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Inizio d'anno sui lungarni pisani, con il sole che va affogando su di una coltre di nubi che va compattandosi proprio sull'ora del tramonto, apprestandosi a coprire la città dopo aver già cominciato a premere sulle Apuane.
Aperta il 12 ottobre dello scorso anno, e proseguirà fino, salvo proroghe, a cui in verità ci hanno abituato, fino al 2 febbraio 2014, Palazzo Blu ospita la mostra dedicata a Andy Warhol, una storia americana.
In mostra ci sono oltre centocinquanta opere, tra cui 20 fotografie Polaroid, provenienti dall’Andy Warhol Museum di Pittsburgh, e da numerose collezioni americane ed europee. Percorrendo le sale si può seguire il percorso creativo dell’artista che tanto ha rivoluzionato l’arte del XX secolo.
Infatti nessun artista è stato capace di incarnare le contraddizioni degli Stati Uniti come Andy Warhol. Si forma al Carnegie Institute of Technology in Pennsylvania e fonda il laboratorio creativo della Factory. Cresce nell’America conservatrice degli anni Quaranta e anticipa la liberazione dei costumi degli anni Sessanta, per poi attraversare le tensioni del decennio successivo fino allo scioglimento della Guerra fredda.
Andy Warhol è conosciuto come il rappresentante più tipico della pop art e della cultura nord-americana, soprattutto per la sua voluta ignoranza di qualsiasi esperienza artistica maturata in Europa. Rifiuta per intero la storia dell’arte, con tutta la sua stratificazione di significati e concettualizzazioni. L’arte di Warhol si muove unicamente nelle coordinate delle immagini prodotte dalla cultura di massa americana.
La sua arte prende spunto dal cinema, dai fumetti, dalla pubblicità, senza alcuna scelta estetica, ma come puro istante di registrazione delle immagini più note e simboliche. E l’opera intera di Warhol appare quasi un catalogo delle immagini-simbolo della cultura di massa americana: si va dal volto di Marilyn Monroe alle inconfondibili bottigliette di Coca Cola, dal simbolo del dollaro ai detersivi in scatola, e così via.
In queste sue opere non vi è alcuna scelta estetica, ma neppure alcuna intenzione polemica nei confronti della società di massa: unicamente esse ci documentano quale è divenuto l’universo visivo in cui si muove quella che noi definiamo la «società dell’immagine» odierna. Ogni altra considerazione è solo consequenziale ed interpretativa, specie da parte della critica europea, che in queste operazioni vede una presa di coscienza nei confronti del kitsch che dilaga nella nostra società, anche se ciò, a detta dello stesso Warhol, sembra del tutto estraneo alle sue intenzioni. Il percorso artistico di Warhol si è mosso tutto nella cultura newyorkese, nel momento in cui New York divenne la capitale mondiale della cultura. Warhol fu in questo ambiente uno dei personaggi più noti, legandosi al mondo della musica, del teatro del cinema.
Nella presentazione della sala dedicata alla "factory", la citazione di una frese di Warhol spiega molto del suo rapporto con la sua arte, che sento vicina...
"Porto con me la macchina fotografica ovunque vada.
Avere un nuovo rullino da sviluppare mi da una buona ragione per svegliarmi la mattina"
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