So che l’argomento è complesso e, sinceramente, stamane non ho tempo e voglia di parlarne, anche perchè in questi anni su queste pagine ho espresso ripetutamente il mio pensiero a riguardo e ad oggi non l’ho cambiato. Stamane leggo e riporto:
«Verificate le persone magre e con tatuaggi, anche senza o con pochi denti e con scarsa igiene orale per vedere se hanno precedenti penali …. Chiedere alle persone di ripetere tre parole “casa, pane, gatto”, dopo 3-5 minuti chiedere al conducente quali parole ha dovuto ripetere prima …. chiedere quanto fa 99 meno 3 e, ottenuta la risposta, chiedere qual’è il risultato se sottraiamo ancora 3 …. ».
Prima che pensiate male no, non ho resuscitato nessun documento d’epoca (e non dico quale ma voi siete intelligenti e ci arrivate da soli!) e nemmeno carpito letto i pensieri di Giovanardi. Ci sarebbe anche da sorridere a leggere “parametri” di questo tipo, se non fosse che quanto scritto sopra risulta essere il contenuto di un vademecum che il questore di Trieste ha emesso nell’ambito di “Drug on street”, un progetto mirato a contrastare attraverso un’azione di controllo l’attività di spaccio e consumo di sostanze stupefacenti.
Premesso che sono e resto dell’idea che la sola repressione, come peraltro dimostra ampiamente la storia, non paga se non nell’immediato. So che costa più soldi, più risorse e più fatica ma se non si fa contestualmente un’opera di educazione e sensibilizzazione, che poi sono la VERA PREVENZIONE, fatico a vedere una possibilità di crescita di consapevolezza dei giovani, e questo non mi risulta sia stato fatto.
Tempo fa ho letto un interessante articolo di un medico di un Sert che segnalava come le loro statistiche evidenziassero il fatto che gli attuali metodi puramente e spesso eccessivamente (fermo, processo, segnalazione ai servizi sociali, etc.) repressivi rischino alla fine di ottenere l’effetto opposto.
Di sicuro sarò il primo a gioire quando in un futuro spero non troppo lontano leggerò dalle stesse pagine che nelle scuole elementari, medie e superiori persone preparate e senza falsi preconcetti andranno a spiegare con obbiettività ai giovani i rischi a cui vanno incontro. Solo DOPO (forse) riuscirò a comprendere azioni di questo tipo e mi consola il fatto di non esser il solo a pensarla così.
Vivo a Trieste da 9 anni ormai e, complice la stagnazione del porto (una delle principali risorse economiche della città), periodicamente si parla di turismo come possibile via d’uscita. Bè, in un sol colpo scoraggiare l’arrivo di persone con tatuaggi, afflitte da parodontopatia o con scarse capacità di memoria o matematiche non mi sembra la via giusta per il rilancio ma d’altra parte non mi chiamo MVB quindi… che ne capisco io di turismo?!?