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A Single Man – I Pareri della sezione Cinema

Creato il 15 giugno 2014 da Nicola933

La visione di questo film è avvenuto in contemporanea con Silvia Azzaroli ed è per questo motivo che riporteremo entrambe le recensioni. Siamo convinte che si tratti di due visioni diverse, una più professionale e l’altra più emotiva, e siamo sicure che renderanno giustizia a questo gioiellino così ricco di particolari da risultare di difficile descrizione.

Regia: Tom Ford
Cast: Colin Firth, Julianne Moore, Nicholas Hoult, Matthew Goode, Jon Kortajarena
Genere: Drammatico
99 min
2009

a single man
Erano anni che volevo vedere questo film, ma una parte di me ha sempre avuto paura perché sapevo di quello che trattava e non ero pronta ad affrontare una cosa del genere. Ci sono tanti dolori nella vita e sicuramente la perdita di una persona amata (amante, figlio, genitore, amico: è lo stesso), è uno di quelli più intensi.

Tom Ford, ex stilista di fama mondiale, per il suo esordio alla regia, decide di portare sullo schermo il romanzo “Un uomo solo” di Christopher Isherwood e lo fa con uno stile elegante, sobrio eppure intenso e struggente, ma mai eccessivo o modaiolo come qualcuno si aspetterebbe da uno come lui.
Aiutato da una sceneggiatura scritta da lui e da David Scearce, il film, che si avvale in primis di interpretazione monumentale di Colin Firth, narra una storia molto semplice.

George Falconer (Firth appunto), professore di lettere a Los Angeles omosessuale, ha perso l’uomo che ama, Jim, con cui viveva da 17 anni. Mai accettato dalla famiglia di lui, che lo esclude anche dai funerali, George sprofonda nella disperazione, continuando a recitare una vita che non sente più sua. Alienato, stanco, distrutto, mentalmente e fisicamente, si trascina in un mondo ormai per lui estraneo. Prova ad aggrapparsi a ciò che gli resta: l’amica Charlotte (una straordinaria Julianne Moore) da sempre innamorata di lui e dalla vita malinconica e triste quanto la sua, i ricordi dei momenti felici con Jim, l’incontro casuale con un gigolò e soprattutto il dialogo con un suo giovane studente, Kenny (Nicholas Hoult abbastanza efficace nel ruolo), che pare leggergli nell’animo.

Tuttavia George sa di essere

firth moore
giunto al capolinea, il suo unico scopo è raggiungere Jim, ha scritto anche delle lettere di addio, lettere che distruggerà alla fine pensando di aver superato il momento, ma il suo cuore deciderà diversamente.
E’ un film molto amaro, molto malinconico, nonostante qualche spiraglio di sole, si capisce che la storia non andrà oltre questo fatidico ultimo giorno.

Ford per raccontare questo dolore intenso si ispira chiaramente ad uno dei più grandi cineasti viventi dell’oriente, Wong Kar Wai, prendendone in prestito anche il compositore, Shigeru Umebayashi, autore di una delle più belle sonore degli ultimi 20 anni, quella di “In The Mood for Love” di Kar Wai appunto.

E i brani di “A Single Man” ne riprendono lo stile:sobrio, struggente, sensuale, avvolgente.

Lo stile minimalista della pellicola di Ford ricalca non poco quello di “In Mood For Love”, non solo nelle musiche: è una pellicola molto sensuale, emotivamente forte, si percepisce a pelle l’amore intenso che lega Jim a George, eppure tra i due non vedremo che tre baci nell’ombra.

Uno all’inizio, in cui George bacia Jim morto sulla neve in un sogno, il secondo è un bacio rubato e l’altro alla fine quando George morente si vede baciare da Jim che sembra invitarlo a raggiungerlo per star finalmente insieme per sempre, lontani dalla finzione e dalla superficialità di questo mondo che non li accetta per quello che si è.

firth Kortajarena
Una vita straziante quella di George, costretto giorno per giorno, a portare avanti una recita, perché loro devono essere invisibili, non è permesso loro amarsi liberamente, sono tollerati se si nascondono, se uscissero allo scoperto sarebbero perseguitati ed osteggiati.

George, nonostante Kenny gli abbia ridato il sorriso, decide di andarsene, vede e sente la morte come una liberazione dal dolore, dalla finzione, da tutto.

Ford ci lancia un messaggio molto chiaro: la perdita di una persona amata può non lasciare davvero scampo ed è davvero uguale per tutti. Non vi sono sciocche differenze.
Silvia Azzaroli
★★★★

Fermate gli orologi, tagliate i fili del telefono e regalate un osso al cane, affinché non abbai. Faccia silenzio il pianoforte, tacciano i risonanti tamburi, che avanzi la bara, che vengano gli amici dolenti. Lasciate che gli aerei volteggino nel cielo e scrivano l’odioso messaggio: lui è morto. Guarnite di crespo il collo bianco dei piccioni e fate che il vigile urbano indossi lunghi guanti neri. Lui era il mio nord, era il mio sud, era l’oriente e l’occidente, i miei giorni di lavoro, i miei giorni di festa, era il mezzodì, la mezzanotte, la mia musica, le mie parole. Credevo che l’amore potesse durare per sempre. Be’, era un’illusione. Offuscate tutte le stelle, perché non le vuole più nessuno. Buttate via la luna, tirate giù il sole, svuotate gli oceani e abbattete gli alberi. Perché da questo momento niente servirà più a niente.
Wystan Auden

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Per tutta la durata del film mi sono riecheggiate in mente le parole di questa poesia. A single man è ambientato nel 1962 e ci racconta la giornata di George Falconer, insegnante di letteratura inglese, omosessuale che si trascina dolente nella sua routine fatta di compiti, di volti, di parole dette e taciute. Una vita fatta di apparenza con un personaggio da interpretare nell’impossibilità di essere semplicemente se stessi. La vita di George cambia e perde di significato la notte in cui riceve la telefonata fatale in cui viene a sapere che Jim, il suo compagno da 17 anni, è morto in un incidente stradale. La loro relazione era stata osteggiata in modo acceso dai genitori di Jim e George non ha la possibilità di accompagnare il suo amato nell’ultimo viaggio, gli viene negata la possibilità di partecipare ai funerali perché considerato non della famiglia.

Niente servirà più a

jim e george
niente… Colin Firth è perfetto nel restituirci il ritratto di quest’uomo schiantato nel dolore, che si trascina stanco anche a causa di problemi al cuore, un uomo che ha un solo scopo: farla finita, raggiungere il suo amato nell’aldilà. Tom Ford, il regista è un’artista, un reale artista. Il suo senso estetico è trasposto nella sua pellicola giocando con i chiari scuri: i colori tenui e slavati quando George si trascina nella sua quotidiana recita si trasformano e diventano accesi quando assistiamo a piccoli momenti in cui i suoi sentimenti sembrano riaccendersi e farsi vividi. Il passato ci arriva in tutta la sua forza, in bianco e nero. E che dire di Julianne Moore, intensa e fatale Charlotte, amica di George che non si è rassegnata al fatto che tra loro due non possa esserci altro che amicizia, un donna viziata che si crogiola nel commiserarsi per aver fallito come moglie e come madre.
La vita però ha i suoi strani tempi e la sua strana logica. La vita dona e la vita toglie…
bacio jim e george
Ho trovato delizioso vedere il film chiudersi in modo analogo a come è iniziato. A dir la verità è una delle cose che preferisco di più sia nei libri sia al cinema, rende a chi vive la storia una sorta di compiutezza. La scena iniziale in cui George si trova nel luogo dove Jim è morto – il biancore della neve che contrasta con il rosso del sangue e quel bacio a fior di labbra carico di amore e di dolore – trova il corrispettivo speculare nel finale. Un finale straziante. Ammetto candidamente di essere scoppiata a piangere. Film consigliato alle anime sensibili.

Nella vita ho avuto momenti di assoluta chiarezza,
quando per pochi, brevi secondi, il silenzio soffoca il rumore
e provo un’emozione invece di pensare
e le cose sembrano così nitide
e il mondo sembra così nuovo.
E’ come se tutto fosse appena iniziato.
Non riesco a far durare questi momenti,
io mi ci aggrappo,
ma come tutto svaniscono.
Ho vissuto una vita per quei momenti,
mi riportano al presente
e mi rendo conto che tutto
è esattamente come deve essere…


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