A riecco mignottopoli. Silvio: “L’Italia è un paese di merda. Vado via”. Si accomodi, sire
Creato il 02 settembre 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Oggi ci potremmo sbizzarrire nel descrivere il regno di Silvio popolato da zoccole lunghe così (come il "cefalo" di Abatantuono), da paraculetti di mezza tacca, da donnine alle quali il silicone ha fottuto da lunga pezza il cervello. E volete sapere una cosa? Ci sbizzarriamo. Mister “ciglia folte” Walter Lavitola, che di mestiere dovrebbe fare il direttore dell’Avanti che fu di Pietro Nenni e di Sandro Pertini, telefona a Gianpi Tarantini, il “giovin signore” della sanità pugliese. I due rampanti a delinquere si dicono: “Arcore è piena di puttane”. “Dobbiamo mandargliene un po’ anche a Palazzo Grazioli”. “Se Silvio non tromba da di testa”. “Dai che facciamo un po’ di soldi”. “Io c’ho merce di (quasi) prima mano”. “E che cazzo, paga tutti e tutte, pagherà anche noi”. A Bari, Gianpi carica le sue escort di lusso sull’aereo, le porta a Palazzo Grazioli, le presenta a Berlusconi che puntualmente se le tromba da consumatore finale, e poi presenta il conto. A un certo punto, già scottato dalla storia a luci rosse con la minorenne Noemi Letizia, Silvio non vuole essere messo di nuovo sulla graticola e sgancia qualche centinaia di migliaia di euro. Ma come accade spesso ai vecchi puttanieri che vanno avanti a pillole e punturine, si innamora di una di loro particolarmente abile, Patty. La signorina D’Addario racconta a Silvio un lacrimevole feuilleton. Una giovinezza drammatica. Un padre suicida per un sogno infranto: costruire un villaggio turistico e fare l’animatore come Fiorello. Silvio cuore d’oro si intenerisce e, fra un cunnilingus e uno “spumone”, le promette di tutto salvo, da buon vecchio marinaio di lungo corso, non mantenere un cazzo. Ma Patty, evidentemente d’accordo con il suo mentore Gianpi, registra tutto quello che avviene prima, durante e dopo la notte d’amour fou sul lettone di Putin. Quando si rende conto che Silvio non può fare nulla per il suo villaggio turistico, Patty decide di monetizzare le sue performance con il presidente del consiglio e rivela la tresca ai giudici e ai giornali. A questo punto sorge il dubbio che Gianpi e la stessa Patty abbiano ordito l’inganno, il complotto, il pasticciaccio brutto. I giudici, quelli di Napoli, si chiedono: “Ma per quale cazzo di motivo la signorina D’Addario avrebbe registrato tutto se non per ricattare il povero Silvio?”. E allora indagano, intercettano, spulciano fra estratti conto e bonifici bancari, ascoltano testimoni oculari e testimoni e basta e si insospettiscono quando, all’improvviso, la signorina D’Addario nega tutto. Patty dice che non è successo nulla, che quella notte della quale mezzo mondo civile (e il distaccamento dell’Interpol su Marte) ha ascoltato perfino i respiri, i sospiri e gli inviti espliciti a “cogliere la rosa”, lei e Silvio avevano provato solo una scena della nuova fiction di Canale5 dal titolo “Fottimi tesoro mio” per la regia di Alessandro Sallusti, su soggetto originale di Daniela Santanché. I giudici, per nulla convinti dalla nuova versione della D’Addario scoprono che 500mila euro sono transitati dal conto corrente di Lavitola il quale, trattenuta alla fonte la sua percentuale, aveva girato la parte restante su quello di Gianpi Tarantini. È chiaro, no? Silvio è stato ricattato, è vittima di una estorsione bella e buona ed essendo vittima, va tutelato e difeso proprio come un comune cittadino. La fregatura è che Berlusconi non ci tiene affatto di essere difeso. Non potendo ammettere di essere stato ricattato per un giro di mignotte, dichiara: “Povero Gianpi, si trovava in grandi difficoltà economiche e siccome io sono un pezzo di pane, ho deciso di dargli una mano”. Non ci crede nessuno, neppure il povero Niccolò Ghedini, che a questo punto non sa più che pesci pigliare e in quale deretano infilare i missili terra-terra anti-antiberlusconiani. Da istrione avvezzo alle frottole, come in effetti è, il povero Silvio sta cercando in tutti i modi di apparire come un personaggio di una bontà sovrumana e perciò al limite del divino. La sua generosità e il totale disinteresse che ha per le vicende terrene, lo pongono al di sopra delle parti, della storia, ben oltre la fantasia fino a farlo apparire un individuo surreale quando è semplicemente un ricattato a tutto campo. Di solito, quello del ricatto è un meccanismo che si attiva quando c’è qualcosa, o qualcuno, di ricattabile. E in effetti il nostro presidente del consiglio, da Marcello Dell’Utri a Denis Verdini, da Cesare Previti a Lele Mora, da Flavio Carboni a Luigi Bisignani, ha un bel daffare a pagare tutti quelli che potrebbero scoprirgli gli altarini. E se qualcuno insiste a dire che i berlusconiani sono tali per fedeltà al loro capo, è meglio che vadano a farsi un giro all’Ucciardone, sono molto più credibili i mafiosi, specie se contestualizzati da mons. Fisichella. L’arresto di Tarantini e della di lui signora, il mandato di cattura spiccato nei confronti di Walter Lavitola, momentaneamente all’estero esule come Craxi, l’ultima valanga di intercettazioni telefoniche uscita sui giornali, ha fatto esplodere la protesta dell’intera Europa perché vedete, cari amici, fratelli, nemici e semplici conoscenti, il meccanismo di Eurolandia è molto sensibile e delicato. Un granello di polvere che si va ad infilare negli ingranaggi di una sola delle economie nazionali dei 25, causa default che si vanno a ripercuotere su tutti gli altri, esattamente come un vecchio collegamento elettrico in serie. Ormai senza più credibilità, con una manovra economica che cambia dalla sera alla mattina, con un parterre composto essenzialmente da puttane, da magnaccia, da concussori e da estorsori, questo povero paese si trova a essere diventato un ingranaggio ancora più debole di quelli spagnoli e portoghesi, greci e irlandesi. L’Europa non ne può più di Silvio e dell’Italia, e non perde occasione di farcelo sapere e di minacciarci come ha fatto la Bce sui nostri buoni del tesoro. Ma l’aspetto veramente surreale e paradossale di tutta questa vicenda è che Berlusconi, da manipolatore incallito della verità e della storia, se n’è uscito con un apprezzamento che ha lasciato tutti di stucco: “L’Italia è un paese di merda”, come se a farcelo diventare fosse stato l’asse franco-tedesco Sarko-Angelina. Un'appello al presidente Napolitano, sindaco di tutti gli italiani. Caro Giorgio, solo un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio). Ti preghiamo con tutto il cuore, uno solo. Ma mirato.
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