Magazine Psicologia

A proposito del rapporto tra la Spielrein Jung e Freud.

Da Renzo Zambello

“A Dangerous Method”. Storia di un rapporto o meglio, della Psicoanalisi.

di Renzo Zambello

A proposito  del rapporto tra la  Spielrein  Jung e Freud.

Ho visto il film “A Dangerous Method”.  E’ la storia del rapporto tra Sabina Spielrein e Jung e tra Jung e Freud. Mi è piaciuto. Al di là del linguaggio cinematografico e forse, della verità storica c’è il tentativo, la ricerca, la riuscita di raccontare cos’è la Psicoanalisi. Essa é il frutto, ciò che resta delle relazioni. La Psicoanalisi è il prodotto di una relazione.

Il film racconta che la Spielrein, paziente gravemente disturbata arriva alla clinica psichiatrica dove lavora Jung. Si sofferma ad evidenziare come la crescita teorica del genio ma anche della paziente sia passata attraverso il rapporto sofferto, doloroso di questi due che vengono a contatto con le loro fragilità, le riconoscono, le superano per poi usarle come strumento di lettura e di terapia.

Il regista non lo dice ma, anche Freud aveva iniziato allo stesso modo. Quando incontrò la paziente Anna O, una isterica, praticava l’ipnosi e, all’inizio cerca di usarla anche con Anna. Ben presto si accorse che la ragazza aveva bisogno, cercava “altro”: il sesso. La storia racconta di come anche Freud barcollò sotto il massiccio transfert di Anna, ma “la parola” compensò e sostituì. Permise ad Anna di dare un nome al suo bisogno, di elaborarlo, di guarire. Sicuramente Freud in quel caso seppe leggere il suo contro-transfert e lo gestì meglio di quanto saprà poi fare Jung con Sabrina.

Il film però non è la storia del rapporto di Jung con la Spielrein o per lo meno non solo questo, é la storia della Psicoanalisi che anzitutto è anzitutto il frutto del rapporto tra Freud e Jung.

Due uomini, due geni sofferenti che si incontrano e per sei anni lavorano assieme producono assieme e poi, naufragano sugli iceberg delle rispettive nevrosi. Appunto, come il Titanic che si infrange sul ghiaccio, anche loro sbatteranno contro le rispettive nevrosi e di fatto, come dice Jung nel film , interromperanno il loro viaggio assieme proprio mentre stavano andando in nave a New York.

La verità è, Sabrina ce lo dice, che noi cresciamo attraverso continui incontri e dolorose separazioni. Cresciamo attraverso un continuo morire e rinascere dove le relazioni segnano il tempo.

Certo, la Psicoanalisi è, o dovrebbe essere il teatro dove questo avviene e dove il paziente “vive” le sue morti e resurrezioni, difeso dal suo mondo esterno come un attore è protetto dalle quinte: il setting analitico. Se ciò ora avviene é perché si conoscono le forze in gioco, abbiamo una teoria, una tecnica. Freud e Jung non ce l’avevano erano esploratori e spesso si trovarono disarmati davanti a mostri voraci.

Termino evidenziando un’altra delle tante cose che il film dice: la vera spinta verso la morte-rinascita è la sofferenza. E’ questa che spinge sull’orlo del baratro. Jung nella scena finale del film, sta male, più male di Freud. E’ questo il motivo che lo spingerà a proseguire il suo cammino andando oltre la “nevrosi pansessuale” di Freud, peraltro senza mai rinnegarla, esplorando spazi che al suo ex compagno di viaggio erano pre-clusi.

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