Magazine Cultura

A Roma la fiera América Latina tierra de libros: intervista a Samanta Schweblin

Creato il 04 dicembre 2012 da Eldorado

Mario Vargas Llosa l’ha definita ¨una delle voci più promettenti della letteratura odierna in lingua spagnola¨. Samanta Schweblin, argentina di Buenos Aires, classe 1978, lo conferma con la sua scrittura inclemente, a volte brutale, che ci spinge verso un mondo che svela i lati più oscuri della personalità umana. È un mondo al limite, dove la frontiera tra surreale e realtà è talmente labile da confondersi nello spazio di una quotidianità portata all’estremo. Il suo campo d’azione è quello del racconto breve, conciso e tagliente, l’ambito ideale per storie che non sono mai banali e che si inoltrano, con accortezza di stile e di modo, in territori inaspettati per il lettore. 
A tradurla in italiano ci ha pensato un paio di anni fa Fazi Editore che ha raccolto i suoi due principali lavori (¨Pájaros en la boca¨ e ¨El núcleo del disturbio¨) in un solo volume, ¨La pesante valigia di Benavides¨. Samanta sarà tra gli ospiti principali della quinta edizione di ¨América Latina tierra de libros¨, che si terrà dal 6 al 9 dicembre a Roma, nell’ambito di Più Libri Più Liberi, la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria in programma al Palazzo dei Congressi di viale Kennedy. Il gruppo di scrittori latinoamericani, riunito per l’occasione dall’IILA (l’Istituto Italo Latino Americano che ha organizzato il calendario), è nutrito ed eterogeneo: ci saranno, oltre alla Schweblin, Carmen Posadas, Matías Nespolo, Mario Meléndez, Guadalupe Nettel, Zuleica Romay, Zingonia Zingone, María Matilde Rodríguez, Carmen Bohorquéz, Christiana De Caldas Britos, Santiago Gamboa e Milton Fernández.
Abbiamo conversato con Samanta e questo è il risultato del nostro incontro.
Qual è la relazione che unisce gli scrittori argentini della tua generazione con quelli del passato? Qual è il legame e, nel tuo caso, ti senti vicino a qualcuno di loro?
Beh, uno riconosce sempre tra questi ¨scrittori del passato¨ i suoi grandi maestri. I maestri che si ammirano, da cui si apprende e contro cui, in un certo senso, si combatte. Gli autori della generazione del boom, che credo siano i più conosciuti in Europa, si caratterizzavano per il ruolo di scrittori-ambasciatori. Intellettuali dall’alto impegno sociale e politico, che facevano da portavoce dei loro paesi. La mia generazione, naturalmente sempre generalizzando, è più individualista, più introspettiva ed anche, alla sua maniera, produce una letteratura più globalizzata. L’idea del ¨latinoamericano¨ del boom è cambiata, la lingua che oggi parliamo tutti si somiglia sempre di più.
Sei una scrittrice che si sente comoda con il racconto e la novella breve. Perché questa scelta?
Credo che il tipo di idee e di storie che mi interessa raccontare non funzioni bene nella forma del romanzo. Come lettrice mi interessa molto la tensione, la forza del racconto, i finali definitivi ed eloquenti e, in qualche forma, quando scrivo, cerco di ottenere lo stesso risultato. Ci sono romanzi corti che possiedono tutti questi elementi, naturalmente, però a me piace l’effettività del racconto. Forse, solo perché sono molto ansiosa.
Il mondo dei tuoi racconti esiste davvero? A volte sembra che stai scrivendo di un mondo che rasenta il fantastico: dove si trovano i luoghi della tua narrazione?
Rasenta, certo. Però quale realtà non sfiora con i suoi estremi il bizzarro ed il fantastico? Mi sento a mio agio scrivendo i posti che conosco, nei quali sono stata o che ho visto. Anche se poi la situazione è inventata, lo spazio riesce a sostenere tutto ed è importante per costruire il verosimile della storia. Sono scenari particolari, nitidi, però che allo stesso tempo potrebbero essere ancorati a qualsiasi posto. Le marche delle cose, i nomi delle città, sono caratteristiche che, sempre e quando non siano imprescindibili per raccontare una storia in particolare, preferisco lasciare nelle mani del lettore.
A Roma la fiera América Latina tierra de libros: intervista a Samanta SchweblinCredi in una letteratura impegnata o la letteratura deve essere una distrazione, un’evasione sia per chi scrive che per chi legge?
La buona letteratura non può essere scritta con seconde intenzioni. Non può essere moralista, e nemmeno da depliant, però una volta scritta, se è buona, avrà molteplici chiavi di lettura. Kafka scrive ¨Nella colonia penale¨ negli anni  ’10 a Praga, assediato da storie e paure personali, però letto nell’Argentina degli anni ’70 il racconto ha una lettura molto differente dall’originale e, ciononostante, molto nitida e chiara. Lo scrittore racconta solo una storia, è il lettore che può o no trovare l’impegno da questa letteratura. 
In cosa si distingue la scrittura al femminile da quella al maschile? Ti senti un’autrice impegnata con il pubblico femminile?
Mi sento impegnata con l’idea di un possibile lettore, questo è tutto. Se questo lettore è uomo o donna, è esattamente lo stesso e pensare in una differenza al momento di scrivere mi sembra insolito e insostenibile, come scrivere per lettori vegetariani, dalla pelle scura o bilingui. Ci sono generi letterari, come la fantascienza, il romanzo storico o i gialli. Quando si scrive per generi particolari, si può pensare ad un lettore particolare. La ¨letteratura femminile¨ è un genere letterario, un genere che inoltre, da quello che ne so, è scritto da uomini. A loro toccherà, quindi, pensare a questo pubblico, che non sempre è femminile, ma che è il lettore che legge la ¨letteratura femminile¨.
Ti sei mai proposta di essere un’ispirazione per le altre donne?
Mai. Ispirazione per altre donne? Penso, per esempio, che una delle mie più grandi soddisfazioni è dare un seminario e sentire che parte della mia passione per la letteratura giunge agli alunni, che c’è un effetto su di loro che riluce nei testi e che questo ci rende immensamente felici, sia a me che a loro. Questo mi affascina. L’ispirazione per le donne mi sa a manuale di moda del secolo scorso. 
Com’è l’Argentina attuale? Con una donna come presidente, è un posto dove la donna possa avere l’ambizione di migliorare la sua condizione?
Si tratta di un processo molto lento, non riesco a vedere al momento un grande cambiamento.
Hai avuto un’esperienza di lavoro letterario in Italia. Cos’hai percepito del paese, quali similitudini hai trovato con l’Argentina?
Sono state due esperienze separate, gli stage per scrittori di Civitella Ranieri in Umbria e di Castello in Movimento, di Fosdinovo, in Toscana. C’è una grande introspezione in questi viaggi e l’esperienza non si condivide solo con altri artisti italiani, ma di tutto il mondo. Posso assicurare che, di tutti gli stage a cui ho partecipato, quelli italiani è dove si è mangiato meglio e dove mi sono sentita più comoda. Per un argentino in Europa, l’Italia è sempre quanto di più simile c’è alla propria casa. Infatti, eccettuata la lingua, e pensando più alle sue abitudini, ai suoi modi, il suo humour e alla sua gente mi sento più a casa in Italia che in Spagna.
Cosa mi puoi dire dell’attuale letteratura argentina e, in forma più ampia, di quella latinoamericana? Ti appassiona essere parte di questo gruppo privilegiato, ispira il tuo lavoro, ha cambiato in qualche forma la tua maniera di vivere la quotidianità?
Attualmente esiste una buona letteratura in Argentina. Si scrive molto, ci sono buoni lettori, cicli di lettura, case editrici indipendenti con cataloghi di lusso e buona distribuzione. Credo che è un buon momento. E se c’è una cosa che mi piace di questa nuova generazione di scrittori latinoamericani, è che abbiamo capito in fretta che non siamo e non saremo mai ¨un gruppo privilegiato¨. Siamo persone che scrivono e, disilluse sin dai primi passi, scriviamo quello che possiamo, quando possiamo, senza fare drammi.
C’è un romanzo nel tuo futuro o continuerai a scrivere racconti?
Se mi venisse un’idea che esige l’esplorazione del romanzo, lo farò con piacere. Però, fino a quel momento, scriverò racconti: non vedo perché cambiare.

Samanta Schweblin parteciperà a due dibattiti nell’ambito della Fiera: ¨La giovane letteratura latinoamericana¨ in programma venerdí 7 dicembre alle 10,30 nella sala conferenze dell’IILA (Via Paisiello 24, Roma) e sabato 8 ¨Donne e libri: un nuovo boom¨ nella sala Rubino della Fiera, ore 20.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :