Il donnaiolo Roosevelt e il balbettante Re Giorgio
Ci si aspettava qualcosa di diverso e più accurato. E invece, a parte l’interpretazione di Bill Murray, A Royal Weekend (Hyde Park on Hudson, 2012) è una pellicola piatta e incolore.
Nel giugno del 1939 il Presidente Franklin Delano Roosevelt ospita Re Giorgio d’Inghilterra e la sua consorte. L’Inghilterra è sulla soglia di un conflitto con la Germania di Hitler e l’incontro porrà le basi per l’intervento degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale. Complice un picnic a base di hot dogs, il colloquio si rivelerà l’occasione per l’avvio di una relazione speciale tra i due stati.
La poligamia di Roosevelt e l’incontro di quest’ultimo con Re Giorgio d’Inghilterra. Il film diretto da Michell si muove su questi due piani narrativi paralleli e finisce per trascinarsi stancamente verso una conclusione incolore e insapore. Ed è sicuramente un peccato perché A Royal Weekend mette in mostra una convincente scenografia e una fotografia estiva particolareggiata e naturalistica, senza dimenticare l’intensa prova recitativa di Bill Murray (un efficace Roosevelt affetto da poliomelite e battuta pronta). La stessa cosa non si può dire per il resto della pellicola. Poco coinvolgente e inconcludente, il film utilizza come espediente l’incontro tra lo statista e i reali per parlare in realtà di altro. Difatti la vera protagonista è Daisy, cugina di quinto grado di Roosevelt e successiva amante, narratrice interna e esterna della vicenda. Tutto viene tratto (come ci viene suggerito dai titoli di coda) da una lettera trovata nell’abitazione di Daisy e, proprio perché il racconto ci arriva dalla sua voce, gli elementi più interessanti (il vero incontro tra Roosevelt e il re) non ci vengono mostrato, anzi viene idealmente chiusa una porta in faccia allo spettatore. Il regista di questo colloquio ci lascia un paio di aneddoti (apparentemente) divertenti e una delineazione del personaggio di Re Giorgio caricaturale e macchiettistica, in perfetta antitesi con la figura più sfaccettata creata da Hooper in Il discorso del Re (The King’s Speech, 2010).
Per quanto riguarda il resto non c’è molto da raccontare perché il film diretto da Michell si tramuta in un rotocalco scandalistico, nel quale tutti i caratteri sono erosi dal rimorso e dalla consapevolezza di un amore surrogato. Ogni personaggio che lavora a stretto contatto con il presidente sa tutto, ma per mantenere gli equilibri intatti, non sussurra nemmeno una parola. Diversamente è interessante la prova di Bill Murray, che riesce a spiccare in questo mediocre prodotto, donando al Presidente degli Stati Uniti una caratterizzazione prorompente. Malato, fermo nelle decisioni e consapevole del suo status, ma anche appassionato, gigione e divertente. Insomma l’attore svela un lato umano invidiabile, ma non sempre condivisibile.
A Royal Weekend è una pellicola senza fronzoli e ambizioni, ma senza scopo. Un prodotto indolore, che si fa presto dimenticare e non aggiunge nulla di innovativo o originale al panorama cinematografico. Si è letto su alcuni quotidiani d’oltreoceano che è il naturale seguito de Il discorso del Re. Il paragone è improbo e quasi offensivo per il film di Hooper.
Uscita al cinema: 10 gennaio 2013
Voto: *1/2