Molte persone vengono da me e mi portano le loro insoddisfazioni. Vi riporto una citazione del maestro ALEJANDRO JODOROWSKY
“Nella mia vita ho fatto un po' di tutto: teatro, teatro mimico, pantomima, musica, sono stato attore, decoratore, scenografo, costumista... regista, sì, sì, il cinema! A che cosa serve tutto questo, perché lo faccio? Sono immortale!
Che tipo di rapporto hai con il tuo lavoro?
L' uomo serve innanzitutto a se stesso, al suo narcisismo...tutto ciò che si fa, prima o poi scompare e lascia dentro di noi un' enorme depressione...tramite le arti ho cercato una "aspirina metafisica" ed ho seguito i corsi di Gurdjieff, almeno per tre anni. Il mio monastero in Messico era accanto ad un immondezzaio pieno di mosche. Durante le meditazioni te ne ronzavano intorno a decine e se muovevi anche solo il viso il Maestro ti colpiva.Il mio grande maestro furono le mosche!
Ho cercato ovunque, anche in campo esoterico; alla fine mi resi conto di essermici ammalato, stavo diventando nevrotico. La risposta giunse in quegli anni, e fu una illuminazione: il compito dell' arte è curare: curare la vita emozionale dello spettatore. La pratica di cura si sviluppa tramite la guarigione dell' aspetto emozionale, emotivo, sessuale o di ogni altro tipo di infermità, guarigione che avviene grazie ai tarocchi o lo studio dell' albero genealogico.
Ho creato una terapia, ma non basata su una scienza o un indirizzo universitario: la mia terapia ha le sue origini all' interno dell'arte.
Ho diretto circa cento opere teatrali. L' unica cosa che non ho fatto è stato cantare il tango... avrei tanto voluto cantare il tango. Mia madre era una cantante d' opera e le capitava di innamorarsi di cantanti di tango: mi portava sempre ad ascoltarli... ma non ho mai potuto cantare.
Freud veniva dalla scienza, era medico, io invece vengo dall' arte, anche se mi sono proposto di acquisire le stesse conoscenze che possiedono gli psicanalisti. Non dico che la psicomagia sia migliore della psicanalisi: dico solo che le è vicina. Ma, invece di esigere molti incontri, alla psicomagia ne basta uno: lei è la via più breve.
Nello Zen c'è questo tipo di concetto: puoi meditare vent' anni e forse arrivi all' illuminazione; però a volte si trova una via più breve, anche nello Zen.
Il mio Maestro Zen in Messico mi fece meditare sette giorni in ginocchio senza dormire... avevo le ginocchia completamente rovinate. C' era un assistente di Karate messicano che il sesto giorno mi saltò addosso, cominciando a picchiarmi ben bene. Mi trascinò davanti al Maestro che, vestito da giapponese, mi disse, biascicando uno spagnolo quasi incomprensibile: "Non comincia, non finisce, che cos' è?". "Merda!", dico io, perchè mi fa una domanda del genere? Che gli rispondo? E' Dio? Lo Spirito Santo? Sono io? L' infinito? Perchè mi chiede una cosa così imbecille? A quel punto fece suonare un gong e tutta la scuola seppe che avevo avuto un fallimento.
L' intellettuale deve imparare a morire. Questa è la via rapida, la psicomagia è una via rapida nei confronti di qualsiasi problema. Gurdjieff faceva fare ad alcune persone cose che non avevano mai fatto; anche Castaneda: prendeva un direttore di un giornale e lo metteva a vendere giornali all' angolo. Lo stesso Castaneda lavorò per due anni a una pompa di un distributore di benzina: aveva capito che se si cambia il circuito entro cui gira la vita, cambia anche la vita stessa, e li' c'è la cura. Lacan disse che l' inconscio è un linguaggio: tutti coloro che fanno teatro sanno invece che l' inconscio è un atto. Esprimere coi gesti una serie di concetti che non si dirigono verso l' intelletto, ma si rivolgono all' inconscio: questo è vero teatro. E la psicomagia è un atto teatrale, poetico, a volte terribile, a volte difficile, però cura. Ogni problema è personale; non esistono malattie uguali, sono solo simili”....