Venne il giorno, naturalmente, in cui le fratture si ricomposero, le ossa tornarono come nuove, e non senza una lacrimuccia, il nostro eroe congedò, suo malgrado, la sua brava assistente, che accettò pure un casto bacio d'addio (nonostante non ne avesse nessuna voglia e serbando con tenerezza materna, nel proprio cuore, l'istinto di spezzargli un braccio), cosa di gran lunga preferibile all'idea di doverlo assistere un'altro mesetto per frattura agli arti superiori.
Era giunta l'ora, per lui, di cercarsi un lavoro. Non trovò granchè, all'inizio. Poi, lo presero come muratore, ma si fregava gli arnesi. Provò la carriera dell'imbianchino, ma i padroni di casa si accorgevano che lui addocchiava in modo un po' troppo interessato la roba, i quadri... sì, insomma, incominciò a sbandare parecchio. Capì che non gli restava nient'altro di meglio da fare che ritornare alla vecchia attività. E sarebbe successo ciò che doveva succedere.Sembra incredibile, (ma cosa non lo è, in questa storia...) anche stavolta non pensò all'ingresso sul retro del palazzo. E pure stavolta ci rimise le penne una signora. Una signora, a quanto mi dicono, estremamente petulante, ed alcuni vicini m'hanno pure confessato che a quel ladro assassino gli avrebbero eretto una statua se non fosse stato di cattivo gusto, anche se un partito continuò a proporre la cosa adducendo come motivazione il fatto che il ragazzo era pure stato scelto dal Signore e che per sillogismo Dio stesso lo aveva spinto ad assassinare quella seccatrice; si decise per il sondaggio: la statua non si fece.Venne ri-condannato a morte.Si ri-ammalò.Lo impiccarono.Perchè, vi chiederete, io non ho provveduto a trovargli anche un buon lavoro, dopo avergli pagato le cure? Ritengo d'aver agito così, sappiatelo, per generosità, per solidarietà. Sì, infatti... mi spiego... immaginavo che sarebbe andata a finire così ed ho pensato che anche altri mariti disperati come me, meritassero il dono che io ho ricevuto da lui: la vedovanza.