Ho un nuovo marchingegno che si chiama Video Capture e mi sta consentendo agevolmente di creare file digitali a partire da VHS più o meno vecchi: così entusiasta ne sono che ho deciso di condividere alcuni documenti. Questo è un brano dal musical Victor Victoria di Sandro Massimini, andato in scena al Teatro Sistina di Roma e in diverse altre città. Io interpretavo la pupa del gangster. In un minuto e mezzo espongo, davanti al mio bullo (Gerardo Amato, catatonico poiché lo richiede il ruolo), la mia filosofia di vita.
A proposito di questo spettacolo, riporto un brano da una blog-intervista che mi ha fatto Luca Filippi non molto tempo fa:
D. E' esperienza comune che gli artisti riescano attraverso loro arte a vivere quasi una sublimazione e ad apparire, spesso, molto diversi da come li conosciamo nella realtà quotidiana. Come attrice ti è mai capitato di subire questa "trasformazione" e quale spiegazione ti sei data?
R. Ti risponderò con un aneddoto. In “Victor Victoria” di Sandro Massimini interpretavo la classica pupa del gangster: sulla scena indossavo abiti lunghi, scollati e pieni di paillettes, avevo la parrucca bionda, unghie finte lunghe parecchi centimetri ed ero truccatissima. Una sera, in non ricordo più quale cittadina, dopo lo spettacolo andai a mangiare in un ristorante con i ballerini. A un certo punto si avvicinò un signore che aveva visto lo spettacolo e aveva capito che ne facevamo parte. Alla notizia che la pupa del gangster ero io, mi fissò incredulo e deluso: una ragazzotta pallida e leggermente sovrappeso, con i capelli castani malamente appiccicati alla testa, ingoffata in una tuta da ginnastica anche un po’ sformata. “No, no” ripeteva il signore “non è lei. Non è lei. Non è possibile”. E se ne andò, convinto che gli avessimo raccontato una balla.
(Ricordo a chi riceve i post per email che per vedere i video è necessario collegarsi al blog).