Magazine Cultura
Da piccolo, Hajime riesce ancora a difendere con caparbietà e con orgoglio tutto il suo spazio e il suo silenzio:
Per essere contento mi bastava essere me stesso e nessun altro.
La vita sarebbe potuta essere sua, almeno la vita al di qua dei confini e nell'umbratile arco immaginario tracciato dal sole. Ma ogni volta, quando sembra che Hajime la faccia risuonare a suo piacimento, salta una molla, il meccanismo si inceppa senza ragione e lui non trova esito favorevole né nel successo, né in qualche affetto o altro credibilissimo motivo di felicità. Parabola di un Novecento dell'inettitudine del secondo Novecento, A sud del confine, a ovest del sole disegna un eroe incapace di trarre profitto esistenziale dal proprio indubbio favore della sorte lavorativa e dal fascino che esercita. Nel raccontare la storia di Hajime e delle sue tre donne - Shimamoto, Izumi, Yukiko - accompagnate dalla sinistra colonna sonora di Star-Crossed Lovers di Duke Ellington, Murakami Haruki rinuncia a ogni proposito di farne un romanzo di formazione. Il giovanissimo, poi quasi improvvisamente maturo protagonista, sembra alieno dal mondo durante la sua crescita: si isola con la sua musica e con i suoi libri, si abbandona a un sesso senza passione e del tutto estraneo all'amore o magari solo all'interesse, galleggia (neanche troppo bene) sulla sua noia. Trova pure un equilibrio, se equilibrio è la sensazione di un sostegno che non scricchiola troppo non si sa bene come, ma non sa resistere a una fame che sembra di vita e di corpi, ed è invece (o così sembra) sete di un amore più profondo:
Commisi diversi sbagli. O forse, più che sbagli, erano una parte imprescindibile di me.
Scritto con uno stile incisivo e rapido, con il distacco necessario e con l'aria di chi racconta troppo tardi a un diario, di chi si decide a appuntarsi qualcosa che avrebbe dovuto metter giù tanto tempo prima, A sud del confine, a ovest del sole è un romanzo magnetico. Diario freddo, sotto certi aspetti molto crudo, di un mondo spersonalizzato e senza nessun viatico per la fantasia, questo romanzo non è forse il migliore di Murakami, ma ha il dono del respiro profondo. Senz'altro vi si riscontra un tentativo di non fermarsi a un elenco di spunti, ma di affrontare alcuni nodi della modernità, la peculiare solitudine di questi esseri umani incapaci di riconoscersi entro i confini di una qualche patria e sotto la luce del sole.
Nell'assenza di rapporti familiari di qualsiasi tipo, o nella loro riduzione a mero scheletro inessenziale di vita sociale, questi personaggi sembrano catapultati fuori dalla loro realtà esplosa: una realtà tutto sommato non tellurica, capace di offrire scorci di vita fuori dall'immancabile e pervasiva fenomenologia metropolitana: però, appunto, l'umore, l'anima di A sud del confine, a ovest del sole è proprio nel freddo fuori dalla propria casa, è nelle sere di pioggia silenziosa che accompagnano la comparsa di Shimamoto e nella neve che sembra seppellire una terra vibrante di musica e di occidente, ma privata del sole.
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