La Storia di Mascalucia è fatta di ingredienti diversi, tutti siciliani, tutti a kilometri zero.Sono ingredienti che la legano a questo territorio, che ne fanno una sua propagazione, come il vulcano stesso: la guardi, la guardi in faccia, la esplori, palmo a palmo, ne scorri i lineamenti ed i gesti come se fossero le parole di un libro - e dici "Questa è Sicilia, questa non potrebbe essere nessun altro luogo al mondo".
Chiesa di San Vito
Fra gli ingredienti della Storia di Mascalucia c'è il barocco, e c'è la devozione.C'è la chiesa patronale di San Vito, con le sue curve sinuose, con le sue armonie morbide. Le volute del barocco ricordano le onde del mare, la dolcezza della pasta di mandorla.
La sua facciata dipinta nei colori del sole ricorda gli agrumi, ricorda la sfumatura calda di questa terra.
La chiesa affianca la piazzetta che è anche punto di ritrovo: per un caffè, una granita - o anche solo su una panchina, a guardare la vita che scorre, che va avanti ma che, a modo suo, riesce sempre ad essere uguale a se stessa.
Le saje, l'antico sistema di irrigazione inventato dai Saraceni, sono il secondo ingrediente.
Si trovano per lunghi tratti, a perimetro delle recinzioni di storiche masserie, sono come vene pulsanti, che scorrono nella pelle senza quasi farsi accorgere - eppure portano vita, portano sostentamento.
Per questa terra arsa dal sole, mescolata alla cenere del vulcano. Per le piantagioni di agrumi e di pistacchi. Per le viti che producono il vino etneo, scuro e forte come il fuoco - o come il sangue.
Saje
Ancora devozione - tante chiese per un piccolo paese dal cuore grande.La Chiesa della SS Trinità offre la sua facciata più imponente e carismatica quando la si guarda dal basso del paese, vagando per i vicoli e vedendola sbucare all'improvviso, emergere rosata contro il cielo azzurro, bella e maestosa fra muretti spogli e sgretolati, briciole di pietra e spunzoni di metallo arrugginito.
Quando la si raggiunge in salita, nella piazzetta dove si trova il suo ingresso principale, si scopre l'altro suo volto, ferito dalle cicatrici del tempo, sempre maestoso, sempre bello, ma di una bellezza triste, dagli occhi velati di malinconia - occhi che pensano a qualcosa che è stato dimenticato, a qualcosa che non si vede più.
Ma forse è proprio questa la sua vera bellezza - in questa sensazione struggente, silenziosa.
In questa sensazione che lascia intravedere la sua anima, e che ti accompagna mano nella mano, senza parlare, in giro per tutto il paese...
Chiesa SS Trinità
Chiesa SS Trinità, facciata principale
La pietra lavica, nera e calda, porosa e quasi viva, è il terzo ingrediente della Storia di Mascalucia.E' la stoffa che le han dato per cucirsi gli abiti, quella che c'era in casa: sono abiti scuri, pieni di sfumature, non solo nere ed antracite, ma anche verdi - di muschi, di altre piante che prosperano nei suoi tiepidi interstizi.Sono abiti che sono suoi, che appartengono solo a lei. Non sono solo la sua storia, sono il suo territorio, le cellule che compongono le sue ossa.
Nella pietra lavica sono incastonate porte e finestre, diverse e belle come le storie che forse celano.Sono antiche, e hanno un pudore introverso che invita al silenzio ed alla pazienza - a mettersi in ascolto e cercare di leggere fra le righe, fra quello che non viene detto.Spesso, dietro queste porte di legno consumato dal tempo, c'è un altro degli ingredienti della Storia di Mascalucia - gli antichi palmenti dove si distillava ed imbottigliava il vino.
Mascalucia è tagliata trasversalmente dalla Via Etnea, la sua arteria, il suo punto di orientamento, che conduce al vulcano, padre padrone che venera e teme, oppure che la fa fuggire verso Catania, sorella maggiore frenetica e mondana.
Ma Mascalucia è una giovane senza età, introversa e dal carattere deciso, non ha bisogno di scappare, sta bene con se stessa, con la sua anima brulicante di bellezza, di malinconia e di nostalgia che ribolle nei suoi vicoli.
Che è nascosta, ma non per chi la sa cercare.
Non per chi ha la pazienza di saperla vedere, aspettando in silenzio, assaporandola in silenzio, distinguendo tutti gli ingredienti che la compongono, isolandoli, corposi e perfetti, sospesi fra la lingua ed il palato: tradizione, orgoglio, tinte in chiaroscuro, raggi di sole, morbidezza barocca e cuore siciliano...