Diciamolo, i Coen hanno fatto film migliori. Detto questo, Burn after reading è tutt’altro che brutto: l’idea non è male, l’intreccio, nonostante una partenza non troppo brillante, è ben gestito e non mancano un paio di grandi trovate*. Il cast, poi, è pregevole, non solo perché ricco di pezzi da novanta ma perché questi pezzi da novanta si dimostrano motivati: su tutti Malkovich col suo ex-spione rabbioso e alcolista, Pitt col suo palestrato imbecille, Clooney perfettamente calato nei panni di un cialtrone erotomane e paranoico e la McDormand ben scelta per interpretare una maniaca della chirurgia plastica. Insomma, gli ingredienti ci sono tutti; quel che manca è l’amalgama, il tocco dello chef di classe, quel “non so che” che fa la differenza. Nella girandola di tradimenti e inganni che han messo in piedi, i fratelli del Minnesota finiscono con il perdere un po’ la bussola, confezionando così un film che per molti registi sarebbe notevole ma che per loro è soltanto discreto.
*: quella della poltrona di Clooney è strepitosa.