michele Orefice @morefice73

A chi lo urlo tutto il mio dolere?

A chi lo racconto? Solo tu lo potresti capire, il vuoto che lasci nella mia vita e nella nostra famiglia. Tu, secondo padre, nonno adottivo dei miei figli. Tu..

Tu che con il tuo modo elegante e  distinto ti presentavi alla porta, appoggiavi il cappotto scuro in entrata e poi come un famigliare, ti sedevi con noi e mangiavi… a volte finivi anche il resto dai piatti dei miei bambini..perche´ tu avevi visto la fame che i tedeschi avevano patito dopo la seconda guerra mondiale.

Sedevi sul divano e ti interessavi delle vicende scolastiche dei bambini, leggevi loro una favola oppure cantavi qualche canzone. E la tua presenza riempiva la stanza di calore.

E poi sono venuti i battesimi di Annamaria e Beatrice e poi la comunione di Sofia e Tancredi e i pranzi e le feste e tu negli ultimi tre anni, ci sei sempre stato. sei nelle nostre  foto e nei nostri cuori perche´ non conta il tempo che passiamo insieme , ma la qualita´ e l´intensita´ dei momenti condivisi.

Giravi per la cucina, curiosavi nelle pentole e intanto discorrevamo del mondo, delle lingue, di viaggi e programmavi la tua pensione. E invece no. Perche´ come tu mi insegni, noi non conosciamo ne´ l´ora ne´ il giorno….. e mentre organizzavi il tuo appartamento che ti avrebbe ospitato, una volta andato in pensione, sei morto, sei morto cosi´ all´improvviso e ti abbiamo trovato ranicchiato come  un bambino, nel tuo letto. Sereno come chi non ha mai fatto nulla di male.

E rimaniamo cosi´, tristemente impoveriti, un´altra volta, perche´ ci hai lasciato. E se la mia fede mi dice di gioire per te, la mia umanita´ mi fa urlare di dolore. Con te muoiono una altra volta mio padre, Virginia (che ci aveva fatti incontrare il giorno del suo funerale), con te muore la prima vera calda accoglienza in questa Germania, allora sconosciuta. Ti sei presentato a casa mia, pochi giorni dopo  il funerale di Virginia e siamo rimasti a lungo seduti a tavola, in silenzio, perche´ tu sei sempre stato bravo a condividere il dolore altrui e portarlo sulle tue spalle. E la tua presenza, valeva piu´ di qualsiasi inutile parola di consolazione.

E ti vedo dormire sul tuo letto e vorrei alzarti, urlarti di muoverti, perche´ non si fa cosi´, non si lasciano gli amici sul piu´ bello. Ma tu stai troppo bene dove sei adesso, e ridi di me, forse. Ma io a chi urlo il mio dolore?

e il campanello non suonera´ piu´ a ora di cena e i bimbi non correrranno piu´ ad aprirti la porta urlando:”Carlo, Don Carlo” Perche´ se qui tutti ti chiamano  Pastor Schommer, per noi sei Carlo, il nostro miglior amico.


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