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A Maasai Tale: il nomadismo, tra tradizione e modernità

Da Spacechili

A Maasai Tale: il nomadismo, tra tradizione e modernità.


Questa è la storia di Sitatien Kaelo, una ragazza Maasai.
Sitatien è la più sveglia della sua tribù, ma è una donna e per tradizione suo padre cerca di farla smettere di studiare, quando ha raggiunto l'adolescenza.
Tuttavia, come in ogni "favola" che si rispetti, anche qui c'è un mago saggio: un anziano della tribù di Sitatien.
Egli riconosce le qualità della ragazza e capisce che tutta la sua comunità ha bisogno di un ponte, tra la loro cultura tradizionale il mondo moderno.
Così la aiuta a continuare la sua educazione, fino a farla andare in un'università negli Stati Uniti, cosa che trasformerà radicalmente la vita di Sitatien.
Aljazeera propone questo speciale di Witness sui Maasai, in un servizio interessante, che racconta parte della complessità di questa tribù, senza descriverla in pieno.
Nell'immaginario, i Maasai sono il popolo nobile della savana: cacciano i leoni, mentre le loro coperte a scacchi sventolano calde contro l'azzurro di un cielo immenso. E questa cosa è vera o sicuramente lo è stata.
Le enciclopedie ci dicono che vivono di allevamento e che bevono il sangue delle loro mucche. Anche questo è vero, ma quello che a noi sembra tanto cruento, alla fine è una consuetudine non tanto distante dal nostro sanguinaggio o dalla pasta ai frutti di mare.
(Date a un Maasai un gamberetto e vedete la faccia che fa... ;)
I servizi alla televisione ci dicono che la "modernità" - vai a capire cosa significa davvero - è in contrasto con la cultura tradizionale di questa tribù.
Eppure non spiegano che c'è stata una vera e propria "immobilizzazione" di queste comunità, cercando di eliminare il loro nomadismo. Per non creare litigi con gli agricoltori vicini, che vedevano i loro campi decimati dalle mucche dei Guerrieri.
Non ci dicono nemmeno che i Maasai, la terra e gli elefanti hanno costruito nei secoli un sodalizio a rotazione, che permetteva a tutti e tre di prosperare in modo sostenibile. Non ci dicono che questo equilibrio è stato rotto.
I Guerrieri Rossi hanno trasformato il loro nomadismo: ora si spostano nelle grandi città come Dar-es Salaam o nei centri turistici come Zanzibar.
Le ragazze hanno grosse pressioni dalla cultura tradizionale, anche se quelle che si sono trasferite in città sono riuscite ad emanciparsi. Ma l'analfabetismo femminile è ancora una piaga nelle comunità rurali ed è per questo motivo che servono iniziative simili:
A Maasai Tale: il nomadismo, tra tradizione e modernità.Q...

(A pensarci, che con un mojito in meno si può aiutare una persona a cambiare vita...)
Comunque, i masaai alle volte sono tutto questo, alle volte nulla di questo e alle volte uno strano mix.
Ma se pensate che le loro esigenze siano lontane dalle nostre, vi sbagliate di grosso.
Anche noi, ragazzi italiani ricchi e occidentali, stiamo vivendo il nostro conflitto con la modernità.
Cos'è questa modernità? Io la trasformerei in "esigenze normali nella contemporaneità".
Abbiamo delle necessità. Il bisogno di vivere facendo per otto ore qualcosa che non ci mandi in manicomio e per cui possiamo essere pagati il giusto.
Abbiamo la necessità di amare e farci una famiglia con le condizioni migliori possibili.
Abbiamo bisogno di luoghi in cui possiamo trovare una nostra dimensione come individui.
Rispetto, riconoscimento, realizzazione.
Ecco che scopriamo di essere a due passi dai Masaai.
La tradizione contro cui combattiamo è il pensiero rigido delle generazioni precedenti, che hanno costruito tutto con il boom degli anni '60 e '80. Ricordano una nazione fatta di opportunità, in cui essere stanziali era la carta vincente. E non riescono a rapportarsi con le immagini di un mondo fatto di crisi economica, di risparmi divorati, di una politica imbrogliona.
E noi?
Noi siamo davanti al dilemma della partenza. Lasciare la nostra tribù e buttarci nel mare magnum della globalizzazione o stare a casa e accontentarsi delle briciole.
Salutate le vostre mucche...
(QUI trovate la trascrittura del servizio di Witness, Buona lettura.)


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