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A Royal Weekend

Creato il 11 gennaio 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

A Royal Weekend

Anno: 2012

Durata: 94′

Nazionalità: Gran Bretagna

Genere: Storico

Regia: Roger Michell

Distribuzione: BIM

Uscita: 10 Gennaio 2013

Ad alcune persone è concessa l’opportunità di veder scorrere accanto a sé la grande Storia. E talvolta la Storia è talmente imponente da annunciarsi in tutta la sua grandiosità. È così che anche una persona semplice e per nulla addentro alle grandi questioni del mondo può accorgersi del suo passaggio e restarne a tal punto folgorata da voler lasciare una traccia. Questa è la storia di due giorni speciali, in cui i reali del Regno Unito si recarono per la prima volta nell’ex colonia ribelle degli Stati Uniti per chiedere aiuto contro l’imminente guerra che avrebbe di lì a presto avrebbero affrontato contro la Germania Hitleriana. La Gran Bretagna era consapevole che senza il supporto degli Stati Uniti ben difficilmente avrebbe potuto resistere all’urto della potenza tedesca. Negli Stati Uniti, ancora devastati dalle conseguenze della grande crisi, molte erano le posizioni riluttanti all’intervento e, quindi, grande doveva essere l’impegno dei reali per spingere il consenso della politica e della popolazione americana verso la guerra. In quel momento sedeva sul trono britannico Giorgio VI, un re schivo che non sentiva di avere le caratteristiche giuste per un così arduo compito (a lui è stato dedicato il film Il discorso del re di Tom Hooper). Sull’altra sponda dell’Atlantico regnava, democraticamente eletto, il presidente Franklin Delano Roosevelt. La sceneggiatura evidenzia chiaramente che la volontà del presidente degli USA era già predisposta all’intervento militare ma non commette il grave errore di far credere che questa posizione fosse dettata da prevalentemente da spirito umanitario e pur senza esporne le motivazioni politico-economiche non sottace che le posizioni contrarie erano connesse proprio alla crisi economica. Da questo se ne può dedurre che una posizione favorevole poteva essere anch’essa connessa alla crisi economica ma fornendone una soluzione diversa. Ed, infatti, la seconda guerra mondiale fu l’occasione che permise a tutto il capitalismo di superare la crisi.

Questa storia viene narrata da Daisy, lontana parente del presidente e sua amante. Il rapporto tra i due è descritto con realismo e sagacia davvero notevoli. I due personaggi sono vivi, credibili e veri. Nella loro relazione c’è l’arroganza del potere ma anche la sua debolezza, c’è l’amore impari tra due persone impari, l’inganno del più forte ma anche l’accettazione del più debole che rinuncia alla sua interezza per partecipare alla dimensione del Potere e della Storia. Ogni sentimento è colto nella completezza e nella complessità con cui può manifestarsi nella realtà. Una sceneggiatura, opera dello statunitense Richard Nelson, così matura è una rarità che va sottolineata con forza. La regia si innesta con altrettanta consapevolezza e riesce a regalarci dei personaggi di notevole spessore. Estremamente convincente anche la resa di Bill Murray nei panni di Roosevelt.

Se è vero che la Storia si lascia condizionare ben poco dalla volontà di singoli è pur vero che necessità di persone in carne ed ossa che la sappiano interpretare ed anche di persone che la sappiano riconoscere e ricordare. Come ha fatto Daisy, che ha conservato per tutta la vita le sue lettere e suoi diari in una valigia sotto il letto. E che oggi il cinema ha trasformato ancora in storia.

Pasquale D’Aiello


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