A José Pascal, il giorno di Pasquetta.
Sulla smeraldina spianata ampia di pioggia
specchiata a nuvoli grigi in cristalli di vento
viene leggero nell’abito serio Josè
e ride negli occhi fanciulli
e ha tra le braccia nascoste fastelli
di appena al mio tempo raccolti pensieri.
Ahi come assomiglia di Josè il passo
a quello che viene a bussarmi sul cuore!
Sento obliqui fili di perle visibili appena
che fanno una rete quasi di nebbia e d’azzurro
alla gentile camicia del dolce Josè
Nel suo abito serio, e in fronte ridente
mi dona rubati sguardi che subito
nascondo nel (desolato) fondo profondo.
Ahi come José ha un cantare d’usignuolo
che prima dell’alba mi sveglia al balcone!
Si toglie la mediterranea notte dai veli
umidi e cupi di autunno improvvido, stelle
e luci e colori ai neri capelli, Josè
le mani si guarda in pensieri discreti
ignaro d’una carezza mia tiepida e un po’
trepida, come su un troppo sottile cristallo.
Ahi come presto svanisce a Josè nel petto
il mio piccolo dono di gocce di pioggia!