A Fantastic Fear of Everything (recensione)

Da Bangorn @MarcoBangoSiena

Le commedie inglesi e di conseguenza l’humor britannico, continuano a rimanere in cima alle mie preferenze quando voglio vedere qualcosa che mi faccia rilassare e sorridere. Perché? Perché non cercano di strappare risate con volgarità o vecchi trucchetti scemi, ma lo fanno con intelligenza creando situazioni farcite di buone battute. E uno dei migliori attori del genere, è proprio Simon Pegg, protagonista di questa pellicola senza il compare Nick Frost. E ora signori e signore, la recensione di A Fantastic Fear of Everything, film che forse non arriverà mai qui.

Locandina

Trama

Jack scrive sceneggiature thriller e il suo agente gli trova un importante ingaggio per la BBC, per cui preparerà un serial intitolato “Decades of Death”, incentrato sui serial killers vittoriani. Ma la particolarità di Jack, è quella di essere un paranoico ossessivo, terrorizzato costantemente dal pensiero che qualche omicida lo stia tenendo d’occhio per farlo fuori.
Chiuso perennemente in casa sua, si troverò obbligato a uscire per l’incontro con la BBC, e con uno dei suoi maggiori incubi: la lavanderia a gettoni.

Bella la vita dello sceneggiatore paranoide

Considerazioni

Dunque, partiamo dal fatto che questa sia una pellicola a basso budget, una di quelle create tra un film “importante” e l’altro. Eppure, la cura riposta nella sceneggiatura, nel ricreare le situazioni chiave e gli equivoci, ne fanno un prodotto sopra la media. Ci sono almeno 4 o 5 elementi che si intrecciano, storie del passato di Jack che vanno a legarsi con altri personaggi. Indizi che dobbiamo collegare insieme a lui per districare la matassa del caso dell’Hanoi Handshake Killer, e capire che cosa abbia a che fare Harold the Hedgehog con Jack. Il film non pretende di farvi spanciare dal ridere, ma di farvi sorridere. Secondo me, ci riesce benissimo. Ottima prova di Pegg, as usual.


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