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A lonely place to die

Creato il 12 febbraio 2012 da Misterjamesford
A lonely place to dieRegia: Julian GilbeyOrigine: UkAnno: 2011Durata: 99'
La trama (con parole mie): due coppie di amici guidate dall'esperto scalatore Rob sono nel pieno di un'escursione nel cuore delle Highlands scozzesi, in cerca dell'adrenalina che soltanto una parete vertiginosa può dare.Quando, nei boschi, trovano una bambina sepolta viva e decidono di salvarla e prenderla con loro per portarla al sicuro, il viaggio si trasforma in un incubo: due rapitori e killer professionisti, infatti, sono in attesa che il padre della piccola, un criminale di guerra proveniente dalla ex Jugoslavia, paghi un cospicuo riscatto per vederla tornare a casa viva e vegeta.A questo punto per i cinque appassionati di montagna il weekend programmato diverrà decisamente più estremo di quanto si potessero aspettare: dovranno, infatti, lottare con le unghie e con i denti per tornare a casa vivi.
A lonely place to die
Personalmente, ho sempre apprezzato molto i survival, soprattutto quelli ad ambientazione "rustica".In casa Ford, quando si tratta di horror e affini, siamo sempre molto ricettivi rispetto a prodotti di discreta fattura, e con Julez - a proposito, buon compleanno: preparati al festeggiamento! - direi che questo è uno dei generi percui riusciamo a condividere una certa comunione d'intenti - mentre, al contrario, ci veniamo incontro ad esempio sulle commedie "in rosa" o sul Cinema d'autore "noioso", come direbbe il mio antagonista Cannibale -.Segnalato dal sempre attento Ottimista, A lonely place to die è stato, però, rispetto alle aspettative, una via di mezzo tra un'adrenalinica corsa allo spasimo e la delusione da "troppo stroppia": partito neanche fosse un dramma alpino a metà tra Cliffhanger e La morte sospesa, vira - complici i paesaggi splendidi delle Highlands - al classico surival giocato su tensioni e attese - e qui i riferimenti vanno dal Dog soldiers di Neil Marshall al fantastico Eden lake, ma non dimentichiamo il "down under" Wolf creek - in cui i protagonisti, oltre che rispetto a chi da loro la caccia, divengono involontarie vittime della Natura, per poi tramutarsi in una sorta di Un tranquillo weekend di paura in versione action thriller, inserendo nell'equazione la parte della trama dedicata al rapimento della piccola Anna, ai suoi rapitori e agli uomini che il padre della bambina sguinzaglia alla caccia degli stessi.
E' proprio con quest'ultima parte che la storia pare avvitarsi troppo su se stessa, perdendo la genuina semplicità del genere a scapito di evoluzioni eccessive di uno script che sarebbe risultato decisamente più potente se semplificato dai suoi autori: la stessa sospensione dell'incredulità e la rivelazione della presenza dei due rapitori avviene a mio parere troppo presto, e la buona tensione costruita con il ritrovamento di Anna finisce subito per essere smorzata dall'arrivo dei "cacciatori" sulle tracce dei protagonisti.
A fare da contrappeso all'eccessiva densità dello script - per un survival, s'intenda - troviamo alcune sequenze decisamente interessanti e dalla resa efficace, dall'incubo di Alison - una Melissa George decisamente più monocorde del solito - all'incidente a Rob, improvviso e reso davvero alla grande: peccato davvero che quella che dovrebbe essere l'escalation finale appaia confusa ed anche un tantino giustizialista - per quanto assolutamente comprensibile -, ed alcuni personaggi fatichino davvero ad entrare nella vicenda come dovrebbero - vedere Eamonn Walker, l'ex Kareem Said di Oz, sprecato così è davvero un delitto -, perchè sulla carta A lonely place to die poteva ambire a ricoprire un ruolo di rilievo certamente maggiore nel suo ambito, e non limitarsi ad essere soltanto al di sopra della media.
Lungi da me, però, sconsigliarne la visione: il panorama horror - o presunto tale - è così avaro di titoli interessanti che farsi scappare una pellicola come questa rischierebbe di risultare un delitto: certo, non sarà il più innovativo tra i film che vi potrà capitare di scovare, non spaventerà come i più tosti dei lavori del già citato Marshall o inquieterà come l'opera di James Watkins, eppure porta a casa la sua sana pagnotta regalando al pubblico - e agli appassionati di sport estremi ed alpinismo in particolare - qualche momento di discreta tensione.
In tempi - per il genere - come questi, direi che poteva andarci molto peggio.
Come ritrovarci rinchiusi sottoterra o con due killer armati fino ai denti alle costole, cercando di non dimenticare che la Natura ha le sue insidie, ma che quando ci si mette, l'Uomo fa davvero del suo peggio per non sfigurare.
MrFord
"Just take a seat, they're always free
no surprise, no mystery
in this theatre that I call my soul
I always play the starring role, so lonely
so lonely, so lonely, so lonely."The Police - "So lonely" -

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