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Bomba al neutrone usata solo nello yemen?

Da Marta Saponaro

BOMBA AL NEUTRONE USATA SOLO NELLO YEMEN?

Veterans Today, la solitamente ben informata rivista dei veterani Usa, scrive che una bomba ai neutroni sarebbe stata sganciata sullo Yemen da un caccia israeliano IAF con insegne saudite. Nel filmato pubblicato da Veterans Today (che vi riproponiamo in coda all'articolo), che risale al 20 maggio 2015, si vede l'esplosione di una bomba nella zona Jabal al Naqb, appunto nello Yemen.

Secondo Jeff Smith, un fisico nucleare ex ispettore dell'International atomic energy agency, quanto si vede nel filmato "analizzato da esperti di armi nucleari è, con molto elevata probabilità, una bomba ai neutroni, un attacco che non può che essere stato israeliano". Nella sua analisi Smith fa notare che quella sganciata su Jabal al Naqb non è una bomba convenzionale e "sembra essere una piccola bomba a neutroni. La dimensione, il colore, il lightning effect e la durata della palla di fuoco sospesa a mezz'aria e il grande fungo atomico", dimostrerebbero che si tratta di un ordigno non convenzionale e anche il CCD cameras imaging device mostra uno "scintillio", che è il segnale del rilevamento di neutroni (i lampi bianchi nei pixel del video). "Quando nella fotocamera sono presenti flash di pixel bianchi, è perché è stata colpita dai neutroni della palla di fuoco dell'esplosione nucleare - spiega Smith - E' il circuito elettronico del CCD sovraccarico che produce i lampi bianchi. Se la radiazione è troppo alta brucia il chip. In Giappone hanno avuto grossi problemi con questo con le telecamere dei robot a Fukushima, che hanno fallito la loro missione a causa delle radiazioni molto elevate".

SAmith è convinto che la bomba ai neutroni sia stata sganciata da un aereo israeliano che era camuffato con le insegne dell'Arabia Saudita e dice che ormai gli israeliani "Non nascondono nemmeno più il loro uso, solo che non lo ammettono pubblicamente e l'Iaea non fa nulla o non dice nulla. Questo è il vero crimine di guerra. L'Onu si limita ad ignorarlo. a meno che non si lamentino Usa, Francia o UK... Russia e Cina non dicono nulla. E. Questo è ora il secondo uso conosciuto di armi nucleari in Yemen da parte dell'Arabia Saudita".

In attesa di ulteriori verifiche, quanto rivelato da Veterans Today confermerebbe in maniera clamorosa quanto gli iraniani dicono fin dal primo giorno dell'attacco agli sciiti Houthi che hanno preso il potere nello Yemen; la coalizione araba sunnita a giuda saudita collaborerebbe attivamente con Israele e la bomba ai neutroni sarebbe un chiaro avvertimento a Teheran: Israele è pronta a colpire gli impianti nucleari se gli iraniani continueranno ad intromettersi nello Yemen (e forse anche in Iraq e Siria).

La stampa iraniana rilancia la notizia e aggiunge che dall'inizio dell'attacco allo Yemen sono stati uccisi 135 bambini e feriti altri 260. Cifre confermate da Anthony Lake, direttore dell'Unicef: "Il numero delle piccole vittime cresce di giorno in giorno. C'è urgente necessità di agire per proteggere i bambini e per porre fine alle ostilità che stanno devastando la loro vita e il futuro".

La radio internazionale iraniana Irib, commenta: "La monarchia wahabita dell'Arabia Saudita, con il sostegno degli Stati Uniti, dell'entità sionista e di un paio di paesi arabo-africani, ha lanciato una violenta campagna militare contro gli yemeniti di Houthi [...] l' Arabia Saudita, il falso custode della "Casa di Dio", ha le mani sporche del sangue dei musulmani", e mostra le foto di piccoli yemeniti, "i bambini di quel martoriato paese, il più povero nel mondo arabo. Il regno saudita invece di aiutare il suo vicino lo bombarda, con armi fabbricate da Israele".

Intanto, mentre i sauditi continuano a bombardare Sana'a e il resto dello Yemen arriva la notizia che la conferenza organizzata dalle Nazioni Unite per rilanciare i colloqui di pace in Yemen è stata rinviata. Stando ad Irib, "l'incontro doveva svolgersi il 28 maggio a Ginevra, ma un funzionario Onu ha detto: "Posso confermare che la riunione è stata rinviata".

La decisione sarebbe stata presa dopo che l'ex presidente yemenita Abd Rabbo Mansour Hadi, fuggito dopo che gli Houthi avevano preso il potere, ha annunciato che non avrebbe partecipato alla Conferenza per la pace per lo Yemen a Ginevra. Mansour Hadi mostra così di avere veramente poco a cuore le sorti del suo Paese e del suo popolo e conferma quanto gli sciiti dicono di lui, dipingendolo come una marionetta dei sauditi senza nessun potere reale.


Questa l ascia fasci di neutroni.


Mentre nessuno dei principali mezzi d'informazione ha riportato delle bombe al neutrone, David Hambling, autore di "Weapons Grade: How Modern Warfare Gave Birth to Our High-Tech World" nota che gli Stati Uniti hanno già ammesso l'uso di bombe al fosforo durante la guerra in Iraq.

Sul blog Danger Room della rivista online Wired, Hambling ha affermato che dalla descrizione fornita da al-Rawi ad Al Jazeera riguardo una serie di esplosioni che uccisero gli occupanti degli edifici senza demolirli, "è interessante sapere che esista un'arma nell'arsenale americano progettata esattamente per fare questo... la AGM-114N". E prosegue Hambling: "Il 15 maggio 2003, poche settimane dopo l'attacco all'aeroporto di Baghdad, Donald Rumsfeld ha elogiato la nuova bomba....nonostante sia stata ufficialmente descritta come "arricchita di metalli" o addirittura "iperbarica", la nuova macchina da guerra non è differente dagli ordigni termobarici che producono la stessa esplosione con una pressione inferiore e una durata maggiore, per generare effetti più distruttivi. Come molti termobarici, la AFM-114N usava alluminio in polvere. I militari non parlano di solito dei termobarici perché hanno ricevuto una cattiva pubblicità dai media. Human Rights Watch li ha criticati perché hanno la capacità di "uccidere e ferire in modo brutale e colpire un'area molto vasta".

Le armi descritte come termobariche includono lanciatori di fiamme e napalm. Un articolo della BBC News del 4 marzo 2002 sosteneva che gli Stati Uniti utilizzassero armi termobariche in Afghanistan e ne descriveva la combinazione di calore e pressione, poiché "distribuivano nubi molto fini di materiale esplosivo attraverso l'obiettivo che, di conseguenza, prendeva fuoco. Gli effetti del calore e della pressione sono incredibili - ai soldati coinvolti nelle esplosioni viene risucchiata l'aria dal corpi e anche i loro organi interni sono distrutti in maniera irreversibile".

Troppo sanguinoso per essere raccontato

In un' intervista pubblicata dal Lone Star Iconoclast svoltasi a Crawford, in Texas, May afferma che "la più grande storia di guerra si trasformò in un 'non evento' quando si seppe che era semplicemente un evento troppo sanguinoso per essere raccontato".

Il 24 aprile le audizioni del Congresso hanno sentito la testimonianza delle "storie di Jessica D. Lynch e Pat Tillman... egregi esempi di ufficiali che manomettono la verità per mantenere relazioni pubbliche durante la guerra". ( "Government Challenged on Lynch and Tillman", New York Times, 24 aprile 2007)


Nell'immaginario collettivo c'è la convinzione che qualunque tipo di radiazione uccide, provoca il cancro e mutazioni spaventose negli uomini, negli animali, nelle piante.

Ma cosa sono in realtà le radiazioni emesse dai materiali radioattivi e quanto sono pericolose?

Queste radiazioni dette ionizzanti ( 1) consistono in diversi tipi di particelle subatomiche: raggi gamma, raggi x, raggi beta (elettroni), neutroni, e particelle alfa. Queste particelle attraversano lo spazio ad alta velocità, alcune come i raggi cosmici di poco sotto la velocità della luce, penetrano nel corpo umano in profondità e danneggiano le cellule di cui il corpo è composto. Questo danneggiamento può causare un cancro o può causare difetti genetici nella successiva generazione di cellule.

Spiegando in questo modo gli effetti delle radiazioni sembra che il pericolo sia molto grave e che una persona colpita da una di queste particelle rischia parecchio. Questo è il modo in cui generalmente vengono descritte le radiazioni nucleari nei libri proposti dai movimenti antinucleari. Non si spiega però che ogni persona normalmente è colpita da tali particelle circa 15000 volte per ogni secondo della sua vita, e che è stato così per tutti gli uomini che ci hanno preceduto e che sarà cosi anche in futuro. Queste particelle, da cui siamo colpiti 40 mila miliardi (4 10 12) volte durante la vita provengono da fonti naturali [1]. Lo sviluppo della tecnologia ha quindi aggiunto altre fonti come quelle dei raggi X per le diagnosi e le cure mediche, le TAC etc. Una tipica schermografia con i raggi X ci colpisce con le particelle che ci colpirebbero naturalmente in un anno di vita, una TAC addirittura con le particelle che ci colpirebbero in 10 anni.

Con tutte queste particelle che ci bombardano, come mai non moriamo subito di cancro?

Come vedremo la probabilità che una di queste particelle causi il cancro è molto bassa, circa 1 su 28 milioni di miliardi: 1/28.000.000.000.000.000 ( 2) [2]

Ci sono inoltre altri agenti fisici, chimici, e biologici che colpiscono le nostre cellule in modo più pericoloso, è stimato che solo 1% dei casi di cancro mortale sono causati dai 40 milioni di miliardi di particelle che ci colpiscono, gli altri 99% dei casi sono dovuti ad altri agenti , chimici, fisici e biologici che attaccano le cellule.

Come puntualizzano gli esponenti delle campagne antinucleari, ogni particelle che ci colpisce in più rispetto al fondo naturale aumenta il rischio di cancro, è bene quindi evitare tali radiazioni e non costruire centrali nucleari. Le persone sono quindi indotte a pensare che le radiazioni siano assolutamente da evitare. Prendendoli in parola possiamo dire che ci sarebbero molti modi più efficaci per evitare le radiazioni. E' possibile ridurre del 10% le radiazioni che ci colpiscono vivendo in case di legno invece che di cemento e mattoni i quali contengono materiali radioattivi come Uranio, Torio e Potassio. Volendo, ognuno potrebbe costruire uno schermo di piombo intorno al proprio letto, riducendo così del 20% le radiazioni che lo colpiscono durante la notte, oppure evitare i raggi X dei dentisti e le TAC negli ospedali, evitare viaggi in aereo o le vacanze in montagna e tante alte cose. La vita è piena di rischi, ogni volta che prendiamo un boccone di cibo possiamo scatenare un processo chimico che porta al cancro, eppure non possiamo fare a meno di mangiare. Ogni volta che camminiamo o corriamo rischiamo un incidente ma ciò non ci impedisce di camminare o correre. Ugualmente l'attitudine corretta sarebbe quella di non preoccuparci di piccole dosi di radiazioni oltre il fondo naturale.

Non è possibile avere una comprensione del problema delle radiazioni se non lo si affronta da un punto di vista quantitativo. Se facciamo un discorso solo qualitativo allora concludiamo che il nucleare non va bene, ma anche il carbone e il petrolio non vanno bene perchè producono un inquinamento che uccide le persone, il gas peggio ancora perchè oltre che produrre inquinamento uccide le persone con le esplosioni. Occorre misurare questi rischi e la scienza ci aiuta a farlo. Solo dopo possiamo trarre le conclusioni più adeguate per le nostre scelte.

L'unità di misura del Sistema Internazionale (SI) per la radiazione è il Siviert (Sv), è però ancora in uso il rem, 100 rem = 1Sv ( 3). Un mrem (un millessimo di rem) = un centomillesimo di Sv, di esposizione equivale, per un corpo medio, ad essere colpiti da 7 miliardi di particelle standard, il Sv tiene conto anche del tipo di particella e della massa della persona. Per esempio un adulto e un piccolo bambino che stanno vicini in un campo di radiazioni ricevono lo stesso rischio e quindi la stessa dose in mSv anche se l'adulto riceve molte più particelle del bambino a causa della sua maggiore massa. In genere si parla di basse dosi di radiazioni fino 10 rem= 0,1Sv. In tutti gli incidenti che si sono avuti e di cui si sente parlare spesso alla televisione a causa del malfunzionamento di impianti nucleari, oppure per il materiale radioattivo fuoriuscito dai contenitori durante il trasporto, sorgenti radioattive lasciate incustodite etc., non si sono mai avute rilasci di radiazioni nell'ambiente circostante maggiori di 5-10 millirem, in genere si rimane intorno a 1 millirem. Nell'incidente di Three Mile Island del 1979 , il più grande incidente avvenuto in una centrale nucleare nel mondo occidentale ( 4), l'esposizione dell'area circostante fu di 1.2 mrem .

Quanto è pericolosa una simile radiazione? Come sappiamo la radiazione naturale di fondo ci colpisce dall'alto (raggi cosmici) con 20 mrem all'anno, dal basso con i materiali radioattivi sempre presenti nel terreno: Uranio, Potassio, Torio, in tutto 20 mrem all'anno anno, da tutte le altre parti con la radioattività sempre presente nei materiali usati per le costruzioni, 10 millirem all'anno, dall'interno del nostro stesso corpo, Potassio-40 e Carbonio-14, 25 millirem all'anno, il totale da 85 -100 millirem all'anno. Inoltre possiamo aggiungere 80 mrem, in media, per analisi e terapie mediche e 180 mrem, in media, dalle radiazioni del gas radon presente nelle case

Il totale per ogni abitante può arrivare facilmente a più di 360 mrem all'anno in aree di montagna dove la concentrazione di Uranio e di Torio è alta e l'altezza comporta una maggiore esposizione a radiazioni cosmiche. In alcune località, la radiazione di fondo raggiunge valori molto alti come nelle zone ricche di sorgenti termali e minerali. Nella città inglese di Bath [3] le acque termali hanno un contenuto 1730 pCi ( 5) di Radon per litro e sono considerate altamente benefiche per molti disturbi. Tuttavia, l'EPA (US Enverimental protection Agency) decretò che occorre prendere provvedimenti quando il contenuto di Radon nell'acqua potabile supera 4 pCi / litro. Gli antichi Romani, che non conoscevano l'EPA, costruirono a Bath un tempio nell'anno 42 DC dedicato alla dea della sapienza e la salute e nel 1742 gli inglesi vi costruirono il Royal National Hospital per le malattie reumatiche. Anche oggi è alto il numero persone che vanno a Bath e in altri centri termali, malgrado le acque abbiamo una radioattività molto elevata, per beneficiare dei loro effetti terapeutici mentre secondo gli argomenti degli ecologisti queste acque dovrebbero costituire un grave pericolo. Poiché il fondo di radioattività naturale in Piazza S. Pietro a Roma (700 mren/anno) è più elevato di quello medio esistente oggi nell'area interdetta di raggio 30 km che circonda la centrale nucleare di Chernobyl, secondo gli ambientalisti la basilica di S. Pietro potrebbe essere ritenuta più pericolosa di Chernobyl, il problema è che il selciato di Piazza S. Pietro è costruito con cubetti di porfido, roccia vulcanica che contiene torio, elemento naturalmente radioattivo. Come si deduce facilmente dall'incidente tanto pubblicizzato di Three Mile Island, le radiazioni assorbite dalla popolazione nell'area intorno alla centrale nucleare sono state quelle che normalmente si ricevano in 4-5 giorni dal fondo naturale dell'ambiente in cui viviamo. La radiazione di 1 rem è quanto si riceve osservando per un anno la TV due ore al giorno.

Poiché ogni volta che si presentano questi dati quantitativi gli ambientalisti rispondono che ogni dose extra rispetto a quella naturale può causare un danno. Noi rispondiamo che non è vero, per due ragioni.

La prima è che i numeri prima riportati sulla radiazione naturale sono una media nazionale, negli USA in Colorado e negli Stati delle montagne rocciose (Wyoming, New Mexico, Utah) con un sottosuolo ricco di Uranio e maggiormente esposti per l'altezza ai raggi cosmici si ha una radiazione di fondo maggiore del 15 % rispetto a stati come la Florida dove l'altitudine è minima e il terreno è povero di sostanze radioattive. In Italia la radioattività di fondo di Napoli è 3 volte quella di Milano e quella di Roma è il doppio di Milano ( 6). Essere esposti alle radiazioni dell'incidente di Three Mile Island sarebbe l'equivalente quindi ad un viaggio di pochi giorni da Milano a Roma o Napoli. In ogni caso milioni di persone vivono normalmente a Napoli e la percentuale di casi di cancro in questa città è nella media nazionale. Nel Colorado addirittura i casi di cancro sono il 35% sotto la media nazionale. Una chiara indicazione che le basse dosi di radiazioni non sono un importante fattore per il rischio di cancro. Escludendo il Radon [4] si stima che solo l'1% dei casi di cancro dipende dalle radiazioni ionizzanti che normalmente ci colpiscono.

La seconda ragione è che il corpo umano possiede meccanismi di difesa biologica molto potenti contro i danni che provocano le basse dosi di radiazioni.. L'attività del sistema immunitario e altri sistemi biologici sono costantemente attivati e riparano il DNA delle cellule che come abbiamo visto sono colpite in ogni istante da 15000 particelle al secondo. Come vedremo molti studi e molte ricerche sono state fatte in questo campo che dimostrano che basse dosi di radiazioni (sotto i 0,1 SV) attivano il sistema immunologico rendendolo più efficace nella difesa del corpo umano.

Una controversia è nata all'inizio degli anni '80 negli Stati Uniti su queste ricerche. Scienziati facenti parte delle organizzazioni antinucleari come H. Caldicott, J. W. Gofman, E. J. Sternglass ed altri sostennero l'idea della cosiddetta linear no-threshold theory, cioè che anche a basse dosi di radiazioni si aveva l'induzione di tumori e malformazioni genetiche, un rischio calcolabile con una estrapolazione lineare rispetto al rischio dovuto alle alte dosi di radiazioni (sopra i 0,1 Sv), un rischio quindi minore ma sempre importante secondo i sostenitori di questa impostazione.

I principali esponenti della comunità scientifica legati al Comitty for Nuclear Responsability

( www.ratical.org/radiation/CNR ) e alla Union of Concerned Scientists (UCS www.ucsusa.org ) negli USA, organizzazioni che si oppongono al nucleare, sostennero all'inizio degli anni '80 la teoria che la soglia di radiazioni ionizzanti, al di sotto della quale si supponeva non vi fossero rischi per chi vi era esposto, non esisteva. Secondo questa impostazione per quanto piccola fosse l'esposizione non c'è mai rischio zero: se 1 Gy (100 Rad) di esposizione da un rischio R, allora 0,01 Gy di esposizione da un rischio R/100 e successivamente 0,00001Gy da un rischio R/10000 e cosi via. Questa è chiamata la " linear no-threshold theory "(LNT). La comunità scientifica, in primis quella USA, non ha mai accettato questa impostazione. Nel 2001 i 600 scienziati della Helth Physic Society, la principale associazione americana degli operatori di radiologica, fecero un documento in cui si affermava che "sotto i 10 rad il rischio di cancro era troppo basso da essere osservato".

C'è da rilevare che non si tratta di una semplice disputa accademica. La teoria del LNT è stata usata negli ultimi 20 anni dai movimenti ambientalisti e antinucleari per terrorizzare le popolazioni di tutto il mondo. Il suo funzionamento è semplice, ad ogni minima dose di radiazione assorbita in aggiunta al fondo naturale viene associata una quantità extra di casi di cancro e di morti previsti in futuro nella popolazione esposta. Se poi la quantità extra di radiazione assorbita raddoppia essa produrrà una quantità di casi di cancro e di morti doppia, e così è pure per la stessa dose assorbita da una popolazione doppia. Si può immaginare il forte impatto che simili dati hanno sulla popolazione, specialmente se sono forniti da autorità governative e usati da stampa e TV alla ricerca di scoop giornalistici. Ogni piccola radiazione, anche molto minore delle radiazioni di fondo a cui normalmente si è esposti diventa una "bomba atomica sporca", vengono previsti per gli anni futuri migliaia di casi di cancro e morti. Da considerare poi che anche piccolissime dosi di radiazioni, assorbite però da una grande quantità di popolazione portano ugualmente a calcolare un gigantesco numero di casi. Un strumento di propaganda fortissimo nelle mani dei movimenti ambientalisti di cui si e fatto pieno uso nei media e nella propaganda in generale dei movimenti antinucleari. Si ricordi a questo proposito il rapporto di Greenpace del 2006, in questo rapporto, ripreso dai media di tutto il mondo, a causa dell'incidente di Cernobyl venivano previsti 6 milioni di casi mortali di cancro in più nelle popolazioni dei paesi esposti (praticamente tutta l'Europa).

Uno dei primi a formulare la linear no-threshold theory (LNT) fu il Prof Jhon Gofman, docente di Biologia Molecolare e Cellulare all'Università di Berkely in California e fondatore della Divisione di Ricerche Biomediche del Livermore National Laboratory, e Presidente, dal 1971, del Comitty for Nuclear Responsability di San Fracisco un'associazione contro il nucleare. I libri del Prof. Gofman, che è morto nel 2007, sull'incidente di Three Myle Island (1979) e di Chenobyl (1986) ne hanno fatto una figura guida del movimento antinucleare negli Stati Uniti e nel mondo.

Inizialmente il Dipartment of Energy (DOE) degli USA rifiutò questa concezione non perchè, dice Gofman in un'intervista, il DOE fosse convito del contrario ma perchè era "sconveniente". Nel 2001 il National Council on Radiation Protection and Measurements, un istituto promosso dal Congresso degli Stati Uniti abbracciò la teoria del LNT e, nel 2004, l'United States National Research Council un organo della National Academy of Sciences USA la appoggiò.

Come abbiamo prima riferito, malgrado queste prese di posizioni la teoria del " linear no-threshold theory", non è mai stata accettata pienamente dalla comunità scientifica internazionale. Infatti sul National Association of Sciences Biological Effects of Ionizing Radiation Report degli USA, NAS BEIR VII del 2006 si legge "In conclusione possiamo dire che ci sono forti dubbi sulla validità della linear no-threshold theory" nel valutare il rischio di cancro derivato da esposizioni a dosi < di 100 mSv e anche per dosi < di 10 mSv. La LNT può essere usata come uno strumento pratico per fissare le regole di radioprotezione solo per dosi sopra i 10 mSv, ma non è basata su chiari concetti di scientifici di biologia, non può essere usata senza precauzioni estrapolando i rischi per dosi < di 10 mSv, specialmente per formulare direttive sugli operatori di radiologia come è stato fatto nelle direttive europee 9 - 43". Anche l'American Nuclear Society prese posizione nel 2001 affermando "che non vi erano sufficienti evidenze scientifiche per affermare che la teoria della LNT fosse corretta". Anche la Health Physics Society affermò ufficialmente nel gennaio 1996 che "secondo le attuali conoscenze sulle radiazioni si raccomanda di non fare stime quantitative sui rischi dell'esposizione alle radiazioni per dosi individuali inferiori ai 5 rem annuali o 10 rem per tutto il periodo di vita in aggiunta alla radiazioni di fondo assorbibile. I rischi in questo caso sono strettamente qualitativi con la possibilità che gli effetti siano zero. C'è attualmente una evidenza incontestabile che sotto i 10 rem di radiazioni annuali i rischi siano troppo bassi da essere apprezzati".

In Francia l'Académie des Sciences e l'Académie nationale de Médecine pubblicarono nel 2005 un documento in cui si rifiutava decisamente la teoria della LNT, in Francia in tutte le direttive governative si è stabilita una soglia minima di radiazioni ionizzanti che, come dicono, "azzera i rischi". Diversi scienziati di fama hanno scritto articoli pubblicati dalle maggiori riviste scientifiche contro la teoria del LNT. Ne citiamo alcuni come il Prof. John Sasso e il Dr Micheal Rapacholi della World Health Organization e il Prof. Bernard Cohen dell'Università di Pittsburgh. Il Prof. L.B. Choen ha spiegato nei suoi innumerevoli scritti che il corpo umano non funziona secondo la "linear no-threshold theory". Secondo Cohen è sbagliata l'assunzione di base per cui anche una singola particella di radiazione ionizzante che colpisce una singola molecola di DNA nel nucleo di una singola cellula può iniziare un cancro e tale rischio può essere apprezzato e calcolato. Secondo Cohen la teoria LNT non considera che esistono meccanismi di difesa del corpo umano che prevengono questi eventi iniziali che portano al cancro. Anzi questi meccanismi di difesa sono proprio stimolati da basse dosi di radiazioni.

Riportiamo di seguito alcune parti dello scritto del Prof. B.Cohen "The Cancer Risk from Low Level Radiation" del 2006. (Testo Completo)

Come il corpo umano reagisce alle basse dosi di radiazioni Prof. Bernard L. Cohen,
Dept. of Physics, University of Pittsburgh, Pittsburgh, PA 15260
Telephone: (412)624-9245 , Fax: (412)624-9163, e-mail:
[email protected]

Il nostro corpo produce enzimi che riparano il DNA con un'efficienza del 99,99 % per una singola rottura del DNA e del 90 % per una doppia rottura del DNA della stessa cellula. Bassi livelli di radiazioni stimolano il corpo umano a produrre questi enzimi. L'assorbimento di un basso livello di radiazioni, in pratica, stimola il sistema immunitario a prevenire le mutazioni che provocano il cancro, un alto livello di radiazioni lo deprime. Molti tipi di tumori sono iniziati da agenti chimici ossidanti che penetrano nella cellula e esistono processi che eliminano tali sostanze dalle cellule. E' stato dimostrato che l'assorbimento di basse dosi di radiazioni favorisce questa eliminazione. Basse dosi di radiazioni inoltre allungano il tempo nel ciclo della cellula tra una mitosi e la successiva dando così più tempo agli enzimi per riparare una cellula colpita.
I danneggiamenti naturali dovuti agli agenti chimici e termici sulle nostre cellule avvengono in grande quantità: circa 1 milione al giorno. Solo 1 danneggiamento per cellula al giorno però sfugge alle riparazioni e può produrre un cancro. Una dose di 10 rem (0.1 Sv la massima nel campo delle basse dosi di radiazioni) si stima possa causare non più di 0,004 mutazioni a lungo termine per cellula al giorno, una quantità minima che si aggiunge a quella precedente.
Considerando questi fatti possiamo dire che le radiazioni a basse dosi non sono il fattore determinante negli eventi iniziali che portano al cancro. Anzi l'effetto principale dell'assorbimento di basse dosi di radiazioni è quello di stimolare i meccanismi di difesa contro l'insorgere del cancro.
Noi viviamo in un mondo naturalmente pieno di radiazioni ionizzanti, l'umanità è nata e è tuttora immersa in un mare di radioattività. La dose assorbita mediamente dal corpo umano in un anno è di circa 2,4 milliSv Tuttavia non subiamo alcun danno apparente da questo bombardamento incessante. Anzi fino a quando non furono inventati strumenti adeguati, le radiazioni erano ignorate.

Risposta adattativa

Ci sono molti esempi su come bassi livelli di radiazioni possono rafforzare i meccanismi di difesa biologica. Poiché un cancro parte sempre dal danneggiamento genetico del nucleo di una cellula, un tipo di danneggiamento studiato a lungo, è quello dell'aberrazione o mutazione cromosomica, un'alterazione nella struttura dei cromosomi. Queste alterazioni normalmente sono una conseguenza di un errore durante la divisione cellulare e da tempo è riconosciuto il fatto che una alta dose di radiazione aumenta queste aberrazioni. Studi fatti da (Shadley e Dei, 1992-1993) Tabella 1, mostrano che il numero delle aberrazioni cromosomiche causate da una alta dose di radiazione viene ridotto in modo significativo se poche ore prima le cellule sono irradiate con una bassa dose di radiazioni. In un esperimento (Cai e Liu,1994) è riportato che esponendo cellule di topo a 65 cGy (1cGy=10-2Gy = 1 rad) si provocano aberrazioni cromosomiche sul 38% delle cellule del midollo osseo e sul 12,6% degli spermatozoi. Se tale esposizione viene preceduta tre ore prima da una esposizione di 0,1 cGy la percentuale di aberrazioni si riduce del 19% e del 8,4 % rispettivamente.
Molti esperimenti di questo tipo sia in vivo che in vitro sono riportati nella letteratura scientifica e sono spiegati con il risultato della stimolazione della produzione di enzimi riparatori delle cellule da parte delle basse dosi di radiazioni.
Questo fenomeno è anche chiamato risposta adattativa. Il corpo si adatta agli effetti delle radiazioni sviluppando una risposta protettiva.
Esponendo infatti sia i linfociti dei residenti in un'area con un'alta radiazione di fondo (1cGy/anno) che quelli relativi ad una popolazione di un'area con una radiazione di fondo normale (0,1cGy/anno) a una radiazione di 1,5 cGy (150 rad) si osserva che la frequenza delle aberrazioni cromosomiche risulta essere minore in quelli del primo gruppo, 0,098 ± 0.012 per cellula rispetto a quella del secondo gruppo, 0,176±0,017 per cellula (Chiassi-Nejad, M. Mortasavi SMT, Cameron JR, Niroomand RadA, Karam PA. 1993). Una differenza causata dalla risposta adattativa indotta dalle radiazioni presenti nell'area con una maggiore radiazione di fondo.
In uno studio sulle cellule umane linfoblastoidi (Coleman et al,. 2005), fu investigato il processo della risposta adattativa. Le cellule furono irradiate con una dose di 0.05 Sv che fu fatta seguire da una dose di 2Sv, la riposta adattativa fu misurata dalla riduzione delle aberrazioni dei cromosomi.. Lo scopo era quello di identificare i geni implicati nella riposta adattativa e determinare come i loro stadi di attivazione fossero determinati dalla bassa radiazione iniziale. 143 geni furono attivati dalla dose iniziale, l'attivazione di tali geni era regolata in modalità "up" per la sintesi delle proteine, un fattore chiave per la riparazione del DNA, e regolata in modalità "down" per il metabolismo cellulare, probabilmente per conservare le risorse da devolvere alla riparazione del DNA. Molti geni associati alla riparazione del DNA, alla risposta allo stress, al controllo del ciclo delle cellule e all'apoptosi furono attivati dalla bassa radiazione iniziale. Le caratteristiche di questo processo sono sembrate molto complesse e, il processo attivato dalle basse dosi di radiazioni opera infatto in diverse direzioni. Per esempio il gene TP53 che può agire o come promotore o come soppressore di un tumore svolge un ruolo importante anche se ancora non ben definito.
In un altro esperimento in vitro è stato trovato che l'esposizione di linfociti a 300cGy di raggi X induce una frequenza di mutazioni genetiche di 15,5 10-6 per hprt (hypoxanthine-guanine phosphoribosyltransferase ), ma se questa esposizione è preceduta di 10 ore da un'esposizione di 1cGy la frequenza si riduce a 5,2 10-6 (Kelsey KT, Memisoglu A, Frenkel A, and Liber HL,1991)
In un esperimento in vivo è stato trovato che la percentuale di mutazioni letali dovute ad una esposizione di drosophila femmina (moscerino della frutta) di 200 cGy di raggi X era ridotta notevolmente se preceduta da una dose di 2cGy. Per i ceppi diversi di drosophila e differenti livelli di maturità dell'ovocita le percentuali andavano dal 42 al 27%, dall'11 al 4,5%, dal 40 al 36%, dal 32 al 12,5%, dal 42 al 30 %, dal 51 al 22%. (Fritz-Niggli H and Schaeppi-Buechi 1991).
E' stata studiata una tecnica per osservare come il corpo umano ripara il DNA danneggiato. Tali ricerche mostrano che facendo precedere a un'esposizione di 2 Gy di radiazioni gamma una radiazione si 0,25 Gy (12) , 4 ore prima, il tempo di riparazione del DNA passa da 100 a 50 minuti, una riduzione del 50%.Figura 1
Sono stati fatti anche studi sugli effetti delle basse radiazioni sugli ossidanti che normalmente causano le mutazioni del DNA che portano al cancro e sugli agenti antiossidanti che eliminano questi agenti ossidanti dalle cellule. Uno studio sulle cellule dei ratti indica che 50 cGy di raggi X aumenta la quantità degli antiossidanti (superossido dismutasi) di circa il 25 % e fa diminuire la quantità di perossido lipidico (sostanza ossidata della cellula) del 20% (Yamaoka K, 1991).
Dai dati discussi si potrebbe arguire che la risposta adattativa a basse dose di radiazioni è solo in grado di proteggere da alte dosi di radiazioni successivamente somministrate. Ci sono dati però che dimostrano che tale risposta è efficace anche contro la formazione spontanea di un tumore da parte di cellule con una predisposizione a tale trasformazione. In uno studio (Azzam 1996) è stato mostrato che esponendo cellule di topo C3H 10T1/2 a basse dosi di radiazioni, il giorno dopo si riscontrava una riduzione della formazione spontanea di trasformazioni neoplastiche del 78%. In un esperimento simile con le HeLa (cellule umane immortalizzate usate nella ricerca) (Redpath 1998), la riduzione fu del 55%.
E' stata sollevata anche la questione su quanto a lungo la risposta adattava persiste dopo un irraggiamento a basse dosi. In un esperimento in vivo (Zaichkina et al., 2003) è stato misurato il danneggiamento dei cromosomi nelle cellule del midollo osseo dei topi dopo un irraggiamento a dosi molto alte. Una parte delle cellule era stata irraggiata precedentemente con una bassa dose di radiazioni, 0,1 e 0,2 Gy, la parte rimanente delle cellule non era stata invece precedentemente irraggiata. E' stata verificata in questo caso una risposta adattativa efficace dopo 1, 3, 6, 9. e 12 mesi. Una certa protezione contro l'insorgere di tumori spontanei era riscontrabile inoltre anche dopo 20 mesi.
Il funzionamento della risposta adattativa contro l'insorgere spontaneo del cancro può essere compreso dagli effetti che hanno le basse dosi di radiazioni sugli agenti chimici ossidanti (ROS). I ROS sono la causa dominante dei cancri spontanei che iniziano con un danneggiamento del DNA; riducendo la quantità di ROS e aumentando la quantità degli agenti antiossidanti SOD, che eliminano i ROS dalle cellule, si ottiene una protezione contro l'insorgere spontaneo dei tumori. I risultati di uno studio sulle cellule dei topi (Yamaoka 1991) sono mostrati nellaFigura 2. Si può constatare che 50 cGy di raggi X fanno diminuire la quantità di perossido lipidico ossidante (ROS)del 20 % e aumentare la quantità di antiossidanti SOD del 25 %. Questi effetti benefici sono apprezzabili per irraggiamenti a basse dosi fino a 100cGy. Altri studi simili sono riassunti nei rapporti di (Yamaoka) del 1991 e (Yukawa ed al) del 2005.

Stimolazione del sistema immunitario

Gli effetti delle basse dosi di radiazioni sul sistema immunitario sono rilevanti. Il sistema immunitario distrugge le cellule che nella mitosi (riproduzione cellulare) mantengono il danneggiamento del DNA, prevenendo in questo modo l'insorgere dei tumori. In un lavoro di (Liu SJ, 1992) sono riportate le risposte del sistema immunitario Tabella 2, dove si può vedere che tale risposta aumenta a basse dosi di radiazioni almeno fino a 7,5 cSv.
In un lavoro del 1992 di (Makinodan T, 1992)Figura 3 si sono avuti aumenti della risposta immunologia dell'80% in vitro e del 40% in vivo a 20 cGy e una rapido decremento di questa, ben al disotto delle cellule non irradiate, per dosi di 60cGy.
In un lavoro successivo (Liu SJ, 2003) sono stati analizzati ben 52 parametri della risposta immunologia irraggiando a 10 livelli diversi il corpo di un topo per determinare la relazione tra due gruppi diversi di parametri e l'irraggiamento. Il primo gruppo includeva i 20 parametri che portano alla diminuzione dell'attività del sistema immunitario (parte superiore dellaFigura 4), il secondo gruppo comprendeva i 32 parametri che portano all'aumento dell'attività del sistema immunitario (parte inferiore della Figura 4). Si può constatare che l'assorbimento di basse dosi di radiazioni regolano verso il basso i parametri che indicano la diminuzione dell'attività del sistema immunitario e verso l'alto i parametri che indicano un aumento della riposta immunitaria. In entrambi i casi questi effetti sono rovesciati da un irraggiamento ad alte dosi di radiazioni ionizzanti. Il risultato è che basse dosi di radiazioni aumentano la risposta immunitaria e alte dosi la fanno diminuire, in accordo con i grafici della Figura 3.
Contrariamente a quanto afferma la teoria LNT, secondo la quale il rischio di cancro dipende solo dalla dose totale assorbita, gli effetti sul sistema immunitario sono molto diversi se la stessa dose è assorbita a un basso tasso (velocemente) o a un tasso minore (lentamente).
In uno studio sugli indicatori della risposta immunologia all'irraggiamento di diversi ceppi di topi (Ina and Sakai 2005), irradiando l'intero corpo con 1,2 mGy per un'ora si è avuta una stimolazione della risposta del sistema immunitario,Figura 5. La stessa dose di radiazioni data ad un tasso più alto ha avuto un effetto opposto.
Ulteriori informazioni sulla dipendenza dal tasso di radiazione assorbita sono state riportate in uno studio sul linfoma timico dei topi (Ina et al 2005). Alte dosi di 7.2Gy velocemente assorbite inducevano tumori nel 90 % dei topi. Se invece i topi venivano esposti a radiazioni ad un tasso di 1,2mGy all'ora per 285 giorni (che fanno in totale 7.2Gy, uguale alla dose precedente), e successivamente veniva loro somministrata la dose massiccia di 7.2Gy, solo il 43% dei topi sviluppava tumori. Questo può essere considerato come un caso estremo di risposta adattativa. La dose iniziale a basso tasso in realtà raddoppia la dose totale perché si aggiunge a quella che viene data in seguito ad un tasso più alto. Quasi tutti gli indicatori di una risposta immunitaria positiva venivano aumentati dall'irraggiamento a basse dosi, e a basso tasso, su tutto il corpo dei topi.
Il sistema immunitario si oppone al cancro e alle metastasi. In uno studio effettuato inserendo cellule tumorali nell'inguine di un topo, osservando l'andamento delle metastasi (Sakamoto 1997) si è constatato che le metastasi nel polmone si riducevano praticamente della metà irraggiando il corpo totale del topo con 16-20cGy per 15 giorni dopo l'inserimento delle cellule maligne. Al contrario irraggiando con 50 cGy si riduceva la risposta immunitario e le metastasi aumentavano
Figura 6.
In uno studio sui topi (Hashimoto 1999) ) fu mostrato che l'irraggiamento del corpo totale, ma non dei tessuti tumorali, con basse dosi di radiazioni riduceva il tasso di crescita delle metastasi e aumentava l'infiltrazione nel tumore di agenti del sistema immunitario (Makinodan and James 1990. Tale irraggiamento riduceva inoltre anche la grandezza del tumore (Hashimoto 1999) (Makinodan and James 1990).

Tabella 1 Effetti della preesposizione a 5cGy su due tipi di abberrazioni di cromosomi delle cellule dei linfociti umani indotte da dosi di 400cGy 6 ore dopo (Shadley 1992)

Tabella 2: Effetti della radiazione sulla risposta immunologica. Le differenti colonne mostrano la risposta del sistema immunologico di cavie (topi) esposte alle radiazioni di 2,5; 5 e 7,5 cGy, in percentuale rispetto a cavie (topi) non esposte a radiazioni (Liu 1992)

PFC = plaque forming cell; MLC = mixed lymphocyte culture, used as test of T-cell function; Con A = concanavalin-A, lectin that stimulates T-lymphocytes; NK = natural killer cells which recognize and kill tumor cells; ADCC = anti-body dependent cell mediated cytotoxicity, which assists NK activity.

Tabella 3 . Morti per leucemia Studio dell'International Association for Research on Cancer (IARC) (Cardis 1995). La colonna finale riporta il rapporto tra casi osservati /casi aspettati (O/E)


Fonti:
Blog di ingegneria ambientale e sicurezza
Cronaca del dopo bomba
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