"[...] Ho conosciuto il dolore [...]
e mi è sembrato ridicolo, [...]
quando gli dico in faccia:
'Ma a chi vuoi far paura?'
la ragazza perduta all'orizzonte,
l'indifferenza del mondo alla fame,
alla povertà, alla vita [...]
e giurava di esserci, [...]
se giurava, di esserci e non c'era
e l'ho preso a colpi di canzoni e parole
per farlo tornare all'angolo,
cosi massacrato stordito imballato [...]
di essere condannato al suo mestiere
condannato al suo dolore;
l'ho guardato negli occhi,
che sono voragini e strappi
di sogni infranti: respiri interrotti
ultime stelle di disperati amanti.
-Ti vuoi fermare un momento?- gli ho chiesto -
[...] Ti vuoi sedere? [...]
ascoltami [...] e non fiatare! [...]
che mi passi come un'ombra sottile sfiorente [...]
Ti ho conosciuto dolore in una notte di inverno
una di quelle notti che assomigliano a un giorno [...]"
( Ho conosciuto il dolore, R.Vecchioni, cit.)