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A Gipsy in the Kitchen goes Aussie – Sidney

Creato il 16 settembre 2015 da Agipsyinthekitchen

E così. Così eccoci. In questo istante che sa di oceano, mare. Che sa di surf e leggerezza.
In questo istante che è durato una settimana in una città che ci ha ricordato cos’è la leggerezza.
Ci ha insegnato il colore dell’ambra che increspa le onde.
La libertà di credere nei propri sogni e il lusso di saper osservare la realtà. Semplice, perché è così che sono le migliori gioie della vita.

Fare, mangiare, baciare e surfare.

E d’improvviso ci si domanda tutto questo tempo a correre, ad arrabbiarsi, a programmare la vita in ogni singola virgola, dove va? Quanto volte abbiamo procrastinato la nostra felicità in nome di doveri che ci hanno imposto – o ci siamo auto imposti?
La vita è qui ed ora. E mai come adesso sento vibrare questo motto in me. Non ho più intenzione di forzare conversazioni, forzare amicizie, forzare interazioni. Le nostre energie vanno salvaguardate e indirizzate in ogni dolcezza e gentilezza che questo Universo ci offre.

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Sidney: qui i pappagalli sono come da noi i piccioni, con l’unica differenza che canticchiano e sono belli, pieni di colore e anche un po’ rockstar, con le loro incredibili creste gialle. E’ pieno di surfisti. Persino i bambini escono da scuola e si infilano subito nelle mute, tavola da surf sotto braccio, sandwich con vegemite dall’altro  e come mezzo di locomozione lo skateboard.
Ci sono spiagge ovunque. Qui non si aspetta il tram, quanto piuttosto si scruta l’orizzonte cercando di avvistare le balene.
Il vento è a favore, la musica la troviamo nelle nostre parole.
Il cielo emana una luce tutta sua, forte, vibrante, avvolgente. Non è mai facile da descrivere la meraviglia.
Credo che ogni viaggio, così come ogni ricordo, debba avere un sapore particolare, specifico. E questo viaggio per me sa di pavlova, in tutta la sua delicata morbidezza, quella al frutto della passione che abbiamo mangiato la prima sera al Gowings Bar.

Ho fatto surf e per me è stato un miraggio divenuto realtà. Mi sono alzata sulla tavola e quando ciò è avvenuto, dopo il consueto inneggiare a Santa Beyoncè e un mini ballo hula, ho capito poche ma fondamentali cose. Per essere sereni basta poco. Di inverno l’oceano è ghiacciato ma ritempra meglio di qualsiasi medicina esistente. E poi che la vita è proprio così: un’onda buona e si va. Un’onda grossa e si beve un po’, si annaspa, ma si torna sempre a galla. Prima si ha paura di perdere l’equilibrio, ma poi alla fine capisci che male che vada si cade e ci si rialza, con ali e gambe ancora più forti. E quando si trova l’equilibrio, rock and roll baby.
Ci sono poche cose che imporrò- quando e se diventerò mamma – ai miei figli.
La prima è la gentilezza: verso il cuore degli altri. Che si trasla in delicatezza e rispetto, tanta onestà e molta fiducia nell’altro. Imporrò anche il lavarsi le mani ogni volta che si va in bagno e la curiosità come scuola di vita fondamentale e motore di innovazione e cambiamento. Ma sopratutto sia messo in chiaro: i nostri figli avranno da subito uno skate sotto i piedi e la tavola da surf pronta ogni mese dell’anno. E non accetterò alcun compromesso. Non ci sarà raffreddore o influenza o festa che li potrà tenere lontano dalla leggerezza che una tavola ti regala o dalla libertà di sentirti padrone del mondo quando cavalchi un’onda avventurosa.

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Immaginiamo la vita che vogliamo e poi prendiamo il coraggio per scriverla in ogni dettaglio, asterisco, virgola e punto esclamativo. Tante volte pensiamo di non andare bene. Troppe volte ci imponiamo di cambiare, di non essere rumorose, di camminare in punta di piedi nella vita perché vogliamo compiacere chi amiamo. Non dando troppo disturbo, quasi a voler passare inosservate. Silenziose, così da non deludere la proiezione che chi amiamo, ha di noi. Ma mai cosa è più sbagliata. Chi ci ama, ci ama per come siamo. Piene di difetti, a volte un po’ tonte, altre volte pesanti e lamentose. Molte volte sorridenti. Sicuramente rimbambite senza il caffè del mattino. Capricciose. Generose. Buone. Anche B O N E . A tratti umorali. Insicure. Pacchetto completo. Così come il nostro amore è circolare e completo così deve essere l’amore di chi dice di amarci. Non dimentichiamocene.

Prendete i vostri figli, i vostri amici, chi amate. prendeteli, fate i bagagli e partite. Basta poco ma partite perché questo mondo ci sta implorando di scoprirlo, perché solo così capiremo come amarlo veramente. E più conosciamo questo pianeta che ci ospita, più impariamo qualcosa in più di noi e conosciamo il vero significato della parola gratitudine. Viaggiare, come medicina di apertura mentale immediata. 

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QT Sidney. Il migliore, senza dubbio. Camere confortevoli, gadget divertenti in ogni stanza. Palazzo storico, mattoni a vista, gusto retrò chic che fra tanto hipster e ci piace molto.
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Gowings Bar & Grill. Parliamo di mac& cheese al tartufo e pavlova al frutto della passione. Luci con lettere da circo e cocktail che sono incredibili già solo dai nomi.
Tetsuya’s. Il migliore. Tre stelle Michelin. Pluripremiato, giustamente. 12 portate, 10 vini diversi. Un’esaltazione di sapori che perderli sarebbe peccato mortale. Un genio, ecco cos’è lo chef Tetsuya.
Jonah’s Beach. Sembra di essere in piena magia. Pulito, bianco. A capofitto sul mare, trattieni il respiro e vedi le balene, mentre assapori un pranzo che va a coccolare ogni papilla gustativa. Limonate con bollicine al mango, gnocchi con miele di manila e gorgonzola piccante. Crumble di parmigiano.
North Bondi Fish. Proprio sopra la famosa spiaggia, ritrovo di surfisti e di cool gang. Hanno il miglior pane all’aglio che abbia mai mangiato. E un tacos di tempura di verdure che ancora mi sogno la notte.
Da Orazio Pizza e Porchetta. Missing Pizza? Qui la migliore. Un po’ cara per gli standard italiani, ma senza dubbio ottima. E poi hanno dei bomboloni come dessert che fanno gorgogliare le budella dalla bontà.
Pasta Emilia. Li ho conosciuti al CarriageWorks Market e come non rimanere strabiliati sia dagli stupendi tattoos che dall’abilità dello chef Alessandro Grisendi?
Yullis: Ristorante vegetariano che incanta. Fagottini, involtini e menù condiviso. Tutto veggie, con opzioni vegan. Buono, inusitato e fresco.

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Surf. Una bella lezione di surf. Con quei santi dei ragazzi di Let’s Go Surfing. Da non perdere: sia chi ha paura degli squali sia chi invece sa come domare ogni medusa.
Eveleigh farmers market. Questa per me è stata una delle più belle esperienze. Cielo blu, aria fresca e cibo, di quello vero, sano, biologico. Dal produttore al consumatore. Musica, fiori, dolci. Uova appena fatte e subito trasformate in deliziose colazioni. Bambini che giocano, bellissimi cagnoni e cagnolini che scodinzolano felici. Magistralmente coordinato da Mike di Kitchen by Mike, che è un uomo di dolcezza profonda, e i suoi modi gentili mi sono rimasti impressi.
Mojo by Luke Mangan. Luke è un genio. E’ anche molto simpatico e affabile e sa perfettamente cosa vuol dire fare ristorazione oggi: unite l’utile al dilettevole. Utile laddove bisogna creare una tendenza social abbastanza forte da far si che se ne parli. Dilettevole perché il cibo deve essere buono. Deve essere un’esperienza. E così crea eventi itineranti con bolle di sapone e DJ e il meglio del panorama foodie del momento. Io qui ho conosciuto quel genio di Katherine Sabbath.

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Si ringrazia:
Tourism Australia // CATHAY Pacific // Missoni // Stella McCartney // SUN68 // LEVIS // TOMTOM Bandit // CANON
Video and Photo By Alessandro Madami

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