Andiamo al Cinema
Tocca iniziare anche questo post con una lunga premessa verso, o meglio, contro i titolisti italiani.
Lo vedete da voi, quel A most Violent Year, che si poteva tranquillamente lasciare così o tradurre in semplicità con Un anno violento, è stato snaturato diventando un titolo degno di un thriller poliziesco degli anni '70-'80, quelli cupi, quelli con l'eroe o l'antieroe solitario.
La domanda è sempre quella: perchè?
Perchè rendere un film che già avete aspettato più di un anno, quasi due, a far uscire, ancora meno appetitoso? Vero che l'ambientazione 80's gioca dalla vostra, e che pure il personaggio di Oscar Isaac all'eroe o antieroe solitario ci gioca, ma non vi giustifica a un cambio simile.
Facendo intendere che più che alla violenza, fisica o psicologica, ci si deve preparare a una lunga indagine fatta di investigazioni. Cosa che non è.
Siamo nel 1981 (ma va?), e a New York la violenza dilaga (doppio ma va?).
Dilaga soprattutto nei confronti dell'imprenditore Abel Morales, a capo di una ditta di acquisto e trasporti di carburante, che vede quotidianamente minacciato il suo lavoro da ladri senza scrupoli che dopo aver minacciato e menato l'autista di turno, gli rubano camion e carburante.
Il momento non è certo dei migliori, visto che ha appena investito in una lussuosa villa dove sistemare moglie e figlie, e visto che si è appena accordato con un ebreo-aguzzino per l'acquisto di un nuovo impianto di stoccaggio, che gli permetterebbe si essere ancora più competitivo e di allargare il suo mercato.
I furti non sono la sola rogna che Abel deve affrontare, pure il dipartimento della giustizia cerca tra le sue carte, citandolo in giudizio preventivo per truffe e riciclaggio, rischiando di far sfumare il suo grande salto e quanto finora costruito.
Tra accordi sottobanco, inseguimenti da eroe di turno e prestiti chiesti qua e là, cercherà di rimediare al peggio, con il pragmatismo e il buon senso di uno che è l'emblema dell'American Dream che non vuole scendere a compromessi. Ma che forse per sopravvivere è costretto a cedere.
Atteso, rimandato, finalmente arrivato.
Tutto questo per i nomi dei protagonisti -la bellissima Jessica Chastain, il bravissimo Oscar Isaac- e quello del regista, J. C. Chandor, che ancora mi manca nel suo esordio in Margin Call e che ho evitato per alto rischio noia in All is lost.
E la noia, purtroppo, ha prevalso anche qui.
Non perchè A most violent year sia brutto o raccontato in modo lento (anche se di certo -inseguimento a parte- non ci si scapicolla), non per una sceneggiatura che qua e là scivola parecchio (quel povero cervo lo condanniamo senza neanche scendere dall'auto? quel finale quanto insensato mi è?) ma perchè fondamentalmente degli affari di un imprenditore del carburante ci interessa gran poco.
Non proviamo né simpatia né pena per lui, in quei giri loschi in cui ci fa entrare, nel gioco del nascondino con il procuratore alla ricerca della verità a cui ci fa assistere, lo osserviamo e finiamo per chiederci: e allora? Quest'anno violento, questa indagine a New York è tutta qui?
Cosa me ne viene da questa caduta, da questa rinascita?
La noia, certo, e la sensazione di aver sprecato - minuti della propria vita perchè tanto bravo sarà Isaac, tanto bella (ma piuttosto insopportabile) la Chastain, ma arrivati alla fine la pistola vorremmo averla noi, e non quel malcapitato che non si sa bene perchè decide di premere il grilletto lì, in quel preciso giorno, davanti al suo capo.
E scusate lo spoiler, ma nel rivelarvi una parte del finale, vi ho solo risparmiato parte dell'agonia.
Regia J. C. ChandorSceneggiatura J. C. ChandorMusiche Alex EbertCast Oscar Isaac, Jessica Chastain, David OyelowoIl TrailerSe ti è piaciuto guarda ancheMargin Call, Due Giorni, Una Notte, The Counselor
Magazine Cinema
A Most Violent Year - 1981: Indagine a New York
Creato il 05 febbraio 2016 da In Central Perk @InCentralPerkPotrebbero interessarti anche :