Port Douglas, QLD, 5 ott 2012, ore 13:39, Whileaway books and coffee
Il Nord. Qui lo chiamano “Estremo Nord del Queensland”. Da dove provengo io è sinonimo di freddo, cattivo tempo, montagne e nevi. In Queensland il nord è sinonimo di tropici, palme, spiagge da sogno e mari da favola. Gran cosa la relatività. Nord come Norvegia o nord come paradiso.
La strada che da Cairns porta a Port Douglas è una delle più belle che abbia mai percorso. Innanzitutto il nome: Capitan Cook Highway. E’ un nome bellissimo, un nome che evoca esploratori lontani, tempi andati e luoghi selvaggi. E’ una striscia di asfalto che coteggia la costa per davvero. La spiaggia, quando presente, è proprio attaccata alla carreggiata, la segue ad est fino quasi in città. Il mare non è dei più belli. Non possiede quel turchino incantato che è tipico dei sogni, ma questo è da attribuirsi al fondo sabbioso e alle onde rampanti. Palme e mangrovie, in alcuni punti, formano un portico naturale attraverso il quale le auto seguono i tornanti della strada che a sua volta si dimena lungo le colline della regione. Una guida non rilassata ma piacevole fino a Port Douglas.
Poco prima del paese un bivio e un cartello. Si svolta a destra dalla statale Cook e da quel punto in poi cambia tutto. Prima di raggiungere il nucleo vero e proprio di questo piccolo centro dell’estremo nord, una fila interminabile di resort, ville, campi da golf e sistemazioni di lusso avvertono i viaggiatori del tenore di vita locale. L’unica nota stonata in mezzo a tutto quel lusso è stato un piccolo cimitero. Grazioso, non c’è che dire, ma non credevo che i ricchi morissero, o quantomeno che volessero ricordarlo ad ogni passaggio per palestra o per la piscina. Port Douglas, insomma, è una perla di benessere australiano. E’ la punta dell’iceberg. Il paese si sviluppa lungo due vie principali e la sua architettura ricorda con piacere il passato coloniale, da avamposto di frontiera. Case di legno pitturate di bianco e alberghi–saloon–ristoranti di un tempo passato che però sono ancora in attività. Tutto il resto, invece, è solo ristoranti e negozi. Qui non ci sono bancarelle che vendono i posaceneri di Bob Marley, ma bancarelle che regalano ostriche. Al naturale, col mango, con la sour creme o col limone, ma ostriche. E’ un paese in cui le agenzie immobiliari vendono ville con piscina all’interno del nuovo golf club, con un anno di tessera associativa compresa per tutta la famiglia, per soli 295.000 dollari, che in effetti non è eccessivo. Questa è la Port Douglas attuale. Per cercare le sue origini bisogna andare fuori dal centro, al molo, dove i pescatori sono ancora sotto il sole a tendere le lenze, o alla chiesa di Saint Mary by the Sea, una chiesetta di legno bianco che sfoggia tutta l’architettura di un passato che non c’è più, ma non viene dimenticato. Al suo interno c’era un matrimonio davvero intimo. Due sposi, un prete, pochissimi invitati. Una cartolina, o una favola per alcuni. Al suo esterno un cartello:
St. Mary By The Sea
Built Originally In 1880
Destroyed By A Cyclone & Rebuilt In 1911
Relocated In 1988
Restored By Port Douglas Soc In 1989
Port Douglas, estremo Nord del Queensland.