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A proposito di Cécile Kyenge Kashetu

Creato il 28 aprile 2013 da Webnewsman @lenews1

Finalmente L’Italia ha un Governo dopo 58 giorni di attraversata del deserto. Esecutivo di larghe intese o minestrone indigesto? Dipende dai punti di vista. Il tempo comunque ce lo dirà. Era urgente risolvere l’impasse che aveva reso l’Italia terribilmente poco credibile agli occhi del Mondo. È cosa fatta ormai. Sul web i commenti si sono sprecati. La soddisfazione è mitigata ma sempre soddisfazione è. “Meglio questo che un governo Amato con Berlusconi all'Economia, che era ciò che si prospettava” dicono i più…

Analizzando a caldo l’équipe a caldo ci sono interessanti novità alcune delle quali spiccano. Un’assoluta “new entry” che ovviamente desta curiosità è il ministero dell’Integrazione. Di Sarkoziana memoria in Francia, l’omonimo ministero non ha riempito la missione che si sperava ne tanto meno è stato apprezzato. Lo ricordiamo criticatissimo, e soggetto a costanti controversie. In Italia Enrico Letta affida la responsabilità a Cécile Kyenge Kashetu, ministro senza portafoglio.

È il primo ministro Nero della storia politica d’Italia. Arriva tardi dicono soprattutto all’estero e non fa onore a un paese come l’Italia. Ma L’Italia è l’Italia; ha una storia diversa e gli Italiani soffrono I paragoni con gli altri paesi.

Considerando l’appartenenza etnica del neo ministro è comprensibile che questa vera svolta abbia immediatamente assunto rilevanza internazionale. Sarebbe stato illusorio tuttavia aspettarsi che le comunità nere spesso stigmatizzate abbiano commentato l’evento con pareri concordanti. Dall’estero America in testa si sono letti commenti apparentemente cinici come : “è stata fondamentalmente nominata con lo scopo di far vedere che c’è posto, un posto anche per noi. Ostentare che anche in Italia ci sono persone di diverse carnagioni, diversi colori, diverse confessioni e di provenienze tanto per sottolineare chiaramente che tutti possono essere tenuti sotto controllo in cambio dell’illusione nella quale gli hanno imbarcati…” Bisogna ammettere che si è sempre pronti a criticare ma di nuovo, diamo tempo al tempo. Se non ci fossero donne, avremmo criticato, se fossero tutti vecchi, anche e se non ci fossero stati rappresentanti delle diversità idem. Ora ci sono e critichiamo lo stesso. Già perché nemmeno è saggio versare in facili e affrettati entusiasmi. La signora è laureata e si è fatta valere in politica come nell’associazionismo. Questa è un’altra sfaccettatura che purtroppo la differenza etnica non fa vedere immediatamente e puntualmente da Londra c’è chi ha commentato così: “ l’Occidentale medio poco importa la sua apertura mentale non ci arriva. In effetti, per molti di loro tale nomina non è basata sul merito. È l’estensione del desiderio di far vedere che pensiamo alla rappresentatività delle diversità che devono recitare il loro ruolo nel teatrino della politica, la sindrome "Y'a bon Banania" per dirla alla francese, una creatura aliena con sembianze negroidi ritratta con il più smagliante dei sorrisi, per confortare l’Europeo nella visione allegra del Nero buffo vestito all’occidentale. Fu il caso di Koffi Gnamgnane originario del Togo, primo segretario Francese all’Integrazione nominato negli anni ‘80 da François Mitterand e ribattezzato Koffi “Igname” per accostamento al popolare tubero africano e dunque per derisione. In effetti ciò che ne fuoriesce è che ci si trova davanti all’ennesimo gesto di magnanimità dell’Occidentale dal buon cuore che ha fatto della signora Africana qualcosa di finalmente degno e interessante. Si spera, dunque, che sarà un modello per quelli della sua specie” Commento è vero ancora più cinico ma ricorrente. 

Non si deve commettere l’errore di vedere queste posizioni in maniera del tutto negativa.  Dal punto di vista storico, e puramente simbolico, la nomina a ministro della Signora Kyenge è da salutare. In Francia la mera promozione con tinte etniche ha avuto conseguenze vuote di significati tanto sociali quanto economici. La speranza è che l’Italia ne tragga vantaggio per una possibilità politica che farà scuola perché avrà nel tempo preso in conto oltre al ministero dell’integrazione, perché no la difesa o l’educazione. Per ora è più simile a un "dejà vu" che ci impone di fare progressi oltre il sogno Americano degli anni ’60. I Neri non hanno bisogno né di favore né di carità perché in un contesto comune sono competitivi come tutti gli altri. Sono capaci di assumersi le proprie responsabilità, compreso il destino politico comunitario. Gli è sufficiente essere percepiti et stimati come tutti sulla semplice base del merito e di conseguenza devono essere alla loro portata tutte le opportunità senza pregiudizi. Prova ne è l’uso che facciamo tutti della lingua Italiana.

Stiamo necessariamente dando voce al possibile stereotipo della minoranza che non ha voce e teme di essere turlupinata con un contentino elargito con generosità accentuata. Non è piacevole ma se seguendo il pensiero di alcuni la squadra dei ministri (in cui figura anche L’Onorevole Quagliariello professore di Storia dello scrivente 20 anni or sono) non è ovvia come si paventava poiché “l'agenda viene dettata da Bruxelles e Francoforte e se si sgarra, sono dolori nello stivale”, allora l’Italia deve accettare che la si guardi da una prospettiva quanto meno Europea nel nostro ormai Villaggio Globale. Lo abbiamo voluto e ne dobbiamo gestire anche i contraccolpi. Va bene dunque provare la coesione, una coesione che non sia solo di facciata. Altrimenti si rischia una figuraccia non da poco che non si limiterà alla sola bancarotta, preannunciata ai Tedeschi per l’autunno da Grillo. Se l’Italia non vuole perdere credibilità deve  porsi i problemi che si sono posti i Francesi e prima ancora gli Americani. Una voce italianissima precisa che “la nomina di un ministro di provenienza etnica non europea deve essere tutt’altro che un piccolo segno o un gesto simbolico per far stare zitti persone che per fortuna fanno oramai parte stabilmente della vita del paese.” Poi aggiunge: “Chi mi conosce sa che ho vissuto spesso sulla mia pelle la mia ‘negritudine’ sebbene io non lo sia fisicamente... Ho sempre criticato quegli ottusi dei miei ‘fratelli’ per tutto quello che hanno sempre pensato e fatto... Ma ora non voglio pensare che anche questo gesto debba essere visto sotto quell'ottica, spero sia diverso, altrimenti ben vengano le critiche ma, non a priori...”

È vero, nello specifico, gli aprioristi sono i Neri stessi. Alcuni hanno manifestato il loro risentimento per come la notizia è stata battuta dalle maggiori agenzie e dalle testate più autorevoli del belpaese: “Cécile Kyenge, primo ministro di colore in un governo italiano…” In Italia, è bene che si sappia i Neri non gradiscono essere definiti “Persone di colore” giacché di fronte nessuno può dimostrare che si abbia una società incolore per cui l’abbondanza di melanina meriterebbe che si rimarchi che chi la porta è colorato. È quanto è emerso nelle reazioni alla battuta infelice di Berlusconi a proposito del Presidente degli Stati Uniti Obama che definì a suo tempo “Abbronzato”. L’allusione a Obama non è fortuita. Egli è il prodotto delle battaglie che attraversando i secoli hanno portato i Neri all’emancipazione culminando negli anni ’60 con la lotta per I Diritti Civili negli USA e le Indipendenze in Africa. I Neri s’identificano con la “Success Story” di Obama ma ancora di più con la figura messianica di Nelson Mandela. Sebbene i Neri amino Obama, sono sostanzialmente perplessi e critici del suo operato. Ragion per cui un nuovo "Obama" in qualsiasi altro paese dove i Neri sono una minoranza può non godere di considerazione lusinghiera e non necessariamente sarà accolto con entusiasmo dalla sua stessa comunità, il che non è né da vedere come una mancanza di rispetto né da interpretare come un autogol...

Orbene, il modo in cui la notizia di un ministro Nero in Italia viene apprezzata è figlio  di come l’Italia viene percepita il che a sua volta è il risultato della cattiva pubblicità che la vecchia politica ha fatto all'Italia. Eppure proprio in virtù del suo splendore internazionale e del legame che unisce in maniera trasversale le nuove generazioni, bisogna riconoscere che l'Italia ha rimandato troppo a lungo l'opportunità di imparare dai vicini.

È ancora più grave che sia stato il Nord industrializzato e più vicino al resto d’Europa ad accorgersene per ultimo. È reo forse di aver annebbiato le mentalità con la propaganda sugli sbarchi di clandestini sprovvisti di tutto e presumibilmente anche di Cultura. Per lo scrivente una cosa è chiara da sempre: "Con l'arrivo degli immigrati più che altro di origine africana l'Italia ha la possibilità che non hanno avuto i grandi paesi colonizzatori d'Europa. Qui si può costruire il futuro non solo sfruttando gli errori degli altri ma soprattutto puntando su una popolazione immigrata di qualità.”. Forse la nomina della Signora
Nkyenge aprirà finalmente gli occhi su quanta gente arriva da quella parte del Mondo già laureata o intenta frequentare l’università con il vantaggio di essere poco avvezzo alla criminalità. Nell’Italia centrale soprattutto (forse perché ci sono meno fabbriche rispetto al nord) non è molto diffusa la figura del migrante Africano "esclusivamente" operaio. Molti lavorano e accettano anche le posizioni lavorative più umili per pagarsi gli studi. Purtroppo nei piani alti della Politica non l’hanno capito o non se ne sono curati. Hanno lasciato la Lega dire troppo spesso peste e corna sui I Neri il che ha alimentato l'ignoranza. Risultato, Balotelli è insultato dai fan della sua stessa Nazionale. Lo stesso calciatore ha commentato così la nostra notizia: "La nomina di Cècile Kyenge a Ministro per l'Integrazione rappresenta un ulteriore, grande passo in avanti verso una società italiana più civile, più responsabile e più consapevole delle necessità di una migliore e definitiva integrazione tra tutti".

È tuttavia imbarazzante come proprio nella Brescia di “Supermario” alcuni gruppi di Africani si siano spontaneamente sciolti in celebrazioni gioiose lungo le arterie della città.  Hanno festeggiato tanto da far chiedere a un passante sempre Africano: “ma aspettate un po’, hanno nominato un ministro senza portafoglio e per il semplice fatto che è di origine africana voi state festeggiando come se avessero finalmente eletto il Papa Nero che tanti di noi aspettano da sempre?” La risposta è stata: “Fratello, è ministro dell’Integrazione e quindi finito quel trattamento che ci hanno sempre riservato per rinnovare il permesso di soggiorno o per averlo. Non saremo più clandestini…” Risposta forse azzardata, sicuramente esagerata ma testimone della speranza che nutre una comunità che si sente troppo speso ingiustamente trattata anche per chi è in regola e deve aspettare 8 mesi dalla domanda per ricevere il permesso di soggiorno, cioè giusto 4 mesi prima della fine della sua validità.

Rimane una Verità per gli Africani come per gli Italiani. Cécile Kyenge Kashetu non è la prima persona Nera a sedersi al Parlamento italiano e forse già questo la dice lunga su come l’Italia gestisce l’educazione al successo dell’integrazione. La signora non è straniera è Italiana. Non è né la rappresentante dell’Africa né il portavoce degli Africani in Italia. È un ministro del suo paese e come tale è chiamata a fare gli interessi dell’Italia nella piena osservanza della Costituzione della nazione e delle regole repubblicane. Soltanto su questo lei potrà essere giudicata. Non ci resta che augurarle buon lavoro.

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