Ci mancava solo questa!
Miei amati, non so se v’è giunta la notizia secondo cui una presunta figlia del Conte Dracula fosse giunta per vie traverse a Napoli. Secondo l’articolo, il mitico Vlad l’Impalatore aveva anche rapporti con il re di Partenope ma quello che nessuno sa e che io vi verrò ora a raccontare è la vera storia del viaggio di Dracula in terra napulegna!
Come lo so, vi chiedete?
Ebbene, ora vi narrerò l’antefatto. Mi trovavo a Londra, dove volevo aderire a una loggia massonica. Mi avevano detto che al numero 7 di Craven Road c’era un pub sotto al quale si riuniva la potente loggia della stampa britannica. Mi recai al pub e con la classica scusa di andare al bagno mi infilai nello scantinato del locale. Purtroppo, l’unica cosa che trovai fu un libro, redatto in dialetto napoletano, dove era narrata la triste storia di Maria Balsa detta Mariuccella, la figlia di Dracula! (A seguire un sunto)
Vlad III Basrad, principe di Valacchia, se la stava passando assai male in seguito ai diverbi con Mattia Corvino d’Ungheria e alle persecuzioni dei Mamma li Turchi. Tempo prima aveva stretto amicizia con il re di Napoli, che aveva conosciuto durante un party nella steppa, durante il quale il re aveva decantato l’ottimo clima italiano e l’ottima cucina, disprezzando il freddo e gli zupponi tipici della steppa. Così Vlad decise di levare le tende e andare a trovare il suo amico partenopeo; ovviamente, portò con se una bottiglia di vodka per farsi un cicchetto e sua figlia Maria, che all’epoca aveva pochi anni.
Dopo un estenuante viaggio in carrozza durato circa venti giorni, perché all’epoca dei fatti non c’era certo la tav nè tampoco l’aereo, in cui Vlad subì numerosi assalti uscendone per fortuna sempre indenne, il principe riuscì ad arrivare a Napoli. Purtroppo, appena sceso dalla carrozza in zona Porta Capuana, venne immediatamente scippato della cosa più preziosa che aveva: la bottiglia di vodka.
Vlad di certo non si perse; i morti viaggiano veloci e lui, in un batter d’occhio, raggiunse il malvivente che però s’era scolato strada facendo il superalcolico. Colto da ira funesta, l’impalatore decise quindi di cibarsi dello scippatore, bevendo il suo sangue (perché comunque era un vampiro, non so se ricordate). Dopo aver prosciugato le vene del balordo, però, Vlad venne colto da lancinanti dolori e si accasciò a terra… Lo scippatore aveva appena finito di mangiare una pizza fritta cicoli e ricotta, di cui il suo sangue era permeato e dunque l’unto della frittura e la pesantezza dei ciccioli furono letali per il povero Vlad il cui fisico, abituato alle pietanze del nord Europa, non poteva tollerare tanto colesterolo.
Gli ci vollero sei giorni per riprendersi. Al termine di questi, finalmente poté recarsi al Maschio Angioino, dove risiedeva il re di Napoli. Ma altre disavventure attendevano il re delle tenebre. Dopo il problema con la pizza fritta, il suo aspetto era assai peggiorato: aveva la pelle gialla, un’incipiente canizie su barba e capelli e profonde occhiaie. Così, appena le guardie lo avvistarono iniziarono a gridare “O SCHIATTAMOURT O SCHIATTAMOURT! TIE’ TIE’!” e a fare le corna con le mani. Due gli si avvicinarono in malo modo, cercando di scacciarlo e a nulla valsero le giustificazioni del povero principe, che ovviamente parlava romeno, lingua assolutamente ignota alle guardie napulegne.
Per fortuna passava di lì il figlio di un notabile di corte, un tipo che la sapeva lunga e che fu l’unico a riconoscere Dracula. Immediatamente fece notare alle guardie l’errore che stavano commettendo, ovvero il dare del becchino a una potenziale miniera d’oro. Sì, perché il figlio del notabile aveva intuito il successo che poteva avere un vampiro in quel di Napoli (anche se l’epoca di Twilight era ancora lontana), così lo introdusse a corte, costringendolo a fare siparietti comici sui vampiri, autografi ai radical chic di corte e mise anche su un giro di merchandising ufficiale di Dracula, con gadget come Il Sangue di Dracula, il Dente di Dracula, la Sputazza di Dracula e via discorrendo.
In tutto questo, la piccola Maria fu affidata alle cure della moglie del notabile e quando crebbe, vergognandosi del padre che oramai era ridotto a un fenomeno da baraccone, cambiò il cognome e si sposò con un purtuallaro locale.