Così scrive Natalino Piras, presentando il volume “Il mito del battaglione dei Sardi e le stragi nazifasciste del ‘43” di Pietro Cicalò:
“Qualche avvertenza su cosa sono i rigurgiti di fascismo criminale dai fascisti ributtati in pubblico intorno al 25 aprile 2012 in varie città italiane, da Roma a Cagliari. Altro che onorarli i morti della Repubblica di Salò erano morti da vivi, erano fautori di morte. Contraddizioni della Storia c’erano anche sardi tra i repubblichini, opposti ai Pitzinnos Pastores Partigianos protagonisti del libro che come Anpi nuorese stiamo per pubblicare. Riportiamo qui, risultante dalle interviste ai nostri ragazzi partigiani che tornarono a casa, un passaggio di Piero Cicalò sul mito del battaglione dei sardi al servizio della Rsi, tristi figuri, e sulle stragi opera di nazifascisti nell’Alto Lazio. Tra le vittime anche altri ragazzi sardi sbandati.”
Evito di esprimere giudizi su un libro che non ho letto, ma prendo lo spunto dalla premessa per fare alcune riflessioni sull’onore dei vinti e sull’A.N.P.I.
I combattenti della Repubblica Sociale non erano tutti uguali e la definizione collettiva di morti viventi è carica della stessa violenza che ispira i rigurgiti neofascisti, perpetuando quell’odio che ci impedisce di pervenire, a quasi settant’anni di distanza, a un tentativo di riconciliazione nazionale che, pur riconoscendo che vi fu una parte giusta e una parte sbagliata, sopisca i rancori alimentati, a distanza di generazioni, da ideologie, queste sì, entrambe morte e condannate dalla storia, che continuano ad agitarsi, in un mutato contesto storico, solo come spaventevoli fantasmi.
In quanto all’A.N.P.I. essa si definisce un’associazione combattentistica con oltre 120.000 iscritti. Considerando il fatto che la Resistenza si è conclusa 67 anni fa, questi 120.000 “combattenti” dovrebbero essere tutti, come minimo, ultra ottuagenari.
In realtà, come vuole l’anagrafe, essi sono solo un’esigua minoranza. A quale titolo gli altri si definiscono combattenti? Rivendicando l’eredità della Resistenza e affermando e alimentando così il persistere di uno stato di conflitto e di odio di parte, esattamente come fanno certi reduci e certi simpatizzanti di Salò, un movimento folcloristico che non rappresenta certo un pericolo per le istituzioni repubblicane, minacciate oggi da un nemico ben più reale e agguerrito.
Un odio che si fonda sul mito e non sulla storia di una Resistenza il cui contributo militare alla guerra fu minimo, sia sul piano strategico sia su quello tattico e le cui azioni istigarono i nazi-fascisti a disumane rappresaglie, prima fra tutte quella delle Fosse Ardeatine. Una strage voluta dai gappisti per fomentare il sentimento anti tedesco e fondare su di essa il mito.
La guerra fu vinta da Angloamericani e Sovietici e, grazie al cielo, l’Italia postbellica è entrata nell’orbita degli Stati Uniti. In caso contrario i partigiani rossi, che si arrogano il merito di aver abbattuto il fascismo e i cui eredi continuano a combattere contro un fantasma, ci avrebbero imposto una tirannide stalinista che ci avrebbe fatto conoscere, come accadde ad altri disgraziati paesi, l’inferno in terra.
L’A.N.P.I. è un’associazione legittima e rispettabile, ma quando non rimarrà in vita che un solo partigiano, non avrà più alcuna ragione di esistere, perché un uomo solo non può costituire un’associazione…e neanche una religione…in alternativa, potrebbe cambiare nome.
Federico Bernardini
Illustrazioni: Partigiani sfilano per le strade di Milano nel 1945, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Partigiani_sfilano_per_le_strade_di_milano.jpg
Milite della RSI, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Milite_rsi.jpg