Recensione
- Solitude Productions
- Anno: 2015
Ritorno per Miguel Santos con i suoi A Dream Of Poe, giunti con An Infinity Emerged al secondo full length.
Il musicista portoghese, oggi di stanza ad Edimburgo, opera di fatto in maniera prevalentemente autonoma, avvalendosi solo del contributo di Paulo Pacheco per la stesura dei testi, di un vocalist (che, benchè non sia citato nelle scarne note a mia disposizione, dovrebbe essere il britannico Kaivan Saraei) e del tocco tastieristico del ben noto ospite Kostas Panagiotou (Pantheist).
Il sound degli A Dream Of Poe è un gothic doom che ha l’indubbio pregio di sfuggire ad alcuni dei cliché del genere, a partire proprio dall’uso della voce che, contrariamente alle attese, è agli antipodi dei canonici vocioni baritonali o dai tratti gutturali, attestandosi invece su tonalità decisamente suadenti e delicate.
Il tutto funziona piuttosto bene anche se, alla lunga, un minimo di fatica nell’ascolto affiora: infatti, se l’opener Egregore gode di splendide linee melodiche, impreziosite per di più da un bellissimo assolo di chitarra, i brani che seguono sono meno brillanti e qui, probabilmente, sarebbe servito davvero un timbro vocale più deciso rispetto a quello indubbiamente bello ma a tratti un po’ lamentoso esibito dal pur bravo Sarei.
Non escludo che la mia valutazione derivi da una forma involontaria di intergralismo, tipica dell’appassionato devoto ad un genere specifico, ma in un ambito sonoro come quello proposto dagli A Dream Of Poe fatico non poco a degirerire vocalizzi alla Bellamy come quelli che si manifestano in The Isle Of Cinder.
Detto questo, l’album è decisamente valido, pur se non scorrevolissimo, ma non dimentichiamo che abbiamo a che fare con un genere come il doom, per cui un po’ di fatica in più nel recepire la proposta musicale deve essere messa in preventivo.
L’ultima traccia, Macula, si rivela una nuova ottima testimonianza dell’abilità compositiva di Santos, che in questa occasione specifica riesce ad esibire compiutamente i diversi umori che vanno a comporre un quadro complessivo plumbeo ma nel contempo piuttosto delicato; le atmosfere evocate sono più malinconiche che disperate e sono volte al tratteggio di una tristezza diffusa ma non per questo meno logorante.
Proprio per questi aspetti, in generale l’approccio al genere di Santos non è affatto scontato e di questo gli va dato senz’altro atto; tutto sommato, An Infinity Emerged, per le sue carattersthe parrebbe più adatto a mio avvisi ai fruitori del doom di stampo classico che non agli estimatori del versante gothic death del genere.
Intrigante, avvolgente, formalmente ineccepibile, ma non ancora imprescindibile.
Tracklist:
1. Egregore
2. Lethargus
3. The Isle Of Cinder
4. Lighthouses For The Dead
5. Macula
Line-up:
Miguel Santos – All Instruments
Paulo Pacheco – Lyrics
Kaivan Saraei – Vocals
Kostas Panagiotis – Keyboards