Nel pezzo di articolo che ho pubblicato ieri mi ero soffermata sulla nascita del graphic novel A Game of Thrones basato sull’omonimo primo romanzo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin. Lo sceneggiatore, ricordo, è Daniel Abraham, collaboratore di Martin già da parecchi anni, l’illustratore Tommy Pattersen.
Ho parlato della nascita del progetto, della scelta di Abraham e Patterson e dei disegni basandomi su introduzioni o appendici inediti in italiano. Il discorso di quei testi si è poi soffermato su elementi particolari della sceneggiatura che costituiscono altrettanti spoiler dal Trono di spade.
Al di la della fedeltà al romanzo — ogni volta che ha potuto Abraham ha riportato nei dialoghi le precise parole di Martin — Daniel ha spiegato che la sceneggiatura si è concentrata sugli elementi fondamentali di ogni singola trama. Nel primo capitolo dedicato a Sansa si vede la maggiore delle sorelle Stark affermare prima, parlando con Arya, che lei odia cavalcare, ma cambiare idea subito dopo quando il suo interlocutore è Joffrey. È proprio interpretando questa scena che sia Sophie Turner (Sansa) che Maisie Williams (Arya) hanno ottenuto i rispettivi ruoli nella serie televisiva Game of Thrones. In seguito però HBO ha deciso di eliminare l’episodio per motivi di tempo, con gran dispiacere di Martin che nei due dialoghi ravvicinati aveva voluto mostrare l’instabilità del carattere di Sansa e il suo forte desiderio di piacere a Joffrey. Per questo Abraham, che conosceva il disappunto dello scrittore, si è accertato di mantenere entrambi i dialoghi nella sceneggiatura.
Le restanti pagine parlano dell’aspetto del trono e si concentrano su singole immagini evidenziandone i punti di forza o le difficoltà affrontate.
L’analisi del lavoro svolto da Abraham e Patterson prosegue nei contenuti speciali del secondo graphic novel con il racconto della nascita di una scena, nello specifico le pagine relative al torneo del Primo cavaliere. L’episodio è importante per la trama di Ned, con la morte di ser Hugh della Valle, e per quella di Sansa, con il colloquio con Ditocorto. Si tratta però anche di una scena di massa enorme, con una gran quantità di personaggi e l’ambientazione festosa più maestosa che ci possa essere nel continente di Westeros.
Il confronto parte dalle parole di Martin, mostra la sua riduzione sotto forma di sceneggiatura con testo e spiegazioni a Patterson su come realizzare i vari disegni e riporta lo scambio di opinioni fra sceneggiatore, illustratore e redazione su come realizzare il miglior prodotto possibile. I cambiamenti in un adattamento sono un’infinità, a partire da cosa salvare e cosa tenere del testo originario al modo migliore per renderlo, anche modificandolo nella forma pur senza stravolgerne la sostanza. Dettagli piccoli come la presenza di un determinato personaggio sulla scena o la sua posizione vengono analizzati così come la sequenza stessa delle varie scene.
In un primo momento, per esempio, Abraham aveva pensato di porre la cattura di Tyrion da parte di Catelyn al termine del nono fascicolo e non all’inizio. Nel libro che riunisce i vari fascicoli la scansione dei climax ha necessità diverse visto che è legata a un’opera di una certa dimensione, e consente una maggiore libertà. In fascicoli di una trentina di pagine però un finale forte fa più effetto, e certo l’immagine di Tyrion circondato da nove uomini armati è più efficace per catturare l’attenzione degli spettatori di un Varys che dice a Ned che Jon Arryn è stato ucciso perché stava facendo delle domande. La prima ipotesi di Abraham era stata quella di posticipare il capitolo di Catelyn a quelli di Sansa e Ned, ma poi si è reso conto di non poterlo fare. In fondo la locanda dove avviene l’incontro fra Catelyn e Tyrion è affollata perché molti cavalieri si stanno recando ad Approdo del Re per partecipare a quel torneo descritto nei due capitoli successivi. In questo caso la cronologia è rigida, e l’unica modifica che Abraham ha chiesto a Patterson è quella relativa al colore delle casacche dei membri di casa Frey, chiare con le torri gemelle disegnate sopra con un colore più scuro. Peccato che nessuno, Abraham, Patterson, la Groell o un qualsiasi altro membro dello staff che ha realizzato il graphic novel si sia accorto che qui (1) c’è un errore ben più grave dell’inversione fra due tinte dello stesso colore.
George R.R. Martin, da buon amante dell’araldica, si è preoccupato di sottolineare che Catelyn nota “tre armigeri che si fregiavano dell’emblema dello stallone rosso dei Bracken. Più oltre c’era un intero gruppo che indossava maglie di ferro blu e cappe grigio argento ornate con un altro blasone noto, le torri gemelle di Casa Frey” (2). A guardare il disegno sembra che siano quattro i personaggi che portano i colori di Casa Bracken, visto che è improbabile che sia presente qualcun altro con colori araldici così simili ai loro, ma questo è un dettaglio secondario. Però “solamente due del gruppo dei Frey avevano fatto il gesto di partecipare, aveva rilevato Tyrion, ma si erano affrettati a tornare a sedersi nel momento in cui avevano visto che il loro comandante non si era mosso” (3). Nel romanzo i Frey si guardano bene dallo schierarsi e preferiscono restare a guardare quel che avviene, abitudine che manterranno all’interno della saga ogni volta che sarà loro possibile. Per questo farli schierare dalla parte degli Stark e contro i Lannister in questo punto del graphic novel è stato un grave errore.
Se in questo dettaglio l’adattamento ha involontariamente modificato una precisa scelta dello scrittore, in altri ne ha reso più espliciti fatti e protagonisti.
Uno dei punti più dibattuti dell’intera saga è quello relativo all’identità della mamma di Jon Snow. Fra i tanti indizi o supposti tali c’è anche la rievocazione della Battaglia dei Tridente, evento decisivo nella ribellione capeggiata da Robert Baratheon. Daenerys, che dell’episodio conosce solo quel che le ha raccontato il fratello Viserys, pensa a un altro fratello, “Rhaegar che combatteva l’usurpatore nelle acque del Tridente arrossate dal sangue e moriva nel nome della donna che amava” (4). Martin deliberatamente non scrive il nome della donna, e solo in altri punti della storia si legge che Rhaegar era sposato con Elia Martell, all’epoca ritenuta ragionevolmente al sicuro dietro le mura fortificate di Approdo del Re. In realtà nulla assicura che Rhaegar amasse la moglie, anche se in altri punti si vede che la rispettava, e il graphic novel con una semplice frase narra una storia ben diversa. Pensando a quello stesso episodio Daenerys ricorda “loro fratello Rhaegar che si batteva con l’usurpatore nelle insanguinate acque del Tridente e moriva per la donna che amavano entrambi” (5). Indizio non da poco se si considera che Robert Baratheon è andato a letto con numerose donne ma ha dichiarato di essersi innamorato solo di Lyanna Stark.
Altro punto interessante è una conversazione udita per caso da Arya nei sotterranei della Fortezza Rossa. Arya è una bambina e non capisce tutto quel che sente, in più Martin si preoccupa di fare in modo che lei non riesca a udire parecchie frasi del discorso. Quello che è evidente è che in ballo c’è una cospirazione piuttosto grossa, i cui risultati potrebbero essere catastrofici per la famiglia Stark e per l’intero continente di Westeros. Arya non capisce chi siano i due personaggi che parlano, e anche in questo caso i fan ne hanno discusso abbondantemente. L’ipotesi più accreditata, che i due fossero Varys e illyrio Mopatis, trova una decisa conferma nelle illustrazioni di Tommy Patterson (6).
In questo caso l’immagine deriva dalla saerie televisiva, ennesima conferma di quel che già sospettavamo. E io vorrei capire perché a volte il blog mi mette anche le immagini larghe in tutta la loro estensione e perché a volte sembra che le foto abbiano fatto la dieta. Ma come si può riconoscere Illyrio Mopatis se improvvisamente diventa magro? O anche Varys, se è per questo.
Il graphic novel non è il romanzo, anche se narrano la stessa storia. Ogni forma espressiva ha strumenti che le sono propri, e ogni autore ha una diversa sensibilità riguardo a quel che deve essere narrato e a come narrarlo. Il graphic novel A Game of Thrones non è il libro su cui è basato, Il trono di spade, anche se entrambi i volumi narrano la storia della famiglia Stark e degli avvenimenti legati al viaggio compiuto a Grande inverno da Robert Baratheon. L’adattamento però può dare, e di fatto dà, nuove informazioni sui romanzi e fornisce un’interpretazione della storia che magari non coincide completamente con quella dei lettori dei romanzi, e che proprio per questo può spingerli a riflettere su nuovi dettagli. E magari qualcuno, dopo aver scoperto il continente di Westeros grazie all’adattamento, può decidere di passare alla lettura dei romanzi. Questo è quello che il loro autore, George R.R. Martin, spera.
Quel che è certo è che questi libri, pur con tutti i loro limiti e nonostante l’assenza dei contenuti speciali nell’edizione italiana, possono fornire interessanti spunti di riflessione e aprire — o aprire in modo diverso – le porte su uno dei mondi fantastici più importanti creati negli ultimi anni.
Note
1) George R.R. Martin, A Game of Thrones — Graphic Novel — Volume 2, Bantam Books, 2013, trad.it. A Game of Thrones — Graphic novel — Volume 2, Italycomics, Roma, 2013, capitolo 28, pag. 5 e capitolo 31, pagg. 1-2.
2) George R.R. Martin, A Game of Thrones, 1996, trad.it. Il trono di spade, Milano, Mondadori, 1999, pag. 319.
3) Martin, Il trono di spade, op.cit., pag. 359.
4) Martin, Il trono di spade, op.cit., pag. 36.
5) Martin, A Game of Thrones — Graphic novel — Volume 2, op. cit., capitolo 3, pag. 4.
6) George R.R. Martin, A Game of Thrones — Graphic Novel — Volume 1, Bantam Books, 2012, trad.it. A Game of Thrones — Graphic novel — Volume 1, Italycomics, Roma, 2013 e Martin, A Game of Thrones — Graphic novel — Volume 2, op. cit. Il volto di Illyrio è chiaramente visibile nel capitolo 3 a pagina 6 e nel capitolo 32 a pagina 7, quello di Varys nel capitolo 20 a pagina 2 e nel capitolo 32 a pagina 7.