Una sera a teatro può regalare delle sorprese inattese come vedere su un palco rivivere il vate, esatto, quel Gabriele d’Annunzio che molti hanno dimenticato tra i banchi di scuola, schiacciati da una figura così imponente, forte, importante per la letteratura del ‘900 e per la nostra storia. E quel Vittoriale, meta probabilmente non solo delle mie gite scolastiche, che è stata l’ultima dimora dello scrittore, poeta e patriota, è il punto di partenza del percorso a cui ci introduce la pièce “Gabriele d’Annunzio, tra amori e battaglie”.
La figura di d’Annunzio, uomo affascinante, definito da molti come vero Casanova, mente brillante, geniale nella combinazione e nell’uso inconsueto delle parole, cultore del bello, istrionico e… amante della sua Italia, è rimasta impressa nei libri e nella memoria collettiva anche per le sue imprese folli ed eclatanti. Difficile quindi pensare di poter portare la sua vita nell’intimità di un Teatro sia pur l’immenso Teatro Manzoni di Milano.
Ci ha provato Edoardo Sylos Labini, quasi un temerario, a presentare il vate al pubblico in sala. Fiero, in vestaglia, attorniato dalle sue muse (le attrici Giorgia Sinicorni, Alice Viglioglia, Viola Pornaro e Silvia Siravo per Sylos Labini, Amelié Mazoyer, Maria Hardouin, Eleonora Duse e Luisa Baccara per d’Annunzio), in una cornice fatta di vetri di Murano, fini broccati e oggetti preziosi, l’uomo ripercorre la vita del sommo poeta sotto i riflettori, riempiendo tutto il palco solo grazie alla sua intensa recitazione ed a un faro puntato per la quasi totalità della rappresentazione. Dominatore assoluto del tempo e dello spazio, decide per tutti, ammalia chiunque gli si avvicini e convince all’unanimità. Che si parli di d’Annunzio o di Edoardo Sylos Labini, perché l’attore ci regala una performance così naturale e intensa da illuderci di essere lui stesso il poeta e di essere tornati indietro di almeno un secolo.
A supportarlo efficacemente la scenografia, che ricostruisce le ricche ambientazioni dei luoghi che hanno caratterizzato gli anni a cavallo tra i due secoli; i costumi e le acconciature, che con un solo colpo d’occhio segnano lo scorrere del tempo; e la forte presenza scenica di una colonna sonora fatta non solo di musiche ma di una pluralità di suoni. Alter ego e co-protagonista è, infatti, il dj Antonello Aprea che fa capolino alla consolle da una cornice dorata suggellando i momenti topici dello spettacolo nella riuscita ripetizione della sperimentazione del Disco Teatro che Sylos Labini usa proporre in scena da un decennio.
Musica che impreziosisce la parola ed esalta il suo utilizzo spregiudicato ed elaborato, ricco e sfarzoso, talora barocco, sicuramente di grande effetto, con espressioni all’occorrenza roboanti che ci riportano al ventennio fascista e al contradditorio rapporto intrattenuto con il regime che da un lato l’ha esaltato e pianto come un padre della Patria, dall’altro non ha mai smesso di guardarlo con sospetto.
Il sipario si chiude con la parabola decadente dell’uomo d’Annunzio nell’esilio di Gardone Riviera in compagnia degli amati ricordi eccitati ed al contempo offuscati dalla polvere bianca che segna l’epilogo di una vita eccessiva, ma straordinaria.
Lo spettacolo “Gabriele d’Annunzio, tra amori e battaglie” di Edoardo Sylos Labini, tratto da “L’amante guerriero” di Giordano Bruno Guerri, per la regia di Francesco Sala, rimarrà in scena al Teatro Manzoni di Milano sino a domenica 6 ottobre 2013. Dettagli e prenotazioni visitando il sito www.teatromanzoni.it