“So cosa stai pensando. La vita vale la pena di essere vissuta perché speriamo che domani andrà meglio, e che arriveremo a casa sani e salvi. Ma tu ci hai provato e non sei arrivato a casa sano e salvo. Non ci sei proprio arrivato. È per questo che sono qui, Josef. Sono venuta in Francia per salvarti dai tuoi pensieri”.
Con il romanzo “A nuoto verso casa”, edito da Garzanti nel 2014, Deborah Levy è stata finalista al Booker Prize, tanto che la critica l’ha consacrata come una grande scrittrice contemporanea. Classe 1959, Levy è di origini sudafricane, ma vive in Inghilterra. È anche drammaturga e poetessa, attitudini che in questo caso risultano importanti al fine di comprendere appieno il suo libro.
Spesso paragonata per stile a mostri sacri della letteratura inglese, quali Virginia Woolf e D.H. Lawrence, possiede il pregio di saper alternare la calma apparente che regna all’interno di un piccolo microcosmo, dove il pettegolezzo è un’arte, ad un’inspiegabile quanto incombente sensazione di inquietudine. All’interno della sua prosa elegante, regna un alone di mistero che il lettore sente di dover scandagliare. Motivo per cui, la lettura di questo libro forse inizia un po’ sottotono, ma subito fa breccia catturando l’interesse, e non la si può abbandonare fino alla fine.
La storia è molto più complessa di quello che in realtà appare, e lascia libere diverse interpretazioni. Siamo nel luglio del 1994 e Joe Jacobs, un famoso poeta inglese, sta trascorrendo una vacanza in Francia, sulla Costa Azzurra, in una grande villa presa in affitto. Con lui ci sonola moglie Isabel, giornalista ed inviata di guerra, la loro figlia quattordicenne Nina e Laura e Mitchell, una coppia di amici. Si sviluppa un intreccio familiare a amoroso denso di contraddizioni, attorno alla piscina situata nel giardino dell’abitazione, metaforicamente “verdastra e piena di insetti, foglie e pigne cadute”, che fa da contraltare ai segreti di cui questa “comunità” è intrisa.
Tale nucleo familiare viene a confrontarsi con l’irruzione improvvisa di un “estraneo portatore di caos”, nella persona di Kitty Finch, una giovane donna, affascinante e dall’apparenza fragile, con carnagione chiara e lunghi capelli rossi. La ragazza, che si presenta come una botanica amica della proprietaria della villa, appare come una sprovveduta che non ha un posto dove andare, e viene invitata da Isabel a rimanere, potendo occupare la stanza degli ospiti.
Quello che a prima vista sembra un fortuito imprevisto, si rivela in realtà un incontro sconvolgente, in grado addirittura di influenzare il destino dei personaggi. La presenza di Kitty infatti, col passare dei giorni, diviene affatto casuale. In realtà è una grande ammiratrice di Joe e porta con sé una poesia dal titolo “A nuoto verso casa” che ha scritto tempo prima e che vorrebbe fargli leggere. Joe però esita, tergiversa. È come se non riuscisse ad aprire quel foglio, quasi avvertisse nello scritto l’ombra di un passato che ha sempre cercato di dimenticare. Ma l’attrazione magnetica che la ragazza esercita sull’attempato poeta, trascina entrambi in un gorgo potente, che annulla tutto il resto.
A poco a poco il libro presenta le tinte del giallo, con tanto di finale spiazzante, vertendo sul freudiano dualismo del desiderio, espresso da una femminilità che prorompe, e il suo contrario, ovvero la pulsione di morte. In realtà, il caos non è stato portato dall’estraneo, bensì era preesistente, intrinseco alla famiglia stessa. E come una mina vagante, si preparava a “saltare” da un momento all’altro.
Si avverte la dimestichezza dell’autrice con le opere teatrali, ed illuminante diventa la sua confessione di ispirarsi a Fellini e Pasolini. “Di Fellini mi piace l’esplorazione del rapporto tra un uomo solitamente malinconico e una donna sfuggente- ha dichiarato, – mentre di Pasolini mi attrae la sorprendente capacità di trarre discorsi profondi dal sottoproletariato, cosa che non si era mai vista prima in Gran Bretagna”.
Ecco, forse “A nuoto verso casa”, è un mix di tutto questo. Una lettura piacevole, che in fondo ricorda che nessuno è come sembra. Ciascuno di noi nasconde segreti inconfessabili, coi quali spesso non riesce a convivere.
Written by Cristina Biolcati