Magazine Cinema
di Ethan e Joel Coen (Usa, 2012)
con Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Timberlake, John Goodman, Garrett Hedlund
durata: 105 min.
★★☆☆☆
Domanda molto retorica: si può definire brutto un qualsiasi film dei Coen? Risposta di rito: no, nemmeno se lo facessero apposta. Seconda domanda, un po' meno retorica: pur apprezzandone il valore stilistico e tecnico, può un film dei Coen lasciarti del tutto indifferente? Risposta sincera: certamente sì, eccome. A dispetto di tutto, della critica quasi unanimemente positiva, degli apprezzamenti entusiastici dei colleghi blogger, della messe di premi raccolti in tutto il mondo, al sottoscritto quest'ultimo film dei fratelli più famosi del cinema contemporaneo non ha lasciato dentro praticamente nulla, salvo un paio di battutine velenose e una manciata di canzoni d'epoca...
Chi scrive, lo sapete, ha sempre giudicato i film col cuore e con la pancia prima ancora che con la testa: per questo, nonostante la regìa raffinata e squisitamente autoriale nonchè un'innegabile eleganza nella confezione (che va riconosciuta) questo A proposito di Davis ci è scivolato addosso senza lasciare tracce sulla pelle, come la migliore delle creme solari. Non (ci) bastano infatti le belle prove degli attori protagonisti e una fotografia splendida e sorprendentemente vintage (ottenuta virando i colori in un simil-bianco e nero d'annata) a farci amare una pellicola lenta e compiaciuta, intellettualoide e pretenziosa, del tutto incapace di emozionare lo spettatore.
Un difetto non da poco, a nostro giudizio, per un film che racconta la biografia (inventata) di un personaggio romantico e sognatore, un cantante folk tenero e spiantato che se ne va in giro per gli States cercando di vivere del proprio lavoro in un'epoca non ancora pronta ad ascoltare la sua musica. Un soggetto del genere dovrebbe colpirti al cuore, dovrebbe farti provare tenerezza e simpatia per un guitto così sfortunato e malinconico, che non ha una casa, vive sulla strada, salta da un divano all'altro e ingoia ogni umiliazione pur di non rinunciare al suo sogno... l'ennesima rivisitazione del crollo dell'American Dream. Invece A proposito di Davis si trascina stancamente attraverso l'abusata struttura del road-movie, tra citazioni colte e una colonna sonora 'ad hoc', rimanendo però assolutamente freddo e impersonale, prigioniero del suo manierismo, nonostante le ottime prove di tutti gli attori (a cominciare dal protagonista Oscar Isaac fino ai camei di John Goodman, Garrett Hedlund e Justin Timberlake).
Per onestà intellettuale, devo però ammettere che la scarsa competenza musicale del sottoscritto non ha certo agevolato l'empatia con questa pellicola, in cui la musica non solo è fondamentale come partitura ma è anche al centro della narrazione: è attraverso le sue canzoni, infatti, che Davis esprime il proprio carattere e la propria personalità (invero piuttosto decadente). In un certo senso ci sentiamo proprio come lui nel finale del film, quando in mezzo ai fumi dei sigari e ai fiumi dell'alcool, vede materializzarsi sul palco la sagoma di un musicista che ricorda tanto qualcuno... di molto importante! Qualcuno di fronte al quale non si può fare altro che sedersi e ascoltare, capendo di essere terribilmente inadeguati al suo cospetto. E' l'unico momento in cui, davvero, si respira autenticità ed emozione, vere latitanti in un film che ci riporta alle atmosfere popolari di Fratello, dove sei? senza però raggiungere le vette di allora. Succede.
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