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A gennaio serie tv "Gli Anni Spezzati" su Rai 1 racconta la Generazione '70, in uno scenario drammaticamente attuale (Ansa)

Creato il 23 dicembre 2013 da Nicoladki @NicolaRaiano
Gli Anni Spezzati sono i '70, quelli dei conflitti politici in strada P38 in pugno, dell'inizio della strategia della tensione, del boom economico che si arresta bruscamente per diventare austerity, delle lacerazioni di un paese sulla 'trattativa o la fermezza'. Dopo una gestazione durata molti anni, il primo progetto risale al 2005, è ormai prossima alla messa in onda su Rai 1 l'antologia televisiva su quel decennio diretta da Graziano Diana, prodotta dalla Albatross e Rai Fiction.
"Attraverso tre figure emblematiche raccontiamo un intero arco temporale e geografico. Dei terroristi cinema e fiction si sono più volte occupati, degli altri protagonisti di quegli anni molto meno e a loro, a quelle vite spezzate, volevamo dare voce", dice in un'intervista all'ANSA il regista e sceneggiatore Graziano Diana.
Sono tre miniserie autonome, per cast e storie: Il commissario, in onda il 7 e 8 gennaio, su Luigi Calabresi con Emilio Solfrizzi; Il giudice, in onda il 14 e 15 gennaio su Mario Sossi con Alessandro Preziosi e L'ingegnere, in onda il 27 e 28 gennaio che racconterà l'aspro scontro alla Fiat in quegli anni e la marcia dei 40 mila, con Alessio Boni.
Quello che accade in questi giorni con gli scontri nelle Università, le occupazioni, la ventilata marcia verso Roma del movimento dei Forconi, le manifestazioni No Tav, gli antagonisti sembra riportare drammaticamente d'attualità lo scontro di quegli anni, fine del boom ieri come oggi la bolla in un innalzamento di tensione analogico. Parlare degli anni '70 oggi è ancora sfiorare ferite aperte. Lo stesso figlio di Calabresi, il direttore de La Stampa Mario, aveva inizialmente non approvato la realizzazione di una miniserie sul padre commissario. "Questo progetto - spiega Alessandro Jacchia, produttore con Maurizio Momi della serie - ha visto coinvolte tante famiglie, alcune come Sossi e Coco hanno collaborato raccontando aneddoti, dettagli, altre come Calabresi sono rimaste fuori. Lo vedranno in tv".
Nella prima miniserie la vicenda del giovane commissario Calabresi viene raccontata descrivendo il rapporto con un giovane poliziotto romano appena arrivato a Milano spiegando via via tutto il contesto per cui ad un certo punto con la morte dell'anarchico Pinelli (un malore attivo, fu la conclusione della magistratura sul volo dal quarto piano della Questura) dopo Piazza Fontana, Calabresi diventa una sorta di bersaglio, oggetto di un massacro mediatico che finirà in un lago di sangue sotto la sua abitazione il 17 maggio 1972.
Nella seconda la solitudine di Francesco Coco sarà un pugno allo stomaco per i telespettatori che ricorderanno il sequestro Sossi, due servitori dello Stato, due amici che si trovarono uniti nella tragedia di un'unica croce da portare.
Nella terza, il contesto della Fiat a Torino attraverso la famiglia di un ingegnere figura di fantasia ma simbolica di quello che accadeva sul finale dei '70 riporta ai drammi interni di padri e figli, di chi vedeva crescere in casa la lotta armata sotto il giogo dei cattivi maestri.
L'antologia ha il patrocinio dell'Associazione nazionale della Polizia di Stato e dell'Associazione Italiana vittime del terrorismo, un 'bollino' che dovrebbe mettere al riparo dalle polemiche. "Sono passati oltre 40 anni, 41 dalla strage di Piazza Fontana e ci sembra - dicono Diana, Jacchia e Momi - una distanza giusta per affrontare questi argomenti in una serie tv che vuole essere spettacolare drammaturgicamente ma rigorosa nel rispetto dei fatti. Non c'è biografia di singole persone ma l'affresco di un periodo che ha segnato più di una generazione".
Un comitato di consulenti storici garantisce sugli aventi accaduti, composto da Adalberto Baldoni, Sandro Provvisionato e Luciano Garibaldi, quest'ultimo autore di due libri, uno su Calabresi, l'altro su Sossi, da cui si è preso spunto. Preoccupazioni? "Rendere drammaturgicamente - spiega Graziano Diana - un materiale così denso e doloroso ancora per tanti in una storia emotivamente forte ma mai senza equilibrio e in cui le istituzioni attraverso i servitori dello Stato abbiano il giusto riconoscimento anche tra gli spettatori che quegli anni non hanno vissuto. E magari, questo è l'augurio, ne approfittino per riflettere sulle derive pericolose della tensione che diventa violenza".


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