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Ieri sera è andato in scena, nel salotto di Michele Santoro, l'harakiri di Se po' ffà, al secolo Walter Veltroni, già segretario del Pd, che di fronte al grande Travaglio che lo incalzava implorandogli di rivelare quale atto ostile avesse fatto in vent'anni il suo partito contro Berlusconi, quale legge ad personam gli avessero magari cancellato, ha dimostrato non solo di essere un politico bollito (anche se inspiegabilmente ancora sulla cresta dell'onda mediatica), quanto soprattutto di avere una memoria così corta e confusa, di entità paragonabile soltanto alla sua faccia di bronzo. Al malcapitato Veltroni è capitata pure la iella che, in quell'imbarazzatissimo frangente, gli sia andato incontro, facendo maldestramente cilecca, proprio Santoro, scambiando la manifestazione erroneamente evocata da Veltroni (quella del 1994 indetta dai sindacati contro la riforma delle pensioni), con un'altra (quella contro l'abolizione dell'articolo 18 al Circo Massimo nel 2002). Se po' ffà si è aggrappato disperatamente a quella mano amica ma, purtroppo per lui, è scomparso poco dopo tra i flutti della sua inettitudine. Ma la cosa che più colpisce è che, invece di fare marcia indietro ammettendo umilmente l'abbaglio preso, ha cercato di reagire con la sua solita supponenza contestando a Travaglio, che intanto allibito rivolto ad entrambi diceva "Avete proprio una confusione anche nelle date", polemizzandogli: "le manifestazioni non sono materia tua" "Travaglio sii serio per favore ... dal punto di vista politico, quella manifestazione fu la fine del governo Berlusconi". Con Travaglio, solo a porta vuota, che bissava: "Ma la storia dove l'hai studiata, su Topolino?!". Uno scambio di battute che rimarrà storico, speriamo che il grande pubblico possa rivederle al più presto su Blob.
E' da notare che se un infortunio simile fosse capitato a Beppe Grillo o, più semplicemente, a qualunque dei parlamentari del M5S, giornali come Repubblica e il Corriere ci avrebbero tenuto aperto per ore le rispettive home page, raccontandoci in rallenty tutta la loro fantozziana incompetenza. Sarebbe stato un ossessionante e spietato tiro al piccione. Ma dal momento che lo svarione è occorso a Walter Veltroni, beniamino di entrambe le testate, questo succoso scambio di battute non comparirà, ne siamo certi, da nessuna parte. Fa riflettere anche il fatto che Michele Santoro si sia sentito in dovere di andare in aiuto di Veltroni, contribuendo anche lui involontariamente allo svarione generale. A dimostrazione di quale ruolo, tutt'altro che super partes, egli svolga nel suo talk show: la sua proverbiale imparziale parzialità. Lo stesso Santoro, che, non ce lo dimentichiamo, soltanto qualche puntata fa boicottò l'intervento del professor Paolo Becchi, docente di filosofia del diritto vicino al M5S, quando questi sostenne, in punta di Costituzione, che di fronte allo stallo politico allora in atto, sarebbe stato comunque possibile avviare i lavori delle due Camere senza necessariamente anteporvi la nascita del governo, qualora semplicemente da parte dei partiti si fosse presa l'iniziativa di attivare le commissioni permanenti. Il tono che in quel frangente egli usò fu estremamente sgarbato e liquidatorio: né, nelle puntate successive, nei suoi sproloqui iniziali o in altri momenti, si sentì in dovere, quando la stessa argomentazione di Becchi venne ripresa da più parti sui media e anche da insigni costituzionalisti, di scusarsi con l'interessato né con il pubblico per la cantonata presa e più volte reiterata. L'episodio fantozziano di Veltroni dimostra inoltre che il fascino (si fa per dire!) del politico è quello di non ammettere mai i propri errori né di ritrattare le proprie avventate dichiarazioni, neppure di fronte alla più lampante delle evidenze (com'è accaduto ieri sera grazie a Travaglio che, nell'occasione, è sembrato un gigante tra due pigmei). Al contrario, politici consumati come Veltroni se ne fanno un titolo di merito: di dimostrare ancora una volta la loro, questa sì gigantesca, faccia di bronzo. Peggio, di fronte all'incalzare di Travaglio che chiedeva conto di cosa avesse fatto in vent'anni il centrosinistra per contenere Berlusconi, Walter Se po' ffà non è riuscito di meglio che a richiamare un episodio (come abbiamo visto, sbagliato) in cui protagonista non era certo stato la sua parte politica ma il sindacato confederale. Così celebrando il de profundis sull'antiberlusconismo di facciata targato in sequenza Pds, Ds, Pd. Più che un'ammissione di colpevolezza, una plateale dichiarazione di resa. Il seguito del filmato, quando si affronta il tema della trattativa Stato - mafia, è poi conclusivo: anche qui Veltroni ne esce veramente male.
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