Panettone, pandoro, torrone, panforte, pinoccate e chi più ne ha più ne metta; insomma, dall’8 dicembre fino al 6 ci si ritrova di fronte ad una vera e propria escalation di zuccheri che mette a dura prova anche la glicemia più ligia al dovere. Mangiamo e pensiamo che tanto poi, dopo la Befana, ci iscriveremo in palestra, inizieremo a fare jogging o come si dice sempre, “dal primo lunedì utile” inizieremo la dieta.
Ma riflettiamo un attimo, quante volte abbiamo rispettato questi buoni propositi? Quante volte abbiamo indossato la tuta per correre o andare in palestra? E soprattutto quanti giorni siamo riusciti a seguire la dieta che ci siamo imposti? Se siete qui e state leggendo questo articolo molto probabilmente nessuno dei tre rimedi ha avuto successo.
Ma vi siete mai fermati a riflettere su cosa vi spinge a mangiare in quantità smisurate e soprattutto a ingurgitare dolci senza sosta?
Spesso molte persone mangiano per noia, per sedare l’ansia o per rimediare alla tristezza, come per esempio le donne durante il periodo mestruale. Essendo alimenti ricchi di triptofano favoriscono infatti l’aumento del livello di serotonina nel sangue, l’ormone che migliora l’umore, calma il senso d’ansia e placa anche l’appetito ( basti pensare all’effetto calmante del latte, ricco di triptofano, sul bambino piccolo). Mangiare dolci quindi ci fa stare meglio, ci fa sentire appagati, ma non ci rendiamo conto che potremmo incorrere, a lungo andare, in una vera e propria dipendenza.
Come ci si può dunque accorgere del passaggio da una “semplice voglia” ad una vera e propria dipendenza?
In seguito ad alcune ricerche* effettuate su modelli animali, risulta che più si introducono zuccheri nell’organismo più se ne ha bisogno, come una vera e propria tossicodipendenza. Tale dipendenza arriva al punto di creare crisi di astinenza quando gli zuccheri vengono a mancare: ansia, nervosismo, tremori, agitazione… questi i sintomi più comuni causati dalla loro carenza nell’organismo. Inoltre, si è notato come gli animali, desiderino maggiori quantità di zucchero quando sono sotto stress e di come il cervello “cambi” allo stesso modo in cui cambia quello di un essere umano tossicodipendente.
Si potrebbe addirittura ipotizzare, secondo una ricerca neozelandese, uno stato di necessità con una abitudine del tutto uguale a quella che i fumatori sviluppano per il tabacco.
Allo zucchero, o meglio, alla sua carenza si devono l’80% degli stati depressivi, l’incapacità di affrontare lo stress; alcuni attacchi di panico; ruminazioni cerebrali; scatti d’ira; violenza immotivata; perdita di energia; pigrizia; repentini cambi d’umore; dipendenze affettive; riduzione della volontà; mancanza di concentrazione; scarsa memoria; nervosismo; irrequietezza; scarsa autostima; difficoltà nel relazionarsi all’altro; stanchezza; alcuni attacchi di tachicardia; alcune aritmie; allergie; intolleranze alimentari; emicranie; dolori muscolari; carenze vitaminiche; carie dentale; nausee, sindrome premestruale, dolori ovarici; gonfiori addominali; problemi ormonali; obesità o predisposizione all’obesità; diabete mellito; ipertensione; acne etc…
Molte persone sono assuefatte al dolce tanto da non poter mangiare o bere senza aggiungerne. Molti sono dominati perennemente dal desiderio di qualcosa di dolce (con conseguente ipersalivazione, senso di vuoto allo stomaco, ipoglicemia, debolezza, etc…).
“Poiché lo zucchero (il glucosio, non il saccarosio) viene richiesto dal metabolismo come naturale donatore di vita, i nervi sensoriali del gusto situati sulla lingua e sulla mucosa del palato reagiscono con un potenziale di dipendenza. Lo smodato desiderio di dolci non ha nulla a che fare con una debolezza caratteriale: siamo di fronte ad una dipendenza vera e propria
Come si può dunque prevenire tutto ciò?
Ecco alcuni accorgimenti:
- Mangiate più spesso e non saltate mai i pasti: mangiare più spesso vi aiuterà a ridurre il “tremendo” desiderio di zuccheri;
- Mangiate più frutta: contiene (pochi) zuccheri non raffinati che riducono il bisogno di dolci elaborati.
- Esercizio fisico: una bella passeggiata vi farà passare la golosità allontanandovi dallo stimolo che indurrebbe il comportamento alimentare scorretto
- Non tenere dolciumi in casa
- Mangiate seduti ed evitate anche di mangiare a letto o davanti a tv e pc, perché così vi sfuggiranno di mano le quantità e l’attrazione fatale verso i dolci sarà impossibile da combattere.
- Quando gustate il vostro dolce mangiate lentamente in modo che la sensazione di soddisfazione sia recepita correttamente dal vostro cervello
Ovviamente quello di cui abbiamo finora parlato riguarda puramente la parte che definiremmo “comportamentale” della dipendenza da dolci; cosa avviene invece a livello cognitivo e come si può intervenire?
Se consideriamo che sotto le feste natalizie la maggior parte dei cenoni sono con parenti, amici e colleghi, è chiaro come la convivialità ci spinga a mangiare di più, ad allentare i freni inibitori e a pensare che in fondo… se mangiano gli altri, perché non dovremmo abbuffarci anche noi di dolci? Dopo tutto si tratta solo di 15 giorni. Ora, questo non significa necessariamente che diventeremo dolce-dipendenti, ma è pur vero che, in una persona in cui già questo comportamento alimentare risulta scorretto, nel periodo natalizio si verifica un vero e proprio tracollo, seguito molto spesso da senso di colpa e vergogna. A questo punto è necessario intervenire anche da un punto di vista cognitivo cercando di capire quali sono i pensieri disfunzionali e le emozioni che da un lato indirizzano verso il dolce e dall’altro cercano di compensare e nascondere un bisogno che non riusciamo, non possiamo o non sappiamo esprimere ( un po’ come accade per i fumatori ). Questo ovviamente non vuol dire che dovremmo domandarci alla prima fetta di panettone “ che emozione sto provando”, ma di certo alla 4° o 5° o se non riusciamo a smettere dopo le feste, qualche interrogativo sarebbe meglio porselo. Ricordo una paziente che dopo essere tornata dal supermercato, in un quarto d’ora riuscì a mangiare un panettone intero da sola mentre stava mettendo a posto la spesa e da lì in poi iniziò a non poter più fare a meno dei dolci, era come se un fiume avesse straripato. Solo tempo dopo avremmo capito la motivazione e il tentativo di mettere a tacere con il dolce bisogni importanti che a suo dire non meritavano attenzione.
Alla luce di tutto ciò miei cari, mangiate panettoni, torroni, pandori e tutti i cioccolatini che volete, ma se vi rendete conto che c’è qualcosa che non va, fermatevi e riflettete su come vi sentite, su quale emozione state provando e su cosa state pensando: molto probabilmente state cercando di nascondere sotto il tappeto qualcosa di importante che in un modo o nell’altro poi troverà da sé la strada per uscire comunque.
(Ultimo articolo pubblicato “Perché non c’è più?” Come spiegare la morte ad un bambino: quando come e soprattutto perché va fatto” )
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