Magazine Cinema
Credo che l'idea che ho a proposito dell'assegnazione delle "bottigliate" sia rappresentata alla perfezione da questo coraggioso, estremo tentativo di due esordienti cineasti d'oltralpe dalla passione come non se ne vedevano da tempo per il gore: A l'interieur è una pellicola dalla notevole forza visiva e dalla fotografia d'impatto, curata con perizia negli effetti - mi ha riportato indietro alla grande stagione dei primi slasher degni di questo nome, nel pieno degli anni settanta -, che parte alimentando la tensione e sopperisce al progressivo diminuire della stessa con dosi massicce di violenza a dir poco esplosiva - il braccio inchiodato dalle forbici attraverso la porta del bagno, l'uccisione di Jean-Pierre, per non parlare dell'agghiacciante "parto" -.Eppure, non riesco a trovare alcuna base effettivamente solida in uno script estremamente prevedibile, tendenzialmente privo di colpi di scena, troppo ricco di citazioni - che paiono più ricicli di idee che non omaggi -, poco coinvolgente e spesso e volentieri votato ad un'estremizzazione da scandalo che poco si addice all'idea di un genere - il gore, per l'appunto - che non dovrebbe affatto preoccuparsi delle reazioni "morali" stimolate nel pubblico.Peccato davvero, perchè le recensioni - a tratti entusiastiche - di questo film avevano contribuito a creare una forte aspettativa in casa Ford, seminando una traccia che portava più al Cinema orientale dalla fisicità dirompente come quello del primo Kim Ki Duk che non alla recente produzione horror transalpina, che pare avere come tratto distintivo partenze dirompenti bruciate da finali assolutamente non all'altezza - Alta tensione, Martyrs -: purtroppo, anche in questo caso, ad una prima parte che mi ha ricordato il terrore da camera di La morte e la fanciulla impreziosita da esplosioni di violenza devastanti corrisponde un climax che, a tutti gli effetti, climax non arriva mai davvero ad essere, e passa attraverso citazioni neppure così riuscite di cose ben più pregevoli come The descent - la morte della madre, anticipatissima - per giungere a sequenze senza una vera e propria spiegazione logica - lo scontro con il giovane poliziotto dato per morto dopo lo scontro con la donna misteriosa -.Certo, chi sostiene e continuerà a sostenere quest'opera potrà argomentare senza fatica sulla serie neppure troppo velata di riferimenti ai tumulti delle periferie multirazziali delle città francesi così come alla paura e alla minaccia del "diverso", o al complicato rapporto madre/figlia che si dipana nel triangolo tra Sarah, la donna misteriosa e, per l'appunto, la madre della protagonista, eppure questi stessi rimandi paiono perdere progressivamente importanza - un pò come accade alla tensione, come già sottolineato - a dispetto dello sfoggio - peraltro molto efficace - dello splatter: da questo punto di vista, continuo a sostenere che il gore sia un genere dalle enormi potenzialità "ludiche" spesso e volentieri troppo appesantito da tentativi di renderlo giustificato per lo meno a livello metaforico.Peccato di nuovo, perchè le efferatezze mostrate nel corso di questo film, inserite in un contesto di humour nero o di puro e semplice gioco al massacro quasi senza spiegazioni - una sorta di Funny games, per intenderci - avrebbero assunto una dimensione ben più feroce e sconcertante, invece di essere la semplice appendice di quella che, nella mente dei due autori, doveva essere una folgorante, incredibile, sanguinosissima ed autoriale oltre misura opera prima.
MrFord
"My isolation is my course
the effect it has on life itself
is a cancer on its source
I rue the moments spent between
the Fetish and the Flame
until this war is over, I won't ever lose my rage."
Slipknot - "Child of burning time" -
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