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A piacer vostro

Creato il 14 novembre 2011 da Dallomoantonella

File:Rosalind - Robert Walker Macbeth.jpg

A     piacer vostro
di William Shakespeare. Regia di Nanni Garella, compagnia teatrale Arte e Salute. Una delle più armoniose commedie di Shakespeare, proposta dalla compagnia dei Dipartimenti di Salute Mentale delle aziende USL Bologna Nord e Sud.

È una delle più armoniose commedie di Shakespeare, una favola mirabilmente equilibrata tra il romanzo d’amore di Orlando e Rosalinda e la vicenda politica della lotta per il potere dei due fratelli, il Duca e l’Usurpatore. Questo allestimento segna il debutto teatrale degli allievi di un nuovo corso di formazione per attori avviato dal regista Nanni Garella presso la USL Bologna Sud, che saranno in scena assieme agli attori della Bologna Nord già interpreti all’Arena del Sole in Fantasmi e nei Giganti della montagna. Grazie al prezioso lavoro di psichiatri e operatori delle due aziende bolognesi, è stato possibile integrare i due gruppi, e, grazie all’Associazione Arte e Salute, realizzare questo spettacolo, senza attori esterni, in una grande prova di autonomia progettuale e produttiva

Brani di scena

Un giardino nella casa di Oliviero.

Entrano Orlando e Adamo.
Orlando: Per quanto ricordo, Adamo, ecco quel che accadde: per testamento mio padre destinò a me un migliaio scarso di corone e, me lo dici tu stesso, incaricò, benedicendolo, mio fratello di allevarmi nel migliore dei modi. E così ebbe inizio la mia infelicità. Costui mantiene mio fratello Giacomo agli studi, e dei suoi progressi si dicono cose magnifiche; invece mantiene me, in casa, come un poveraccio, anzi, per dirla schietta, neanche mi mantiene, mi ci tiene segregato. Un tale trattamento, per un gentiluomo della mia nascita, differisce forse dal trattamento d’un bue nella stalla? I suoi cavalli sono curati, poiché oltre ad essere ben nutriti, vengono addestrati al maneggio da istruttori assoldati a caro prezzo; ma io, suo fratello, in questa situazione non ci guadagno altro che di crescere, e di sentirmi obbligato verso di lui quanto i suoi animali nel letame. A parte questo niente che mi dà in abbondanza, pare comportarsi in modo da privarmi di quel poco che la natura mi ha dato: mi fa mangiare coi servi, mi priva dei diritti di fratello, tenta in ogni modo di avvilire, con tale educazione, la mia nobiltà. Questo è quanto mi intristisce, Adamo, e lo spirito di mio padre, che io sento in me, comincia a ribellarsi contro questa schiavitù. Non voglio più sopportare queste cose, anche se non so ancora quale sia il modo per evitarle.

William Shakespeare, A piacer vostro

Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori. Essi hanno le loro uscite e le loro entrate. Una stessa persona, nella sua vita, rappresenta parecchie parti, poiché sette età costituiscono gli atti.
Dapprima il fanciullo che miagola e vomita sulle braccia della nutrice; poi lo scolaro piagnucoloso che con la sua cartella e col suo mattutino viso si trascina come una lumaca malvolentieri alla scuola; poi l’innamorato, che sospira, come una fornace, con una triste ballata composta per le sopracciglia dell’ amata; poi il soldato pieno di curiose imprecazioni, baffuto come un leopardo, geloso del punto d’onore, impulsivo e pronto alle questioni, che cerca una vana reputazione perfino sotto la bocca del cannone. Poi il giudice dalla bella pancia rotonda rimpinzata di un buon cappone, dallo sguardo severo e dalla barba accuratamente tagliata, pieno di sagge massime e di assai trite illustrazioni, che a questo modo rappresenta la sua parte. La sesta età si cambia in un rimbambito Pantalone magro e in pantofole, con gli occhiali sul naso e una borsa al fianco: i suoi calzoni portati da giovane e ben conservati sono infinitamente troppo larghi per le sue gambe stecchite, la sua grossa voce d’uomo, ritornata al falsetto fanciullesco, risuona stridendo e zufolando. La scena finale che chiude questa storia strana e piena di eventi è una seconda fanciullezza e un completo oblio, senza denti, senza vista, senza gusto, senza nulla.
William Shakespeare,  A piacer vostro  atto secondo

Shakespeare sembra volerci dire: “Ho scritto la commedia con un lieto fine, così come vi piace, ma sappiate che al di là della satira che in essa straripa da ogni battuta, al di là del buonismo tipico del genere pastorale, al di là del tutti vissero felici e contenti, ho voluto anche prospettarvi la possibilità che nella vostra vita non è detto che la tragedia e la sofferenza sia d’obbligo. Può anche accadere la felicità. Però, il tutto va subordinato al luogo: lo “spazio scenico” della vita va riconsegnato alla natura, situato nella foresta, nel luogo della spontaneità, della semplicità, della naturalità, dell’innocenza. Non solo: occorre anche che ogni personaggio sia consapevole di essere personaggio, maschera di qualcosa di più duraturo”.

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