“Ma che piccola storia ignobile, mi tocca raccontare, così solita e banale come tante, che non merita nemmeno due colonne sul giornale, o una musica o parole un po’ rimate, che non merita nemmeno l’ attenzione della gente, quante cose più importanti hanno da fare, se tu te la sei voluta, a loro non importa niente, te l’ avevan detto che finivi male…
queste parole di Francesco Guccini più di qualsiasi altre rendono l’idea di quello che stamattina ho provato leggendo la posta e trovando dentro questa email:
“Ciao Chit, conoscendoti mi spiace farti iniziare la settimana con una sana incazzatura ma ho atteso fino ad oggi risposta dai media che avevo contattato senza però ricevere risposta né pubblicazione. Spero non me ne vorrai se ho pensato a te ed al tuo blog, per questo che vuole essere assieme un racconto, una denuncia ma, come piace a te, uno spunto di riflessione. I fatti:
sabato sera, stiamo con amici passeggiando in viale Ceccarini a Riccione. Urla, grida, schiamazzi sono un po’ all’ordine del giorno e dopo pochi metri del viale si finisce per non farci più caso. Se si vuole fare due passi e prendere un gelato con i figli anche questo è il prezzo da pagare. Spintoni, urla, scatti di ragazzi quasi certamente già alle 22 con poca capacità d’intendere e di volere che si rincorrono, ti urtano, se hai “culo” ti chiedono scusa, spesso ti mandano anche a cagare. E tu cerchi di non reagire perché sei lì solo per fare due passi e prendere un gelato. Poi improvvisamente notiamo un parapiglia, tre ragazzi che corrono tra la gente che si scansa ed un quarto che invece viene ‘acciuffato’ e cominciano urla, spintoni e vola qualche pugno. L’istinto è quello del “cazzi loro”, mi preoccupo di prendere la bambina e distrarla da quella visione poco edificante, mia moglie mi dice “prendiamo il gelato e torniamo in albergo” e quasi quasi mi convince. Mi metto in coda per il gelato cercando di non farci troppo caso ma le urla continuano ed istintivamente mi volto assistendo a quello che non esito a definire un pestaggio. E non ci assisto solo io, c’è un capannello di gente, giovani per lo più, che assistono più o meno “partecipanti” alla scena. Non capisco bene se sia un gioco o cos’altro (i giovani d’oggi spesso si “divertono” con modi e gesti alquanto bizzarri” e così istintivamente mi avvicino al capannello. E’ in quel momento che assisto incredulo ad un vero e proprio pestaggio pubblico di un ragazzino, età approssimativa sui 15-16 anni (ma potrei sbagliarmi) da parte di alcuni inservienti o similari di un locale. Intorno solo risa e scherno degli spettatori. Estraggo il cellulare per chiamare le forze dell’ordine e proprio in quel momento arrivano altre persone adulte che intervengono separando il ragazzo dall’energumeno che lo aveva in cura. Da quello che sono riuscito a sapere costui altro non era che il buttafuori di un ristorante dove il giovane ed altri tre (quelli che avevamo visto fuggire prima) hanno consumato salvo poi scappare senza pagare. C’è tensione tra gli adulti ed il buttafuori, saggiamente i primi decidono di pagare il conto del ragazzo e dei suoi amici, prendono con se il ragazzo e lo accompagnano ad una vicina fontana per lavarlo del sangue che ha sul volto.
Mi avvicino ad uno di loro, chiedo se c’è bisogno di aiuto, se devo chiamare la polizia o rinforzi e una signora mi dice “lo conosciamo, è un amico di mio figlio, avvisiamo subito noi il padre”.
Torno verso mia moglie, mi chiede lumi dell’accaduto e davanti la bambina la liquido con un “niente, soliti scherzi stupidi”. Adesso però torniamo in albergo perché questa non è più l’Italia ma è diventato il Far West!”.
Non sono riuscito a parlare con il mio amico, il suo cellulare risulta spento e quindi non ho ulteriori dettagli dell’accaduto. A quest’ora stanno cominciando a riprendere la notizia l’Ansa, Repubblica ed altri media, ognuno dei quali arricchisce la vicenda con questo o quel dettaglio. La domanda che mi sorge spontanea è se scene come questa siano veramente da Paese civile o da Far West , anche se a ben vedere a quei tempi c’era uno sceriffo al quale, volenti o nolenti, tutti portavano rispetto e se non lo facevano sapevano cosa gli sarebbe successo.
Qui non vedo autorità, non vedo rispetto di nulla, non c’è educazione e, soprattutto, non vedo cenno alla legge. Nè da parte del buttafuori e nemmeno da parte dei genitori del ragazzo che a quanto pare non hanno sporto denuncia contro lo stesso, così come il buttafuori stesso s’è guardato bene dal farlo, anche se avrebbe avuto tutte le ragioni per farlo in base all’art, 641 del Codice Penale (Insolvenza fraudolenta).
E mi chiedo: se questa è la considerazione che le persone hanno della legge, secondo voi, importa ancora qualcosa a qualcuno del fatto che oggigiorno stiano facendo un mirato gioco al massacro dei suoi fondamenti e dei suoi meccanismi? C’è ancora da sperare che come dice l’inno nazionale “l’Italia si desti” o forse ci conviene rispolverare l’elmetto (se non di Scipio magari dei nostri nonni) e metterci in trincea, allineati e coperti?
Non ho risposte oggi, ma solo tanta, tanta tristezza per aver avuto ulteriore conferma di vivere in un Paese dove diritti e doveri sono diventati un qualcosa di sempre più personale e soggettivo. E laddove non ci sono riferimenti e regole da rispettare,bè, difficilmente ci sarà mai giustizia!?!