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A mio marito

Creato il 20 aprile 2012 da Sabby
A mio marito

I tuoi silenzi, quelli che, ogni tanto, crei tra di noi, io li subisco, ne sono vittima. Vittima della tua debolezza, della tua incapacità di esprimere emozioni, della  tua arroganza. Perché il silenzio che imponi tra noi non è riflessione, spazio dentro il quale capire, ascoltarsi, ma gesto punitivo che non significa nulla, se non violenza.

Abbiamo un problema? Entriamo in quel problema, sentiamone il dolore, guardiamo insieme le ferite, ma non creiamo distanze come fai tu, distanze che sono difficilmente colmabili. E anche quando il tuo gesto punitivo cessa di esistere (forse per te la punizione può bastare?)e riprendi il dono della parola, cosa meravigliosa per ammantare emozioni, io mi sento ancora destabilizzata da quel vuoto, da quel rumore sordo che producono le nostre distanze.

A questa tua violenza dovrei dire di “no”, ma non sono capace di farlo: aspetto che passi, come un marinaio aspetta che passi la tempesta, in attesa di quella apparente armonia che si crea dopo. Ma mentre la tempesta è un dono di natura, di venti e di lune, la tua tempesta è solo una violenza gratuita che infliggi a me, ma anche a te stesso.

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