Il 9 ottobre 2008, durante una puntata de “Il medico in diretta” trasmessa da Radio Maria, la dottoressa Chiara Atzori, specialista in malattie infettive all’ospedale Luigi Sacco di Milano risponde alla domanda di un ascoltatore relativa alle possibili conseguenze della “legalizzazione dell’omosessualità” affermando che la normalizzazione dell’omosessualità comporterebbe effetti negativi, primo tra tutti la diffusione dell’Aids.
Ecco alcuni stralci della risposta della dottoressa:
“Credo non sia ragionevole negare che nei paesi dove è avvenuta la normalizzazione dell’omosessualità, e quindi in qualche modo la depatologizzazione intesa come, così, equiparazione un modo di essere come un altro, i risultati sanitari sono stati devastanti”
“Anche la bisessualità diventa una norma, ma se nel gruppo del comportamento omosessuale esiste un altissimo rischio, il ponte della bisessualità lo porta fuori dal gruppo dell’omosessualità, e lo, in qualche modo, apre anche a quella che è la maggior parte della popolazione eterosessuale”
“non si tratta di stigmatizzare come brutti sporchi e cattivi quelle persone, quegli individui, che hanno uno orientamento omosessuale, ma riconoscere un dato oggettivo: in quel tipo di orientamento esiste una tendenza alla promiscuità, a comportamenti autodistruttivi, narcisistici, all’abuso di droghe, ecc…”
Primo appunto: l’Istituto Superiore di Sanità afferma che il 46% dei casi di AIDS riguarda contatti eterosessuali, contro il 29% di omosessuali.
In seguito ad una segnalazione da parte dell’Arcigay, nel gennaio 2009 il presidente dell’Ordine dei Medici di Milao, Ugo Garbarini replica:
“Facciamo seguito alla Vostra segnalazione del 9 ottobre 2008 per comunicare che la Dottoressa Aztori ha scientificamente ed esaurientemente replicato all’esposto da Voi avanzato nei suoi confronti.
D’altronde, la Dottoressa Aztori è una componente infettivologa dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano e riteniamo che sulla malattia da immunodeficienza acquisita possa avere un enorme bagaglio di cultura e di esperienza.
Quanto alle sue affermazioni sugli omosessuali, trattandosi di opinioni non si vuole entrare nel merito.”
Nel 2010 la dottoressa Aztori è tornata all’attacco nella sua crociata contro gli omosessuali, nuovi untori, e, esulando dal suo campo di competenza, ha partecipato all’organizzazione del convegno “Identità di genere e Libertà”, ospite il famoso Joseph Nicolosi, padre delle terapie riparative (Brescia, 21 e 22 maggio 2010), in netta contrapposizione con le posizioni della comunità scientifica Psi che si è duramente opposta alle sue posizioni, e in particolare contro l’Ordine degli Psicologi della Lombardia che si è espresso addirittura con una delibera.
Ancora una volta l’Ordine dei Medici di Milano ha preso le difese dell’Aztori, asserendo che non avrebbe violato nessun articolo del codice deontologico (carente su qualunque riferimento all’orientamento sessuale e identità di genere) essendosi espressa nell’ambito della libertà di espressione costituzionalmente sancita.
Testualmente “ha diritto di dissentire dalla teoria del gender e le sue opinioni non sono da considerare una indebita ‘ingerenza’ ed uno sconfinamento rispetto alle competenze di medico specialista in malattie infettive”.
Ok, da questo momento quindi io posso tranquillamente esprimere opinioni “scientifiche” sul trapianto di cuore o sulla portanza dei 747 perchè non sono uno sconfinamento rispetto alle mie competenze di psicologa psicoterapeuta Peccato non essere iscritta all’Ordine dei Medici…
E’ evidente che la dottoressa Aztori sia libera di pensare ciò che crede sulle persone LGBTQ, meno evidente che in quanto medico che nutre tali pregiudizi contro di esse sia libera nel suo lavoro da qualunque influenza. Forse sarebbe il caso di informarla che da molto tempo l’omosessualità non è più considerata una malattia e che a breve anche la condizione di transessualismo passerà da disturbo a incongruenza. Oltre che ovviamente illuminarla sul fatto che seguendo il suo amico Nicolosi, anche lei confonda orientamento con identità di genere. Altro che competenze!
Articolo scritto dalle dottoresse Valeria Natali e Paola Biondi.