Sta per ricominciare il Festival.
Quale Festival?
C’è bisogno di dire quale?
Sì, c’è bisogno, non essere provinciale.
Okay, sta per cominciare il Festival di Sanremo.
E sarebbe?
Niente. Puoi vivere anche senza sapere cos’è. Ma una cosa devo dirla. Raccolgo l’appello sollevato dal blog Un altro genere di comunicazione, vista la giustificata indignazione riguardo il servizio del Tg1 andato in onda il 25/01/2012 nell’edizione delle 20, intitolato “La donna dell’Ariston”.
Il teatro non fa onore all’etimologia greca del proprio nome. Ariston, in greco, significa “il migliore”, ma da quel che vedo, ad essere ripresa all’interno del teatro è una delle peggiori scene della televisione italiana, nella sua variegata e infinita collezione.
Questa non è soltanto una sconfitta del movimento femminista, questa è (anche) una sconfitta della Società Civile. Beata la terra che non ha bisogno di eroi, citando Bertolt Brecht nel suo Galileo, ma l’Italia ha ancora bisogno di femministe, di cittadini onesti, di magistrati preparati, di politici al servizio della comunità. Tutta gente che non vorrei classificare come “eroi”, ma i tempi ne fanno, ahimè, un’eccezione.
Questo è il servizio incriminato.
Bisogna capire che non è soltanto il servizio “giornalistico” in sé ad essere incriminato, con Gianni Morandi che fa segno alla grechina di togliersi il cappotto, Papaleo che chiede il bacino, la differenza d’età e lei che non sta capendo un tubo. Tra l’altro aggiungo anche che per me lei non è assolutamente una vittima, visto che viene pagata per quello.
Ma la vittima in tutto questo è ancora una volta l’idea di “donna” che viene fatta passare come oggetto.
Tanto vale allora rivolgersi all’oggettivizzazione per eccellenza, nel campo del porno, e invocare la venuta di una Mistress a Sanremo che li domini tutti quanti con frustino e corde chiodate.
Oppure Gianni Morandi faccia spogliare un bel maschione e Papaleo chieda il bacetto.
E la soluzione non è nemmeno boicottare il festival. Se il festival è seguito abbiamo il dovere di criticarlo, di elogiarlo nelle sue positività e distruggerlo nelle sue negatività.
Tanto per capire che non stiamo scherzando e che il nostro appello comincia dall’O.N.U. riporto qui il link del rapporto ombra sull’implementazione della convenzione CEDAW in Italia, convenzione ONU per l’eliminazione di ogni ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne.
Non da ultimo, la Raccomandazione ONU rivolta all’Italia, n. 25/2005:
“Il giudizio complessivo nei confronti dell’attività dei Governi che si sono succeduti in questi anni è critico: poco è stato fatto a livello strutturale per combattere gli stereotipi sessisti e i pregiudizi di genere, che “minano alla base la condizione sociale delle donne, costituiscono un impedimento significativo alla attuazione della Convenzione, e sono all’origine della posizione di svantaggio occupata dalle donne in vari settori, compreso il mercato del lavoro e la vita politica e pubblica”
(Raccomandazione n. 25/2005 del Comitato CEDAW all’Italia).”
Noi ci saNremo, facciamoci sentire.