A scappare siamo tutti bravi, e che ci vuole, una valigia e “buonanotte ai suonatori, vi saluto a tutti e assabinirica”… è rimanendo che si vede il coraggio, ci vogliono le palle, si le palle, perché se sei nato qua puoi vivere ovunque.Il verbo preferito da Erri De Luca è “mantenere” e adesso è diventato anche il mio, perché significa tenersi per mano, man-tenere, ed è quello che voglio fare, prendere per mano la mia “bedda terra” e tenermela stretta stretta, perché è MIA.Mi ricordo mia nonna, che si vantava, si annacava, quando qualcuno veniva dal “continente”, sapevano cucinare si, e lei orgogliosa “ma no come mia” …. il suo aspetto, il suo odore, i suoi abiti, il suo sguardo, tutto di lei sapeva di sicilianità.E quando combinavo qualche guaio ripeteva con un volto addolorato che si avvicinava al lutto, con le mani in petto… quasi sentivo il rumore del suo cuore frantumarsi di quant’era brava e commediante: A omu ‘ngratu e cavulu ciurutu ... chiddu ca fai è tuttu pirdutu. Ecco, la mia terra, come mia nonna, ha fatto tanto per me, bella e dannata, ed io devo ripagarla lasciandola? Ah figghiu disonorato!!! Sfuggendo, nascondendomi?Ma io non ho fatto nulla, perché me ne devo andare, perché dovrei nascondermi? Dove?Io amo il sole caldo, le urla, i bambini, il profumo del cibo nelle strade, amo il mio dialetto che sembra quasi un canto, amo il calore della gente, le liti e le prepotenze, tanto poi si risolve sempre con…“un c’è nienti, pigghiamunni un cafè”. E i rapporti di parentela poi... quelli che si stringono in un secondo tra estranei “cucì, cumpà”, li adoro … amo gli arabi che urlano la loro presenza su ogni muro siciliano, amo il barocco, il liberty e i normanni. Che orgoglio la mia cattedrale, le mie chiese, sorrido fiero pensando al ritrovamento del satiro danzante… ma ci pensate? era li, sotto i miei occhi, in fondo al mio mare, il MIO mare, e tutti lo volevano, ma è mio, è nostro, No, non te lo do!Allora, Sicilia, amore mio, terra di fuoco e di passione, di amore, arte e tradizione, sforzati un po’ dai un senso alla mia lotta.Calati juncu, chi' passa la china, dico al mio cuore di dire al mio cervello… è un invito a saper sopportare, aspettando tempi migliori, ed è quello che sto facendo, ed è quello che voglio fare. Io ci voglio credere, come ci credevano Falcone, Borsellino, Chinnici, Impastato, Cassarà, Beppe Montana o Pio La Torre ed io non me ne vado, no, io rimango qua!
Valentina Cangelosi






