"[...] I cieli dei nostri antenati incombevano bassi. Quando gli antichi astronomi [...] salivano faticosamente i gradini dei loro tozzi ziggurat per studiare le stelle, avevano motivo di dare per scontato che in tal modo avrebbero ottenuto una visione migliore [...] perché si erano avvicinati in misura apprezzabile alle stelle. [...]
Se avevano un'idea insufficiente della profondità dello spazio, i nostri avi tuttavia conoscevano relativamente bene i moti bidimensionali delle stelle e dei pianeti sullo sfondo del cielo, e fu studiando questi moti che finirono per prendere in considerazione anche l'esistenza di una terza dimensione. Sin dal tempo degli antichi sumeri, e probabilmente da prima, c'erano stati studiosi del cielo notturno disposti a dedicare le ore serali alla solitaria fatica di aguzzare gli occhi [...] per osservare sopra pietre allineate e attraverso quadranti di legno o [...] attraverso un quadrante formato dalle dita, il cielo sopra di loro, tenendo pazientemente nota di tutto ciò che vedevano. [...]
Perché se ne davano pena? Può darsi che a spingerli fosse [...] l'incipiente desiderio [...] di esprimere la sensazione che l'uomo non era estraneo alla vita delle stelle. [...]
C'erano [...] evidenti incentivi pratici. La navigazione, per citarne uno.
I marinari potevano valutare la latitudine raggiunta dal loro vascello misurando l'altezza della stella polare, e potevano contare il tempo osservando la posizione delle stelle.
Questi vantaggi erano già apprezzati a sufficienza quando i popoli navigatori li codificarono nella poesia e nella mitologia, molto prima dell'avvento della parola scritta.
Quando Omero afferma che l'Orsa non si bagna mai, ci tramanda la cognizione dei naviganti che l'Orsa Maggiore, la costellazione che contiene [...] quella che alcuni chiamano la 'Grande tuffatrice', a latitudine mediterranee è circumpolare, vale a dire non scompare mai al di sotto dell'orizzonte marino. Un altro movente pratico era la misurazione del tempo.
Gli agricoltori di quelle epoche remote impararono a fare del cielo in movimento un orologio e un calendario, e consultavano almanacchi incisi nel legno o nella pietra per godere della guida degli astri nel decidere quando seminare e quando raccogliere le messi. [...]"
Fonte: L'avventura dell'Universo - Da Aristotele alla teoria dei quanti e oltre:una storia senza fine, T.Ferris, Castelvecchi Editore
" Notte stellata", V.Van Gogh - 1889